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liquidità di emergenza

Grecia, la Bce alza di 2,3 miliardi il tetto Ela. Merkel: continuate a negoziare con le istituzioni

È iniziato dopo cena il mini-summit tra i leader Ue e sudamericani che hanno partecipato a Bruxelles alla prima giornata del vertice Ue-America Latina. Al mini-vertice partecipano la cancelliera tedesca, Angela Merkel, il presidente francese, François Hollande, e il premier greco, Alexis Tsipras. Al termine di una giornata di conferme e smentite, provenienti dalle varie parti in causa, i tre leader stanno ora discutendo della situazione in Grecia. «Il messaggio sarà: dovete continuare a negoziare con le tre istituzioni» ha detto prima del vertice Merkel. Al termine, i francesi non prevedono una conferenza stampa.

A margine del vertice, oggi pomeriggio Tsipras ha anche avuto un colloquio «amichevole» con il presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, che ieri aveva avuto parole dure nei confronti del leader di Syriza.

Obiettivo: sbloccare trattative tra Atene e istituzioni
L'obiettivo dei colloqui è cercare di sbloccare le trattative fra il governo ellenico e le istituzioni creditrici sul piano di riforme in vista delle scadenze di fine giugno, il rimborso da 1,6 miliardi al Fondo monetario e la fine del secondo programma di salvataggio che prevederebbe un esborso di 7,2 miliardi per tenere a galla l’economia greca, alle prese con una nuova fase recessiva.

Una fonte governativa ha indicato oggi che Atene «è pronta a discutere» nuovi termini di avvicinamento alle richieste di Commissione europea, Bce e Fmi. In particolare si tratta sul livello di surplus primario da raggiungere quest'anno e l'anno prossimo. Per quest’anno potrebbe essere l’1%, dallo 0,8% proposto da Atene. I tagli alle pensioni restano lo scoglio maggiore. Altra ipotesi più volte trapelata: un'estensione ulteriore del piano di salvataggio di 9 mesi, fino a marzo del 2016.

Che però l’uscita dallo stallo possa verificarsi davvero (nonostante l’andamento ondivago dei colloqui) lo confermerebbe un’esternazione del numero uno dell’Eurogruppo (che riunisce i ministri delle finanze dei 19 Paesi dell’Eurozona), l’olandese Jeroen Dijsselbloem, notoriamente schierato per la linea dura dei creditori. Un accordo fra il governo greco e le istituzioni sul piano di riforme di Atene sarebbe «possibile» entro l'Eurogruppo del prossimo 18 giugno, anche se «resta poco tempo», ha commentato Dijssebloem in una conferenza stampa a Helsinki. Il presidente dell'Eurogruppo ha sottolineato che nel corso dell'incontro della scorsa settimana con il presidente della Commissione Ue, Jean-Claude Juncker, e il premier greco, Alexis Tsipras, «i punti in discussione sono stati ridotti a un paio. C'è una finestra di opportunità aperta per un accordo».

Altra spia di un cambiamento positivo, tutto da verificare, come sempre: la Banca centrale europea ha innalzato il tetto della liquidità di emergenza per le banche greche (Ela) di 2,3 miliardi di euro, da 80,7 miliardi di euro a quota 83. L'incremento è il più ampio dal 18 febbraio e segnala le crescenti difficoltà del sistema bancario ellenico ma anche la disponibilità della Bce a mantenere il ruolo di supporto. Le borse europee, spinte da materie prime e banche, hanno chiuso in rally, dopo una giornata all'insegna del rimbalzo, nonostante i timori per l'impasse nel negoziato. Nel finale i listini hanno preso il largo.

La vera novità, però, arriverebbe da Berlino. La cancelliera tedesca Angela Merkel, nonostante la posizione contraria del ministro delle finanze, Wolfgang Schaeuble, sarebbe pronta a fare una concessione a Tsipras: attuare subito almeno una delle riforme strutturali richieste, mentre per le altre ci sarebbe tempo fino al prossimo anno. Secondo Bloomberg, che ha citato fonti anonime «vicine alle posizioni tedesche», con questa mossa la cancelliera potrebbe tentare di sbloccare lo stallo. Non è ancora chiaro quale riforma andrebbe fatta subito, e quali altre avrebbero più tempo. Certè che la Merkel vuole il via libera dalla ex Troika (Commissione, Bce, Fmi) prima di procedere.

In questa fase il governo tedesco sembra scontare una separazione in casa fra Merkel e Schaeuble (in questi giorni non sono mancati rumor su possibili dimmisioni), a dispetto delle smentite del titolare delle Finanze. «Wolfgang Schaeuble e Angela Merkel hanno una posizione comune sulla Grecia», ha dichiarato il portavoce del ministro, Martin Jaeger, negando che vi siano divergenze fra i due. E se la Merkel, con la sua portavoce Christiane Wirtz ha mandato segnali di disponibilità al dialogo con Tsipras, dall’entourage di Schaeuble arrivano solo conferme delle linea dura. Anche un prolungamento del programma di aiuti in corso, ha affermato Jaeger, «non è attualmente in agenda», anche se in teoria sarebbe possibile. Jaeger ha poi respinto la possibilità di un taglio del debito greco. «È escluso dal Governo tedesco», ha sottolineato. Ma, questo lo sanno anche i sassi, è stato evocato più volte dal ministro delle finanze greco Varoufakis.

Merkel, comunque, potrebbe ritrovarsi più sola, scrive il tabloid conservatore tedesco Bild (da prendere con le molle, visti i toni usualmente populisti), dal momento che «un numero minacciosamente crescente di deputati» è pronto a voltarle le spalle in Parlamento, bocciando la linea della Grande Coalizione (Cdu e Spd) e della cancelliera sulla Grecia. Il banco di prova sarà il prossimo voto al Bundestag sugli aiuti alla Grecia, che potrebbe rivelarsi molto insidioso e potrebbe terminare con una clamorosa sconfitta per il capo del governo, anche secondo il più cauto Der Spiegel.

All'ultima votazione sul prolungamento del secondo pacchetto di aiuti alla Grecia, lo scorso 27 febbraio, ben 29 parlamentari cristiano-democratici e cristiano-sociali (Cdu/Csu) avevano detto di «no», altri tre si erano astenuti. Ma almeno un centinaio, stima la Bild, avevano votato a favore molto controvoglia. Quello che è certo è che, se i greci chiederanno un'ulteriore proroga degli aiuti, sarà necessario un altro voto in aula, e «sicuramente i no saranno molti di più».

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