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Pakistan, drone Cia ha ucciso il cooperante italiano Giovanni Lo Porto

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COOPERANTE morto INsieme a un americano

Pakistan, drone Cia ha ucciso il cooperante italiano Giovanni Lo Porto

L’italiano Giovanni Lo Porto, 39 anni, di Palermo, operatore umanitario ostaggio in Pakistan da tre anni, sequestrato da un gruppo terroristico legato ad al Qaeda , è stato ucciso da un drone della Cia a gennaio al confine fra Pakistan e Afghanistan: l’obiettivo dell’aereo militare senza pilota della missione americana era un compound di Al Qaeda ma il drone non sapeva degli ostaggi che c’erano dentro. Lo Porto ha studiato e si è laureato a Londra, lavorava per una organizzazione non governativa tedesca, Welt Hunger Life. Nel 2012 portava soccorsi ai pakistani del Punjab colpiti da un alluvione, tre anni e mezzo fa è stato sequestrato nella sede della Ong tedesca per cui lavorava.

La notizia è data dall’agenzia americana Dow Jones che cita alti funzionari dell’amministrazione Obama. Non c’è quindi stato nessuno scoop, la Casa Bianca ha volontariamente informato l’agenzia di stampa americana, secondo quanto riferito da fonti di intelligence, solo dopo il test del Dna sui resti delle vittime (l’identità sarebbe stata comunicata al presidente nelle ultime ore). Assieme a Lo Porto è stato ucciso un altro volontario, il 73enne americano Warren Weinstein.

L’errore che ha portato alla morte del giovane italiano è nato dalla più grossa soffiata alla Cia e a chi lavora al programma droni in Pakistan, lanciato da Obama nel 2009, per cui vi sono state polemiche oggi più accese dopo l’ammissione della Casa Bianca.

Il presidente americano ha parlato in diretta e ha citato Lo Porto chiamandolo più volte per nome «Giovanni» ricordando la sua famiglia, il suo impegno e chiedendo scusa: «Mi assumo tutta la responsabilità di queste operazioni anti-terrorismo» dice Obama, il «governo americano chiede scusa». «Come presidente e comandante in capo io mi assumo la piena responsabilità delle operazioni anti-terrorismo» prosegue Obama, anche quella in cui «sono rimasti uccisi due innocenti tenuti prigionieri da al Qaeda». Il presidente presenta le «più profonde scuse» alle famiglie di Giovanni Lo Porto e Waren Weinstein.

«L'esempio di Giovanni riflette l'impegno degli italiani, nostri grandi alleati ed amici, per la sicurezza e la dignità delle persone nel mondo» dice Obama.

Lo scorso ottobre, dopo due anni e mezzo di prigionia, era stato liberato in Afghanistan Bernd Muehlenbeck, cooperante tedesco rapito in Pakistan assieme a Lo Porto nel gennaio 2012. Muehlenbeck si era appellato alla cancelliera Angela Merkel in un video-messaggio. La liberazione è avvenuta senza azioni violente.

I droni uccidono anche due americani legati ad Al Qaeda
Le operazioni antiterrorismo condotte nella regione fra cui quella in cui è morto Giovanni Lo Porto, ricorda la Cnn, hanno portato all'uccisione anche di due americani legati ad Al Qaeda. Uno è Ahmed Farouq morto nella stessa operazione che ha portato alla morte dei due ostaggi americano e italiano; l'altro Adam Gadahn, probabilmente nel corso di un'altra operazione.

Palazzo Chigi informato ieri
Ieri Obama ha personalmente informato il presidente del Consiglio italiano Matteo Renzi, si legge nella nota di Palazzo Chigi. L'Unità di crisi della Farnesina ha immediatamente preso contatto con la famiglia Lo Porto per comunicare la notizia. «L'Italia porge le più sentite condoglianze alla famiglia di Lo Porto» dichiara Renzi. «Esprimo profondo dolore – aggiunge il premier – per la morte di un italiano, che ha dedicato la sua vita al servizio degli altri. Le mie condoglianze vanno anche alla famiglia di Warren Weinstein».

