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La Bce è il vero bancomat della Grecia

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la crisi del debito

La Bce è il vero bancomat della Grecia

FRANCOFORTE - Giorno dopo giorno, nell'infuriare della crisi e nella totale incertezza sul futuro, i greci vanno in banca a ritirare i propri soldi. Dove finiscano, non è chiaro: in parte all'estero, in parte sotto i materassi. La percentuale di contante in circolazione è cresciuta vertiginosamente negli ultimi mesi. Ma la domanda più interessante è da dove vengono questi soldi. E la risposta è una sola: dalla Banca centrale greca e, in ultima analisi, dalla Banca centrale europea.

E' diventato difficile non vedere la Bce come una sorta di bancomat di famiglie e imprese della Grecia. La settimana scorsa, la fuga dai depositi (più di 30 miliardi dall'inizio dell'anno) ha accelerato, a oltre 4,2 miliardi di euro. All'inizio di questa settimana, i prelievi, che a un certo punto avevano toccato anche i 2 miliardi di euro al giorno, sono un po' rallentati, ad alcune centinaia di milioni al giorno ieri, dopo che lunedì si è diffuso un po' di ottimismo, nonostante il doppio vertice di Bruxelles, fra ministri finanziari prima e capi di Stato e di Governo poi, non abbia portato a una conclusione.

La controparte di questi continui deflussi è la liquidità di emergenza (la cosiddetta Ela) fornita dalla Banca nazionale greca, dietro autorizzazione della Bce. Per far fronte alla fuga dai depositi, il consiglio di Francoforte ha approvato un primo aumento dell'Ela di 1,1 miliardi di euro mercoledì scorso, poi, improvvisamente, da un ritmo settimanale, le sue decisioni sono passate a uno quotidiano: venerdì altri 1,8 miliardi, lunedì 2 miliardi, ieri poco meno di un miliardo. Il che ha portato il totale a 89 miliardi di euro.

Il problema è che per ottenere i finanziamenti le banche greche devono presentare in garanzia dei titoli, e la maggior parte sono titoli del debito pubblico greco. Non solo le loro garanzie verrebbero meno in caso di un default dello Stato greco, che si vuole scongiurare, ma l'importo complessivo di collaterale a loro disposizione, stimato in 95 miliardi di euro circa, si sta esaurendo.

Finora, le decisioni della Bce hanno evitato la chiusura degli sportelli, senza l'imposizione di limiti ai prelievi e controlli sui capitali, consentendo alle banche greche di rimanere aperte finché c'è qualche segno di progresso nel negoziato che Atene deve adottare per sbloccare i 7,2 miliardi di euro di aiuti ancora a sua disposizione ed evitare l'insolvenza. Ma il flusso di liquidità autorizzato dalla Bce ha finito per alimentare le fughe dai depositi. Per questo, da più parti, soprattutto in Germania e in Irlanda (un Paese nei confronti del quale la Bce adottò a sua tempo una linea molto più draconiana sulle banche) aumentano le richieste che, a fronte della continuazione dell'Ela che consenta alle banche di operare, vengano imposti fin d'ora controlli sui capitali.

La stessa Bce è consapevole che la situazione è insostenibile. Anche per questo, solo un accordo fra oggi e domani fra Atene e i suoi creditori può consentire che il rubinetto dell'Ela resti aperto.

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