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A WINTERKORN PENSIONE DA 28,6 MILIONI

Volkswagen, dati falsi anche in Europa. Accuse a Bmw, che nega. Delrio: controlli a campione

Il caso Volkswagen si allarga all’Europa e sfiora anche Bmw, ma la casa tedesca respinge ogni accusa. Il risultato è un succedersi di notizie e smentite che alimentano la confusione mentre i titoli del settore auto cadono in Borsa.

In giornata sono arrivate nuove rivelazioni ufficiali relative alle manipolazioni sui dati delle emissioni di auto diesel Volkswagen, che si sarebbero verificate anche in Europa. Lo ha ammesso, secondo quanto fa sapere il ministero dei Trasporti tedesco, la stessa Volkswagen. «Siamo stati informati - ha detto il ministro Alexander Dobrint - che anche in Europa i veicoli con motori diesel 1.6 e 2.0 sono stati manipolati», aggiungendo che non è ancora chiaro quanti veicoli siano coinvolti. Il ministro ha fatto sapere che ci saranno dei test a campione sulle emissioni delle auto prodotte da altre compagnie. Dobrint inoltre ha reso noto che Berlino concorderà nei prossimi mesi nuovi test sulle emissioni delle auto europee, effettuati su strada e non in laboratorio.

Lo scandalo Volkswagen finora era limitato agli Stati Uniti dove la stessa VW aveva ammesso di aver truccato i dati sulla misurazione delle emissioni di gas di scarico di 482 mila auto. La casa di Wolfsburg aveva anche reso noto che nel mondo sono 11 milioni le auto dorate del dispositivo che aveva consentito la manipolazione sulla emissioni negli Usa.

Le conseguenze dello scandalo si avvertono, oltre che in Borsa, anche sul merito di credito della società: Standard & Poor’s ha posto infatti osservazione (credit watch negativo) per un possibile taglio il rating assegnato a Volkswagen. Il giudizio resta per ora al livello «A» e una decisione sul possibile declassamento sarà presa entro 90 giorni. «Il creditwatch - spiega S&P - riflette l'annuncio che Vw accantonerà 6,5 miliardi di euro nel terzo trimestre per coprire i costi di richiamo di 11 milioni di veicoli che mostrano differenze fra i risultati dei test sui motori diesel e la prova su strada».

Moody's ha abbassato l’outlook a negativo da stabile l'outolook. Confermato, invece, il merito di credito A2 per il lungo termine non garantito e Prime-1 per il breve. Il cambiamento dell'outlook - spiega l'agenzia - fa seguito alle indagini della Environmental Protection Agency statunitense sul rispetto da parte di Volkswagen del Clean Air Act.

E non mancano le conseguenze ai vertici dell’azienda: Wolfgang Hatz di Porsche e Ulrich Hackenberg di Audi hanno deciso di lasciare il consiglio di amministrazione.

Bmw respinge le accuse
Il «Dieselgate» intanto sfiora anche un’altra grande casa tedesca. Alcuni modelli di Bmw avrebbero violato le norme europee sui tetti di emissione dei gas di scarico. Lo scrive il giornale tedesco AutoBild, che cita dati del Icct, (International Council on clean transportation) secondo cui le Bmw X3Drive 20d (con il noto motore a quattro cilindri bavarese, usato su quasi tutti i modelli) avrebbero superato di 11 volte i limiti previsti dalle norme Euro6 sulle emissioni di ossido di azoto. A seguito di questi rumors, Bmw ha perso in borsa fino al 10% e chiuso la seduta in ribasso del 5,6 per cento. L’organizzazione Icct, che ha effettuato le rilevazioni di Volkswagen negli States, aveva testato il suv X5 della Bmw senza rilevare alterazioni o problemi, ma questo suv usa un diverso motore a sei cilindri.

Arriva pronta, con una nota, anche la smentita della casa bavarese: «Bmw non manipola i suoi veicoli, non distingue fra test su strada e test in laboratorio nella definizione delle procedure per i trattamenti allo scarico. I due studi - prosegue la dichiarazione - confermano che la X5 e altri 13 nostri modelli rispettano pienamente i limiti legali sulle emissioni di NOx. Non conosciamo le procedure menzionate da AutoBild per verificare le emissioni del modello X3 su strada. Di conseguenza - conclude la nota - non è possibile spiegare i risultati, anche perché non ci sono state fornite informazioni dettagliate».

L’ad di VW Italia Nordio al ministro Galletti: in corso verifiche in Italia
Di fronte alle nuove ammissioni su manipolazioni avvenute anche in Europa prende posizione l’ad di Volkswagen Italia, Massimo Nordio, rispondendo con una lettera alla richiesta di informazione avanzata dal ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti: «La nostra casa madre Volkswagen Ag sta lavorando a pieno ritmo per comprendere se le anomalie riscontrate all'estero possano riguardare tecnologie utilizzate anche su autoveicoli in vendita o circolanti sul territorio nazionale».

«Comprendiamo pienamente le preoccupazioni da voi espresse in merito alle recenti notizie di stampa relative», aggiunge Nordio, ma «come società italiana non disponiamo al momento di informazioni ulteriori rispetto a quanto già pubblicamente reso noto» e «ci impegniamo a fornirle prontamente la più ampia e fattiva collaborazione in merito, e a segnalare ogni ulteriore elemento di cui potremo venire a conoscenza tramite il costruttore o altre fonti competenti».

