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A320: Andreas Lubitz, 28 anni, «sospese l’addestramento, per depressione»

La scatola nera sente il suo respiro fino all’ultimo, fino a quando il co-pilota Andreas Lubitz, 28 anni, tedesco, decide di far schiantare l’Airbus 320 di Germanwings con 150 persone a bordo fra le montagne dell’Alta Provenza. Lo rivela la procura di Marsiglia che segue l’inchiesta del volo: lo ha fatto volontariamente, dicono gli inquirenti. L’uomo non è mai stato segnalato per terrorismo: qui accanto come appariva nella foto profilo Facebook da cui si è cancellato proprio due giorni fa. In questo ore in casa sua la polizia sta effettuando una perquisizione in cerca di informazioni che spieghino il suo gesto.

Lubitz proveniva da Montabaur, un comune di 12.500 abitanti nella Renania-Palatinato, viveva coi genitori ma aveva una casa anche a Dusseldorf. Avrebbe preso i comandi quando il suo collega più anziano e più esperto, Patrick S., si è alzato per andare in bagno lasciandolo solo nella cabina di comando: quando è tornato e ha capito le intenzioni suicide-omicide di Lubitz, ha tentato disperatamente di sfondare il portellone della cabina di pilotaggio, dalla quale era rimasto fuori (la porta si chiude da dentro dopo l’11 settembre per non far entrare i passeggeri): non ha ricevuto nessuna risposta.

La testimonianza dell’amico
Lubitz era un ragazzo «calmo e preciso», che sembrava felice di aver coronato il suo sogno di pilotare aerei, non posso credere che abbia fatto «una cosa simile». Parla, su radio Rtl France, è Peter Ruecker, un uomo che aveva conosciuto il co-pilota della Germanwings all'Lsc Westerwald , il club di volo di Montabaur, la cittadina tedesca dove Lubitz è nato e vissuto. «Aveva seguito la formazione di volo del club sin dalla più tenera giovinezza - ha raccontato Ruecker -. Era un ragazzo molto calmo e preciso. Ha preso la maturità qui, a Montabaur. Era un giovane del tutto normale. Era molto contento di avere questo lavoro. Era soddisfatto e felice. Aveva coronato il suo sogno. Da pilota dilettante era diventato professionista. Non aveva problemi. Non lo credo capace di una cosa simile».

L’amica d’infanzia: «sospese addestramento per depressione»
Ma emerge una fragilità psicologica del giovane. Lubitz aveva sospeso il suo addestramento come pilota per «una sindrome da burnout, una depressione», secondo il sito del quotidiano tedesco Faz, che cita la madre di un'amica d'infanzia con cui cui il 28enne si sarebbe confidato in passato.«Era un caro giovane» ha detto ancora la donna a Faz, mentre al suo fianco la figlia stava piangendo. «Era un ragazzo di buona famiglia» ha aggiunto. La ragazza avrebbe visto il suo amico l'ultima volta prima dello scorso Natale e le ha fatto un'impressione «normale». L'incidente «non può essere stato pianificato», ha aggiunto. Carsten Spohr, il presidente di Lufthansa, non aveva rilasciato informazioni sui motivi del ritiro del giovane dall'addestramento per questioni di riservatezza.

Nessuna pista religiosa
La procura afferma di ignorare altri particolari di quest’uomo, ma evidentemente si attendono riscontri ulteriori dalle autorità giudiziarie tedesche. Non è nota la religione del pilota, ma secondo la procura questa non sarebbe la pista da seguire. Il procuratore francese Brice Robin ha poi detto di sapere solo che il copilota lavorava «da qualche mese» per la compagnia tedesca ed «aveva un centinaio di ore di volo» alle spalle.

Lufthansa, invece, afferma che Lubitz aveva 630 ore di volo alle spalle, era considerato un “giovane”, ed era approdato in Germanwings nel settembre 2013 dopo aver frequentato la scuola di formazione piloti della compagnia tedesca a Brema.

Premiato dai test americani
Lubitz aveva anche ricevuto nel 2013 il Certificato di Eccellenza della FAA (la Federal Aviation Administration, l'ente che regola l'aviazione Usa) per aver superato, assieme a un gruppo scelto di altri piloti, i test americani dei «più elevati standard medici e di formazione». È quanto si legge sul sito della stessa FAA, i cui standard sono considerati tra i più affidabili al mondo. Lubitz viene indicato nel database dell'ente Usa come un “esempio positivo”.

La scatola sente il suo respiro
Secondo il procuratore della Repubblica di Marsiglia Brice Robin, il copilota, che ha azionato, mentre era solo in cabina, i comandi per scendere di quota, avrebbe avuto «la volontà di distruggere l'aereo». Il procuratore ha precisato che durante gli otto, lunghi minuti di discesa nella registrazione della scatola nera si sente il suo respiro, confermando quindi che fosse in vita sino al momento dello schianto.


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