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Grecia già in crisi di liquidità. Governo senza soldi a fine mese

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la corsa al salvataggio

Grecia già in crisi di liquidità. Governo senza soldi a fine mese

Il Governo Tsipras deve affrontare una crisi di liquidità nelle prossime settimane con poche speranze di aiuto finanziario dal resto dell'euro zona, un possibile duro colpo per la fragile economia del Paese mediterraneo. Non a caso il presidente dell'eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, ha deciso di aprire, in una intervista al Financial Times, una porta alla possibilità di sborsare in anticipo una parte della quota restante dell'ultima tranche da 7,2 miliardi di euro, prima della fine di marzo.

Il governo Tsipras si è assicurato finora solo l'estensione mitigata, scaduta il 28 febbraio ,di quattro mesi del suo programma di salvataggio la scorsa settimana, ma questo non dà Atene ancora accesso diretto a denaro fresco. Per sbloccare quei soldi, si dovrà concordare un programma riveduto nelle misure di austerità e nel surplus primario di bilancio, con i suoi creditori almeno entro aprile, e poi approvarle in Parlamento entro giugno.

Ma tutto questo processo laborioso e intricato è una corsa contro il tempo mentre la Grecia ha bisogno di fare in fretta. Atene deve rimborsare al Fondo monetario internazionale 1,5 miliardi di euro nel solo mese di marzo, con la prima rata di circa 300 milioni di euro in scadenza venerdì.

Nel mese di marzo il governo greco deve rimborsare ai suoi creditori 7,27 miliardi di euro, di cui 4,60 miliardi di euro in T.bills, bond a tre mesi. L'impegno è complicato non solo dal calo del gettito fiscale (del 40% rispetto agli obiettivi, a causa degli annunci sconsiderati del nuovo governo tra i quali l'aumento della soglia di esenzione fiscale da 5mila a 12mila euro o della possibilità di diluire in 100 rate il pagamento delle imposte), ma anche dal tetto troppo esiguo che la Bce ha imposto alle emissioni di titolo a breve termine: non più di 15 miliardi di euro, peraltro già raggiunto.

In queste circostanze, trovare un rapido accordo con i creditori è sempre più impellente, pur di ridare fiato alle casse dello Stato. Il problema naturalmente è che la partita è difficile perché tra i partner manca la fiducia reciproca. Tsipras ha accusato Spagna e Portogallo di boicottare gli accordi per motivi di politica interna e i due paesi hanno scritto una lettera di protesta alla Commissione europea. L'accusa di Tsipras e di voler “strangolare finanziariamente” Atene.

Nel frattempo nell'ultimo trimestre del 2014, l'economia greca è tornata in territorio negativo. Il deficit commerciale è aumentato a 1,8 miliardi di euro, dai 756 milioni dello stesso periodo del 2013. La fuga dai depositi bancari ha subìto una forte accelerazione.

Nei conti correnti greci c'erano in gennaio 148 miliardi di euro, tanti quanti nell'agosto 2005, secondo la Banca centrale greca, anche se dopo l'accordo con l'eurogruppo il flusso ha invertito la direzione.

Ora la partita è sempre più complessa perché, tralasciando gli effetti geopolitici e le sirene di Mosca verso Atene, se i creditori internazionali portano all'asfissia finanziaria il governo greco costringendolo al default con l'Fmi e ad uscire dall'euro ne fanno un paese martire per l'intera sinistra europea come il Cile di Salvador Allende; se invece tengono il filo del dialogo aperto, danno tempo a Syriza di verificare la capacità e la reale volontà di combattere l'evasione fiscale e la corruzione del paese, due elementi chiave della crisi ellenica. Paese la cui economia è dominata dai gruppi di potere degli oligarchi che, nell'ombra e con importanti legami con forze armate, polizia e servizi segreti, in queste ore stanno verificando se a loro conviene ancora restare nell'Unione europea, un'Unione che si sta facendo sempre più invasiva nei controlli di legalità e apertura reale alla concorrenza nel lucroso e finora protetto settore degli appalti pubblici.

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