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Eurogruppo, il nuovo regista del risveglio europeo

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il governo dell’eurozona

Eurogruppo, il nuovo regista del risveglio europeo

La crisi greca del 2015 dovrebbe «concludersi» entro il fine settimana con l’approvazione dell’Eurogruppo.La settimana ventura ci saranno i passaggi parlamentari in alcuni Paesi della Uem.Tra questi la Germania che, malgrado qualche distinguo, non dovrebbe cambiare il deliberato dell’Eurogruppo. Adesso si apre il tempo dei bilanci di questa tormentata questione che ha impegnato l’eurozona dal 2010 con un crescendo totalizzante, e quindi assurdo, nel 2015 causato dalla sfida lanciata dal duo Tsipras-Varoufakis e rivolta principalmente contro la Germania. La sfida non è andata a segno ma questo non chiude la stagione dei bilanci.

L'Eurozona è cambiata
Il bilancio più ovvio riguarderebbe il carattere risolutivo o meno dell’accordo con la Grecia mettendo in conto, per un principio di precauzione trascurato in passato, che tra qualche anno il problema del Grexit o di un ulteriore salvataggio si possa ripresentare.Tuttavia è presto per farlo perché sulla Grecia si sono accumulati troppi sentimenti politici e ideologici.

Meglio per ora considerare una prospettiva più ampia che riguarda il governo dell’eurozona. La Uem «esce» da sei anni di crisi ammaccata ma anche dimostrando di aver retto a prove decisamente pesanti. Questo può significare anche una prospettiva di rafforzamento futuro. Dire che l’eurozona esce dalla crisi indebolita è troppo semplice perché bisogna chiedersi quanta forza avesse nel 2008. Né si può dire che ogni decisione fa capo adesso, ancor più di prima, alla Germania ovvero al duo Merkel-Schäuble perché ci sono anche cambiamenti che dimostrano come altri ruoli tecnici e politici hanno assunto un’ ulteriore rilevanza.

Anche l’Eurogruppo e l’Eurosummit, la Commissione e il Parlamento europeo, sono cambiati e non in peggio ovvero verso un regresso della costruzione europea anche se si può fare di meglio. Tra i punti fragili di cui ci siamo spesso interessati ci sono le carenze delle politiche per la crescita e l’occupazione che alimentano anche i nazional-populismi. Il più noto cambiamento nella crisi è stato quello della Bce governata da Draghi la cui leadership è evidente nel contesto europeo ed internazionale.Nessuno pensa quindi che egli si allinei alle decisioni del duo tedesco citato.Questa non è cosa da poco, anche in termini di stile, perché Draghi non si è affermato con aggressioni verbali ma operando con grande abilità e competenza. La tecnica , quella vera, è diventata politica con un metodo che alla fine anche i tedeschi apprezzano.

L’Eurogruppo è cresciuto
È strano invece che non sia stato rilevato come il ruolo di questo gruppo nel corso della lunga crisi si è rafforzato. La ragione è che molti si fermano alla natura “informale” delle riunioni dei ministri economici della Uem per «discutere questioni attinenti alle responsabilità specifiche da essi condivise in materia di moneta unica», secondo l’enunciato del trattato di Lisbona.

In realtà l’Eurogruppo fa molto di più. Infatti la sua composizione, data dai ministri delle Finanze della Uem e dal Presidente dell’Eurogruppo, si completa con la partecipazione del Presidente della Bce, del Vicepresidente della Commissione europea per le questioni economico-monetarie, del direttore generale del Meccanismo europeo di stabilità. I suoi compiti riguardano poi il coordinamento delle politiche economiche deli stati della Uem sia per la stabilità della eurozona (compresa l’assistenza finanziaria in casi di difficoltà) sia per la crescita, sia la preparazione degli eurosummit sia infine per i nuovi ingressi all’euro. È vero che i poteri decisionali formali non sono precisati ma quelli sostanziali ci sono e come. Basti al proposito citare due esempi.

Il primo esempio si riferisce al caso greco. Nell’Eurogruppo, che nei primi sette mesi dell’anno si è riunito ben 16 volte per trovare una soluzione (e contribuendo anche al dimissionamento di Varoufakis da parte di Tsipras), si è visto che non basta la volontà di Shäuble per decidere. È noto infatti che nelle cruciali riunioni dell’11, 12 e 13 luglio il ruolo di Mario Draghi, dei ministri Padoan e Sapin , ha di fatto impedito che si andasse diritti al Grexit. Poi Hollande e (anche) la Merkel hanno fatto la loro parte. Ma sottovalutare il peso tecnico e politico dell’Italia e della Francia nell’Eurogruppo significa trascurare i fatti.

Il secondo esempio si riferisce al Fondo Salva stati Esm che riguarda solo i Paesi dell’Eurozona ed il cui Consiglio dei governatori è coincidente con l’Eurogruppo mentre il Consiglio dei direttori, avente più carattere esecutivo, è composto da personalità di alta competenza nominati dai rispettivi membri dell’Eurogruppo. In altre parole l’Eurogruppo si trova ad essere il principale referente politico e tecnico di una istituzione finanziaria potente varata con un trattato internazionale, in vigore dal 2012, tra i paesi della eurozona sulla base del consenso del Consiglio e del Parlamento europeo espresso anche con l’aggiustamento di un articolo del Trattato di Lisbona. L’Esm è anche il prototipo di altri strumenti di cui la Uem potrebbe dotarsi per emettere eurobonds.

Un rilancio per la Eurozona
Abbiamo portato alcuni casi di potenziamento dell’Eurozona che certo non bastano per rafforzare la crescita e la coesione. Per sostenerle conterà anche la possibilità di flessibilizzare il fiscal compact (dove un accordo italo-francese potrebbe essere concretamente molto importante), l’esito del piano Juncker e il rafforzamento dell’Eurogruppo la cui natura politica e tecnica prefigura un rapporto nuovo con il Commissario agli affari economici e finanziari.Anche il recente rapporto dei 5 presidenti (Juncker, Dijsselbloem, Draghi, Schulz, Tusk) sul completamento della Uem propone un rafforzamento dell’Eurogruppo che, con il sostegno di tutte le istituzioni della Ue e con un Presidente a tempo pieno, potrebbe «svolgere un ruolo ancor più incisivo nel rappresentare gli interessi della moneta unica, all’interno della zona euro così come all’esterno». Considerato il linguaggio diplomatico dei presidenti, questo potrebbe anticipare una redistribuzione di poteri tra la Commissione e l’Eurogruppo anche per avere fuori dall’Europa una espressione dell’eurozona che dia forza economica unitaria agli Stati della Uem che da soli pesano poco.

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