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Rublo sulle montagne russe: da peggiore a migliore moneta al mondo in tre…

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LA RIMONTA DELLA VALUTA

Rublo sulle montagne russe: da peggiore a migliore moneta al mondo in tre mesi

Vi ricordate quando il rublo era precipitato a quota 100 sull’euro? Era il 16 dicembre scorso, meno di quattro mesi fa. Ebbene, questa mattina la moneta russa veniva scambiata a 53,5 sulla valuta unica europea, cioè è tornata vicina ai livelli precedenti alla bufera che l’aveva travolta alla fine dell’anno scorso, e a 51,03 sul dollaro, il massimo dall’inizio di dicembre.

Nell’ultimo mese il rublo si è rafforzato del 14%, nell’ultima settimana addirittura del 10%, dall’inizio dell’anno il recupero è davvero clamoroso: +27 per cento sull’euro, tanto che detiene il primato della moneta che si è rivalutata di più quest’anno dopo essere stata la peggiore al mondo nel 2014.

Come si spiega un recupero così repentino? Non certo con la ripresa dell’economia russa, che anzi appare in piena recessione per il duplice effetto delle sanzioni internazionali alle sue imprese e del ribasso del prezzo del petrolio. Tanto per dare un’idea del clima depresso dei consumi, a marzo le vendite di auto sono calate del 42,5% rispetto allo stesso mese del 2014.

La risposta alla domanda viene dal governatore della Banca Centrale russa Elvira Nabjullina: «A nostro avviso - ha detto - il rafforzamento del rublo si è determinato per una combinazione di fattori: la stabilizzazione dei prezzi del petrolio, la fine del picco dei rimborsi del debito estero, le vendite di valuta più equilibrate degli esportatori e senza dubbio i tassi di interesse e lo sviluppo dei nostri strumenti di rifinanziamento in valuta estera».

La Banca di Russia ha aumentato il tasso di interesse di riferimento al 17% nel mese di dicembre per fermare la caduta del rublo. Lo ha poi ridotto a piccoli passi, fino al 14% per evitare di aggravare la crisi, con un costo del debito insostenibile, ma resta un rendimento più che appetibile per gli investitori internazionali, che infatti hanno ricominciato a comprare alla grande anche i titoli di Stato russi.

«Ora possiamo dire che il tasso di cambio sta tornando al suo valore reale», ha sostenuto il ministro dello Sviluppo economico Alexiei Uliukaiev. Ma un crescente numero di analisti ritiene che il tasso di cambio si sia allontanato dai fondamentali dell’economia (il prezzo del petrolio resta basso anche se si è stabilizzato) e potrebbe improvvisamente invertire la marcia.

Il paradosso è che l’improvvisa fiammata del rublo rischia di diventare un problema per le casse dello Stato russo. Il motivo è semplice: le entrate petrolifere, che rappresentano il 50% del budget federale russo, sono espresse in dollari e quindi, una volta convertite in valuta locale, salgono quando il rublo si deprezza e scendono quando si rivaluta. Proprio grazie alla maxi-svalutazione del rublo dell’autunno scorso, il bilancio federale aveva chiuso il 2014 con un mini-deficit dell’1% che difficilmente verrà ripetuto quest’anno.

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