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In Corea si combatte la corruzione imponendo di «fare alla romana»

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appunti da tokyo

In Corea si combatte la corruzione imponendo di «fare alla romana»

Da mercoledì scorso in Corea del Sud un gran numero di manager - compresi quelli stranieri o a capo di filiali di multinazionali - devono porsi un problema nuovo: tagliare o modificare le consuete pratiche di business, visto che altrimenti corrono il rischio di finire in galera anche per tre anni e di pagare multe salatissime. È infatti entrata in vigore una severissima legge anti-corruzione che fa divieto di offrire cene, regali, donazioni e altre utilità se non di importo minimo (da una ventina a un massimo di 80 euro, a seconda delle situazioni). Le categorie di interlocutori a rischio sono tre: i pubblici funzionari di ogni ordine e grado, i giornalisti e gli insegnanti. Per i manager aziendali l’ultima categoria non costituisce un problema, ma le altre due sì.

Chi lavora per le pubbliche amministrazioni o per società a controllo pubblico ha necessità di incontrare le controparti: d’ora in poi ogni incontro sarà un rischio. In ogni, caso la parola d’ordine sarà' «go Dutch», ovvero per noi italiani «fare alla romana». C’è poi il fattore-giornalisti: è deprimente pensare che il legislatore veda la categoria come prona a farsi corrompere anche con poco, ma a dire il vero potrebbe persino essere esaltante pensare che ancora c’è qualcuno che pensa che un articolo di giornale possa cambiare le cose sul piano pratico.

Il settore delle pubbliche relazioni sarà stravolto: non è chiaro tanto per fare alcuni esempi (e a scanso di equivoci, meglio evitare) se il Country manager di FiatChrysler possa affidare in temporaneo uso gratuito ai giornalisti di riviste specializzate un nuovo modello di vettura della casa (come accade normalmente ovunque nel mondo), o se la filiale locale di Prada possa invitare i rappresentanti della stampa alla Settimana della Moda di Milano. Pare che alcuni blasonati giornalisti di moda si siano già licenziati per poter continuare a esser invitati in giro per il mondo alle Fashion Week (poi scriveranno sui loro blog: questo non è proibito).

La normativa - chiamata legge Kim Young-ran, dal nome dell’ex giudice che l’ha scritta - è stata introdotta dopo una serie di scandali che hanno coinvolto un buon numero di pubblici ufficiali (magistrati compresi). D’altra parte, se alcune leggi seguono con ritardo l’evoluzione dei costumi (basti pensare a quelle sulle unioni di fatto) altre - come questa - intendono specificamente incidere su comportamenti sociali e pratiche di business. In Corea è considerato scortese «fare alla romana» ed è normale fare regali o donazioni in occasione di festività o eventi familiari.

Alcuni think-thank hanno stimato che le conseguenze economiche saranno pesanti, nell’ordine di oltre 10 miliardi di dollari l’anno. Anche gli stranieri devono stare attenti a non trasgredire. La Corea, dunque, d’ora in poi sarà un posto molto meno attraente per i manager: che, con la scusa degli incontri di business, tendono a utilizzare con grande frequenza la carta di credito aziendale.

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