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Merkel: «Grecia, tempo quasi scaduto»

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La crisi dell’eurozona

Merkel: «Grecia, tempo quasi scaduto»

«Non ci è rimasto molto tempo» per risolvere la crisi greca. Il cancelliere tedesco Angela Merkel ha ripetuto ieri, alla fine del vertice del G-7, che «tutti vogliono tenere la Grecia nell’unione monetaria» ma i tempi, e la pazienza all’interno del suo stesso partito e della sua coalizione di Governo, sono agli sgoccioli. Domani la signora Merkel, insieme al presidente francese François Hollande e a quello della Commissione europoea, Jean-Claude Juncker, incontrerà di nuovo il premier greco, Alexis Tsipras. Ma ancora non sanno cosa aspettarsi dalla loro controparte: «Abbiamo bisogno di progressi nel giro di ore, al massimo di giorni», ha detto Hollande, che pure è stato uno dei leader europei più pronti ad ascoltare le esigenze di Atene. «È il dialogo a livello tecnico – ha dichiarato a Elmau – a dover avvicinare le posizioni ed eventualmente consentirci di aggiustare le proposte che la Grecia non può accettare. È anzi tutto la Grecia che ha interesse a una soluzione più rapida».

I tecnici ritengono che un’intesa vada trovata ora, per poter superare i passaggi parlamentari, in Grecia e altrove, prima della scadenza di fine mese della proroga al secondo pacchetto di aiuti e di un default che nessuno vuole: ma se i creditori - secondo quanto riportato ieri dal Wall Street Journal - avrebbero suggerito di prorogare al marzo 2016 il programma di aiuti in scadenza a fine giugno, fonti vicine al negoziato non registravano alcun progresso. Il presidente degli Stati Uniti, Barack Obama, ha continuato a far pressione sugli europei, ma ha sollecitato Atene a prendere «decisioni difficili, non solo per soddisfare i creditori per il bene della propria economia».
Per il cancelliere Merkel, le misure che deve prendere la Grecia e la solidarietà europea sono «due facce della stessa medaglia». Ma ha ricordato anche i successi di Irlanda, Spagna, Portogallo e persino di Cipro, con «le misure proposte dalla troika».

A Berlino il ministro delle Finanze, Wolfgang Schaeuble ha incontrato il collega greco Yanis Varoufakis, su richiesta di quest’ultimo, che non ha perso l’abitudine, nel pieno della crisi, di battere il circuito delle conferenze, nell’occasione un evento organizzato dai sindacati tedeschi. Varoufakis, che qualche settimana fa aveva detto che con Schaeuble non erano d’accordo su nulla, ha definito l’incontro «costruttivo». Nessun commento ufficiale dal ministero delle Finanze tedesco, ma si sa che Schaeuble, irritato al limite dell’esasperazione dalla tattica negoziale dei greci, è fautore di una linea più dura di quella del cancelliere, convinto com’è che l’Eurozona possa resistere all’impatto di Grexit. Un’incognita che la signora Merkel preferirebbe non dover affrontare, anche se nel suo partito e anche fra i suoi alleati socialdemocratici, oltre che nell’opinione pubblica tedesca, cresce l’impazienza nei confronti di Atene.

Il caso Grecia è una delle incognite più serie all’orizzonte dell’economia mondiale che, hanno osservato ieri i Sette, ha fatto progressi, ma continua a crescere al di sotto del potenziale. «La disoccupazione è ancora troppo alta», si legge nel comunicato. Insieme alla riforme strutturali, sempre invocate, e alla politica monetaria, la crescita ha bisogno di «strategie di bilancio flessibili che tengano conto delle condizioni economiche di breve periodo, in modo da sostenere la crescita e la creazione di posti di lavoro», una concessione dell’ortodossia fiscale tedesca alle pressioni soprattutto di parte americana, anche se viene riaffermato che il debito pubblico va ridimensionato.
Qualcosa si muove, forse, sul fronte del commercio internazionale, uno dei motori inceppati della crescita globale, con l’imminenza dell’accordo fra Stati Uniti e Giappone. Questo dovrebbe aprire la strada, ha sostenuto la signora Merkel, a un’intesa fra Europa e Usa sul patto Ttip, che va «accelerato».