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Europa-Russia, scontro sul gas. Bruxelles prende di mira il gigante…

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Europa-Russia, scontro sul gas. Bruxelles prende di mira il gigante di Stato Gazprom

  • –di Agenzia Radiocor

Si apre un nuovo capitolo nello scontro tra Unione Europea e Russia. La Commissione ha accusato formalmente Gazprom, il monopolio russo del gas, di «abuso di posizione dominante» per le sue pratiche commerciali nell’Europa centrale e orientale, con cui ha attuato una «politica dei prezzi sleale» e ha «ostacolato la concorrenza transfrontaliera» creando «barriere artificiali». L’azienda ha 12 settimane di tempo per rispondere ai rilievi dell’Antitrust europeo in quella che è la più importante procedura mai aperta nei confronti di una compagnia controllata da uno Stato.

Pronta la replica del gruppo russo, che definisce «infondate» le accuse e auspica una soluzione del caso «a livello intergovernativo». In una nota, il gigante russo del gas assicura di «aderire strettamente» alla regolamentazione in vigore e di agire «in conformità totale con gli standard osservati» dal settore.

Come spiega una nota di Bruxelles, la Commissione è arrivata alla conclusione a titolo preliminare che Gazprom viola la normativa europea applicando una strategia generale di frammentazione dei mercati del gas nel Centro-est Europa, riducendo ad esempio la capacità di rivendita transfrontaliera di gas dei suoi clienti. Gazprom ha 12 settimane di tempo per rispondere alla contestazione.

Quello aperto su Gazprom «non è un dossier politico», ha tagliato corto Margrethe Vestager, il Commissario Ue alla Concorrenza, sottolineando che «si tratta di un caso di concorrenza basato sui fatti. Abbiamo davanti un gruppo pubblico, ma anche un gruppo che fa affari in Europa. Non abbiamo un problema con questo gruppo, ma con il suo modo di fare». Il gas «è una materia prima essenziale alla nostra vita: riscalda le nostre case, lo usiamo per cucinare e per produrre elettricità, mantenere una giusta concorrenza nei mercati europei del gas è della massima importanza», ha sottolineato il commissario. L’accusa mossa da Bruxelles potrebbe costare a Gazprom una multa di oltre 9 miliardi di euro, basata sul fatturato mondiale del gruppo.

Nel dettaglio, la Commissione ha trovato in via preliminare che Gazprom ostacola la concorrenza in otto Paesi membri, ovvero Bulgaria, Repubblica Ceca, Estonia, Ungheria, Lettonia, Lituania, Polonia e Slovacchia, dove impone restrizioni territoriali negli accordi di fornitura con i grossisti e alcuni clienti industriali, vietando l’export del gas e imponendo clausole che limitano l’utilizzo del gas a un territorio specifico. In questo modo - sottolinea la Commissione - viene impedito il libero scambio di gas.

Inoltre le restrizioni territoriali possono provocare un aumento dei prezzi e permettere a Gazprom di condurre «una politica dei prezzi sleale» in cinque Stati membri, ovvero Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania e Polonia, fatturando ai grossisti prezzi molto più elevati dei suoi costi o dei prezzi preferenziali. Gazprom ha anche applicato altre misure che impediscono il flusso di gas transfrontaliero.

L’inchiesta europea arriva in un momento delicato nei rapporti con Mosca. Le sanzioni Ue a imprese e settori dell’economia russa sono in vigore dall’aprile dello scorso anno e scadono il prossimo luglio. Sul fronte del gas, dopo lo stop della Ue al progetto South Stream, la Russia sta studiando una rotta alternativa, il Turkish Stream, e sta trattando con la Grecia di Tsipras per un prolungamento del percorso.

«Che lo vogliano o meno - commenta Valeri Nestov, analista della banca d’affari russa Sberbank- la Ue e Gazprom sono condannate a mettersi d’accordo. È quasi impossibile interrompere la collaborazione senza danneggiare gravemente le loro economie. Tutte le previsioni puntano a un aumento delle importazioni di gas da parte dell’Europa». La Ue ha una forte dipendenza dal gas russo. Ogni anno ne acquista anno circa 300 miliardi di metri cubi, 125 dei quali da Gazprom e la metà transita dall’Ucraina. Però vale anche il discorso inverso, ovvero la forte dipendenza russa dagli acquisti europei, nonostante i tentativi del governo russo di diversificare il portafoglio clienti verso l’Asia.

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