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Si rafforza l'ipotesi di un prestito ponte ad Atene

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emergenza grecia/Le ANALISI

Si rafforza l'ipotesi di un prestito ponte ad Atene

Sarà una corsa contro il tempo da oggi per il Governo Tsipras e anche per tutti gli Stati membri dell'Eurozona, nel caso in cui la decisione politica presa sarà quella di mantenere la Grecia nell'euro ed evitare il temuto default sui titoli di Stato detenuti presso la Bce.
La tabella di marcia per Alexis Tsipras, che ha rinunciato a svariati miliardi di aiuti già disponibili mandando a gambe all'aria la trattativa sul terzo pacchetto di aiuti, è molto serrata questo mese. Il 10 luglio la Grecia deve rimborsare 2 miliardi di titoli di Stato a sei mesi: l'importo verrà raccolto in asta tramite le banche greche, una partita di giro (grazie alla linea d'emergenza ELA).

Il 13 luglio scade un “piccolo” prestito dell'FMI da 450 milioni, resta da vedere se si andrà ad aggiungere ai 1,6 miliardi che Atene deve già al Fondo. Il 14 luglio scade un Samurai bond, obbligazione internazionale denominata in yen per un controvalore in soli 85 milioni di euro: questa emissione ha un significato simbolico perchè se dovesse essere pagata confermerebbe la volontà di Tsipras di rimborsare i titoli di Stato.

Il 17 luglio scadono altri titoli di Stato, questa volta a tre mesi per 1 miliardo: anche questi dovrebbero essere rimborsati tramite l'emissione di nuovi titoli di pari scadenza.

Infine il 20 luglio, come noto, la Grecia dovrà rimborsare il capitale pari a 3,49 miliardi per un titolo di Stato in scadenza e detenuto dalla Bce che lo ha acquistato ai tempi del Securities markets programme. Quello stesso giorno Atene dovrà pagare alla Bce anche cedole per 695 milioni . Altri coupon scadono il 27 luglio per 46 milioni. A fine luglio, il 29, il creditore “official” che attende di essere pagato dalla Grecia è la Bei: risulta in pagamento una quota da 100 milioni di capitale e di 102 milioni di interessi. Finora l'unico creditore ufficiale, tra le istituzioni pubbliche, a non essere stato pagato è il Fondo monetario. La Bei, l'EFSF e gli Stati che hanno finanziato la Grecia tramite prestiti bilaterali sono stati pagati, nel capitale e negli interessi (ma in molti casi il periodo di grazia sospende i pagamenti degli interessi).

Il default sui titoli di Stato greci va evitato soprattutto per l'effetto-domino sulle garanzie collaterali utilizzate dalle banche greche per finanziarsi presso l'Eurosistema. Nei giorni scorsi un alto esponente della Bce ha detto che «non si può andare in default sui titoli di Stato detenuti dalla Bce» ma se la Grecia non dovesse avere la liquidità per pagare, ebbene questa insolvenza sarà inevitabile.

La Bce ha già aumentato lo sconto, l'haircut, sui bond con rischio-Grecia utilizzati come collaterale nelle operazioni di rifinanziamento: una stretta alla cinghia delle banche greche. Il default sui titoli di Stato in scadenza il 20 luglio farebbe scattare il cross -default su tutti i titoli di Stato e quindi costringerebbe la Bce a chiudere l'ELA dichiarando le banche greche formalmente “insolventi”. Per il momento, il Meccanismo di vigilanza unico ritiene che le banche greche siano “solvent” e che abbiano soltanto un problema di liquidità: questa valutazione consente alla Bce di mantenere aperta la linea di emergenza ELA. Ma tutto questo castello di carte crollerà nel momento in cui vi sarà un default sui titoli di Stato greci (anche se la Bce dovesse applicare un periodo di grazia prima di riconoscerlo formalmente).

Per questo, Tsipras proverà a ottenere in queste ore un prestito-ponte: un finanziamento esterno siglato in tempi stretti prima del 20 luglio. La chiusura della trattativa, delle firme, dei Protocolli e del disco verde dei Parlamenti sul terzo pacchetto di aiuti è una procedura lunga e complessa, non adatta alle corse contro il tempo.

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