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Rimpasto e austerità, Tsipras riparte

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destini incrociati

Rimpasto e austerità, Tsipras riparte

Bevuto l’amaro calice dell’austerità, il premier greco Alexis Tsipras ha deciso di procedere il più rapidamente possibile al rimpasto di governo entro pochissimi giorni, se non addirittura già nelle prossime ore. Tsipras è impegnato su due fronti: i ribelli interni al suo partito da ricondurre a più miti consigli e il rispetto degli impegni presi con i creditori a Bruxelles nel più rancoroso vertice Ue degli ultimi anni da approvare a tappe forzate, pena la bancarotta del Paese.
Il premier, preso atto che secondo la Banca di Grecia nel primo semestre dell’anno Atene ha un surplus primario di 1,3 miliardi grazie al congelamento di ogni spesa, è concentrato sul completamento dell’accordo per il salvataggio del Paese raggiunto con i partner dell’Eurozona nonostante la spaccatura di Syriza sul voto al piano di austerità avvenuta nella notte tra mercoledì e giovedì in Parlamento, ha fatto sapere il portavoce di Tsipras, Gabriel Sakellaridis.

La situazione politica è fluida, ma Tsipras continua a essere in testa nei sondaggi per popolarità nonostante i suoi errori e cambiamenti di linea. E ora che succede con un partito dilaniato? Facciamo qualche radiografia contabile. Come previsto, il parlamento greco ha approvato il pacchetto a larga maggioranza di 229 voti a favore, contro 64 “no” e 6 astenuti. Alexis Tsipras ha subito ben 39 defezioni dal suo stesso partito, con 32 parlamentari di Syriza che hanno votato contro il disegno di legge (tra cui l’ex ministro delle Finanze, Yanis Varoufakis, in calo pesante di popolarità, il ministro della Sicurezza sociale Dimitris Stratoulis e la presidente del parlamento Zoi Konstantopoulou) più sei astensioni e un assente. Questo lascia il premier in vita grazie ai voti esterni dell’opposizione di Neo Dimokratia, dei socialisti del Pasok e dei liberali di To Potami. Tuttavia, la situazione non è tale da far precipitare il governo, almeno per ora. Vediamo perché: la sofferta defezione dei suoi 39 parlamentari su 162 della maggioranza ha ridotto quest’ultima a soli 123 deputati. Siamo al limite della soglia dei 121, numero minimo di deputati necessari per tenere a galla un governo di minoranza e un livello simbolico che, se raggiunto, porterebbe dritto alle dimissioni di Tsipras. Un rimpasto dell’esecutivo è in vista naturalmente e sarà la risposta alla ribellione interna. Ma senza troppi rancori e senza tagliare i ponti fra le due anime del partito.

Il prossimo passo per il governo greco è quello di far approvare il secondo pacchetto di misure volute dai creditori; un voto in Parlamento è previsto lunedì. Il governo non dovrebbe avere problemi nemmeno questa volta grazie all’apporto delle opposizioni, soccorso quanto mai necessario. Per quanto riguarda Syriza, è improbabile che il premier debba affrontare altre defezioni. Alcuni ribelli di spicco come il ministro dell’Energia, Panayiotis Lafazanis, hanno detto che anche se continueranno a votare contro le misure di austerità, continueranno pure a sostenere il governo in modo che possa mantenere la sua maggioranza parlamentare. Un paradosso tipico di un partito da appena sei mesi nelle stanze dei bottoni: tradotto in soldoni, in caso di fiducia parlamentare Lafazanis e i suoi non faranno mancare i loro voti per non far cadere l’esecutivo.
I ribelli quindi non vogliono spingere troppo sull’acceleratore della crisi perché sanno che potrebbe portare al voto anticipato. Acque incerte, con sondaggi di alcuni siti greci che parlano ovviamente di Syriza sempre in testa ma in qualche caso con la sorpresa degli esponenti di estrema destra di Alba Dorata al secondo posto. Situazioni inquietanti che fanno stare al loro posto tutti i partiti tradizionali, Syriza e il suo alleato di governo, i nazionalisti dei Greci Indipendenti di Panos Kammenos. In sostanza i ribelli del partito di maggioranza relativa resterebbero ai margini del dibattito quando si tratta di votare i provvedimenti di austerità ma non vogliono far cadere il governo. Come dice il politologo Babis Anthopoulos, professore di diritto costituzionale, a tenere insieme questo strano equilibrio è il rischio diffuso di una deriva verso Alba Dorata e la sconf itta ai punti dell’ala neo-comunista di Syriza, che non vuole ancora confluire in un’area socialdemocratica europea.