L'ad precisa al ministro che «siamo nella delicata fase di raccolta di tutte le informazioni necessarie per fare chiarezza sulla vicenda in questione». Ma conferma «che i nuovi veicoli del Gruppo Volkswagen dotati di motori Diesel EU6 attualmente disponibili nell'Unione Europea, inclusi quelli in vendita sul mercato italiano, sono tutti rispondenti alla normativa europea per i gas di scarico EU6. Soddisfano i requisiti legali e gli standard ambientali - conclude Nordio - e risultano totalmente estranei al caso».

Volkswagen: da domani i nomi dei «colpevoli»
A partire da domani Volkswagen farà i nomi dei responsabili dei test anti-smog truccati sulle auto diesel. Lo sostengono due fonti della compagnia, secondo le quali il consiglio di supervisione dell'azienda tedesca non si limiterà ad annunciare il successore di Martin Winterkorn alla testa del gruppo ma inizierà anche a rivelare chi sono i responsabili della manipolazione tecnologica che ha infangato la reputazione del colosso dell'auto.

Delrio: controlli a campione su mille diesel di tutti i marchi
«In attesa che ci vengano comunicati i dati reali sulle auto coinvolte faremo dei controlli a campione su almeno mille macchine diesel di tutti i marchi. Il costo previsto è di otto milioni di euro», ha detto il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio, intervenendo alla trasmissione Porta a Porta.

Pensione d’oro a Winterkornn, Mueller in pole per la successione
All'ex amministratore delegato di Volkswagen Martin Winterkorn spetterà una pensione da 28,6 milioni di euro. È quanto emerge dall'ultimo report annuale, che, spiega Bloomberg citando una fonte anonima, «non indica condizioni per cui la somma potrebbe non venire pagata». Winterkorn potrebbe raccogliere una buonuscita ancora più alta, a seconda di come il comitato di sorveglianza dell'azienda classificherà la sua uscita di scena.
Ieri il portavoce di Vw non ha voluto pronunciarsi sui soldi che spetteranno a Winterkorn dopo le sue dimissioni.

Alla fine dell'anno scorso la pensione maturata dall'amministratore delegato aveva raggiunto la cifra di 28,6 milioni di euro, anche se la sua liquidazione potrebbe includere due anni di retribuzione aggiuntiva, che farebbe lievitare parecchio la sua buonuscita visto che Winterkorn è il ceo meglio pagato della Germania e l'anno scorso ha guadagnato 16,6 milioni di euro.

Sarebbe Matthias Mueller, numero uno di Porsche, il candidato in pole position per rimpiazzare Winterkorn, secondo quanto scrive l'agenzia Bloomberg citando fonti vicine al dossier. La decisione finale non è ancora presa e il consiglio di sorveglianza dovrebbe discuterne domani.

Ieri le dimissioni
Winterkorn aveva annunciato ieri le dimissioni dopo un confronto durato ore con i membri del board della compagnia di Wolfsburg. «Volkswagen ha bisogno di un nuovo inizio e sto aprendo la strada a questo nuovo inizio con le mie dimissioni», si legge in una nota diffusa dal manager tedesco, il cui passo è stato prontamente accettato dal Consiglio di sorveglianza delle casa automobilistica tedesca. Winterkorn si dice «scioccato dagli eventi dei giorni scorsi» e «dal fatto che irregolarità di tali proporzioni siano state possibili nel gruppo Volkswagen». «Il processo di chiarificazione e trasparenza deve continuare», scrive ancora il manager, che da parte sua nega ogni coinvolgimento diretto nello scandalo della frode sulle emissioni che ha travolto la casa automobilistica tedesca.

Il presidio del consiglio di sorveglianza di Volkswagen ha annunciato una commissione speciale esterna, che indagherà sui responsabili delle manipolazioni dei dati, ma intanto, anche in sede internazionale, resta altissima la tensione attorno alla vicenda: il governo tedesco nega di essere stato a conoscenza delle irregolarità emerse in queste ore, mentre l'Unione europea chiede a tutti i Paesi membri di aprire indagini sui loro mercati e riferire alla Commissione.

Ad aprile lettera di richiamo ai proprietari di auto Usa
Già lo scorso aprile, sentendosi il fiato sul collo dell'agenzia californiana per il controllo dell'ambiente, la Volkswagen of America Inc. aveva inviato una lettera ai suoi clienti proprietari di vetture diesel Audi e Volkswagen per una generica «azione di richiamo per problemi di emissioni» dei gas di scarico. Ai proprietari delle vetture con i motori a rischio di non superare i periodici test veniva detto di portare l'auto al rivenditore dove sarebbe stato installato un nuovo software per assicurare che le emissioni dai tubi di scappamento venissero «ottimizzate per operare efficentemente».

Volkswagen però non chiarì che l'operazione era stata avviata solo per rispettare con un escamotage i severi standard qualitativi delle autorità di controllo locali. Tra questi stavano da mesi aumentando le perplessità sulle macroscopiche differenze tra le emissioni registrate in laboratorio (quelle truccate appunto con il software che alterava i risultati) e quelli nelle prove su strada, dove il programma che abbassa i livelli di emissioni di gas inquinanti non funzionava.

I funzionari dell’Air Resources Board della California, e gli omologhi federali dell'Epa (Ente per la protezione ambientale) acconsentirono a dicembre del 2014 all'operazione di richiamo volontario delle auto diesel di Volkswagen con motore 2 litri prodotti tra il 2010 ed il 2014 per risolvere quello che la società tedesca sosteneva essere un innocente malfunzionamento tecnico e di facile soluzione che avrebbe potuto far scambiare il motore per più inquinante di quanto la società non attestasse. In sintesi, il piano per nascondere il danno causato dai motori non in linea con gli standard ambientali più aggiornati, era stato progettato da tempo.

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