Si sa poi che Renzi ha parlato al telefono con la madre di Giovanni Lo Porto, tramite il team dell'Unità di crisi della Farnesina che è a Palermo, con l'assistenza psicologica che da oggi è a casa Lo Porto. Lo riferiscono fonti di Palazzo Chigi. «Aveva la mia età» ha detto il premier alla madre del cooperante 39enne ucciso nel raid Usa al confine tra Afghanistan e Pakistan, dove era stato rapito nel 2012.

Renzi riferisce in Parlamento
Le polemiche, ovviamente, non mancano. Il presidente del Copasir, il leghista Giacomo Stucchi (Lega), ha detto che non bastano «le scuse, ovviamente doverose, dell'amministrazione americana. Ci devono spiegare e giustificare quanto fatto durante quell'operazione». Anche il presidente della Camre, Laura Boldrini, ha commentato: «Risulta anche per noi preoccupante che non abbiamo avuto sentore prima di oggi. Sarà il ministro a fornire tutti i chiarimenti». In realtà sarà Renzi a fornire le spiegazioni sui fatti. «Domani il premier riferirà in Parlamento e allora faremo le opportune valutazioni politiche», ha anticipato a “Ottoemezzo” il presidente del Pd, Matteo Orfini.

L’esame del Dna per il riconoscimento
È stato necessario l'esame del Dna, il cui risultato si è appreso solo nelle ultime ore, a dare la conferma che una delle persone uccise nel raid del drone Usa in Pakistan era il cooperante italiano Giovanni Lo Porto, è stato riferito da fonti di intelligence. Dopo il raid delle forze Usa contro un compound nel quale si sospettava ci fossero talebani di primo piano, ha ricostruito una fonte, si è visto che tra i cadaveri c'erano quelli di due soggetti «non classificabili» come talebani. È stata dunque avviata dai militari americani l'operazione di recupero dei resti, che è stata particolarmente complicata. I resti dei corpi sono quindi stati portati negli Stati Uniti per l'esame del Dna, reso difficoltoso dal cattivo stato di conservazione. I risultati che indicavano che il Dna era quello di Giovanni Lo Porto si sono avuti, riferisce la fonte di intelligence, solo nelle ultime ore. Durante la recente visita di Renzi a Washington, viene sottolineato, Obama non aveva quindi la notizia ufficiale sull'identità dei resti, che è stata comunicata solo nelle ultime ore, dopo il responso sul Dna.

La famiglia Lo Porto si chiude nel silenzio
A Palermo, nell'appartamento al piano rialzato del palazzo di via Pecori Giraldi, nel quartiere periferico di Brancaccio, la mamma di Lo Porto, Giusi Felice, ha fatto sapere di non volere parlare con nessuno: «Lasciatemi con il mio dolore...». Attorno a lei un un via vai di persone, amici, parenti, molti dei quali in attesa nell'androne. «Non fa che piangere, povera donna. Ha ricevuto le telefonate di Renzi e di Grasso e ha pianto anche con loro», ha riferito un'amica di famiglia appena uscita dall'abitazione della madre del cooperante. Il fratello di Giovanni Lo Porto ha commentato con un «grazie» le scuse di Obama. «Fiori non ne vogliamo - ha proseguito - le ultime notizie su mio fratello le abbiamo avute stamattina dalla Farnesina che ha lavorato benissimo» ha aggiunto il fratello del cooperante ucciso. All'interno dell'abitazione della famiglia Lo Porto ci sono anche alcuni esponenti dell'unità di crisi della Farnesina che hanno seguito la vicenda tenendo costantemente informati i familiari.

Forum terzo settore: «Il governo molto lontano da soluzione del caso»
«Pare che la morte di Giovanni sia avvenuta a gennaio e, pur in questo momento di sgomento e dolore, non possiamo non notare che evidentemente gli sforzi del Governo Italiano per la sua liberazione, al di là delle dichiarazioni ufficiali, erano ben lungi dall'aver conseguito il benché minimo risultato» lo afferma Pietro Barbieri, portavoce nazionale del Forum del Terzo Settore.


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