TOKYO - Sul biglietto da visita, per un errore, c’è scritto che di nome fa «Astuto». La trascrizione dall’ideogramma dovrebbe invece essere «Atsuto». Chissà che non sia casuale, almeno sul biglietto da visita che lo identifica nel ruolo di capo di una fondazione operistica. Lo potete vedere brevemente - dopo la soprano Norma Fantini - nel video qui allegato- mentre dice: «Questo non lo facciamo per soldi». Eppure Atsuto Sawakami, un signore di 69 anni dalle maniere impeccabili di gentleman, ha passato una vita a maneggiare denaro e a cercare di moltiplicarlo, per sé e soprattutto per gli altri: da 45 anni sta nel business degli investimenti globali. Dopo studi e prime esperienze a Ginevra e poi in Giappone (Capital International, Yamaichi Securities e poi capo locale di Pictet), nel 1999 ha fondato quello che sarebbe diventato il principale fondo comune azionario indipendente del Giappone, Sawakami Asset Management, che ha circa 2,7 miliardi di dollari di asset in gestione. Ed è stato definito come il “padre” dell'investimento giapponese in fondi comuni azionari.
Ma è anche un promotore di cultura ed è riuscito per la prima volta in assoluto a ottenere dal governo il permesso di far rappresentare dalla Sawakami Opera Foundation una Turandot al Palazzo Imperiale di Nara, con orchestra e coro del Teatro Comunale di Bologna «sotto la bacchetta» del suo amico Hirofumi Yoshida. Nei due anni precedenti, aveva portato – sempre con Yoshida e Bologna – Butterfly al castello dello shogun di Kyoto e Pagliacci al castello di Himeji appena restaurato.
«Questo si fa per l’arte, ai massimi livelli, e per diffonderla possibilmente anche presso il pubblico dei giovani», dice Astuto-Atsuto, secondo cui la soddisfazione di portare il meglio dell’arte teatrale-musicale italiana in contesti giapponesi World Heritage vale ben più che ricavarci o meno un tornaconto economico. La sua filosofia di investimento, del resto, è l’opposto di Wall Street: lui enfatizza che l’investimento deve essere a medio-lungo termine, senza stare troppo a guardare performance trimestrali o volatilità dei titoli a breve.
Se è stato tra i principali promotori della prima popolarità dell’investimento azionario presso il riluttante pubblico giapponese, si è fatto una fama di «maverick» anche per altri motivi. Una assoluta indipendenza, ad esempio, che l’ha portato anche a snobbare accordi con le banche per la distribuzione dei suoi prodotti finanziari: tiene al minimo le spese di marketing e distribuzione, mentre di solito in Giappone i fondi comuni sono commercializzati attraverso le banche. Inoltre spesso compra quando altri vendono e viceversa, e ha persino rifiutato di gestire denari di alcuni fondi pensione perché gli prospettavano esigenze di ritorni sul breve periodo.
Quasi sempre le performance del suo fondo (+95% dalla fondazione) gli hanno dato ragione. Dopo un periodo di outflows, quest’anno il Sawakami Fund è tornato a registrare afflussi netti positivi di denaro. Non è più Atsuto Sawakami a gestire in prima persona il fondo, avendo delegato il timone tre anni e mezzo fa principalmente a Takahiro Kusakari (oggi 37enne: un laureato in architettura…), dopo averlo inizialmente assunto in una posizione modesta. Kusakari è salito rapidamente nella gerarchia fino a diventare Chief Investment Officer di un fondo che ha oltre 118mila investitori, promuovendo una riduzione del numero di titoli in cui investe. Atsuto Sawakami ha detto che giudicherà il suo pupillo a cinque o a dieci anni. Proprio come se fosse un tipo di investimento al quale lui consiglia tutti di puntare.
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