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Aumentano i gruppi terroristici fedeli a Isis, Usa pensa a nuove basi…

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lotta al terrorismo

Aumentano i gruppi terroristici fedeli a Isis, Usa pensa a nuove basi militari

Nella lotta all’Isis in Siria e Iraq si muovono i primi jet tedeschi e gli Stati Uniti pensano a nuove iniziative militari. Stamane dalla Germania due tornado da ricognizione e quaranta soldati sono partiti dalla base tedesca di Jagel, Stato federale dello Schleswig-Holstein, diretti in Turchia. Mentre la Germania entrava attivamente nel conflitto, il Pentagono proponeva alla Casa Bianca un nuovo piano che include una rete di basi militari in Africa, nei Paesi del sudovest asiatico e nel Medio Oriente. Le basi servirebbero per raccogliere notizie e dati d’intelligence e come punti per lanciare di raid contro gli affiliati al gruppo terroristico anche quelli che si trovano lontano dal quartier generale in Siria, confine oltre al quale Daesh si sta estendendo.

Questo perché - riporta il New York Times - cresce il numero di gruppi che si ispirano e uniscono a Isis - ora si contano altre otto sigle militanti che hanno giurato fedeltà al califfo, cosa peraltro preannunciata da un rapporto dell’intelligence diffuso a inizio settimana. Tutto ciò ha messo in difficoltà la già balbettante amministrazione Obama costretta a distinguere tra terroristi che sono un’imminente minaccia degli Stati Uniti e altri che sono più un problema regionale che non travalica i confini del Medio Oriente ma che opportunisticamente adottano il brand dello Stato Islamico per acquisire maggiore risonanza.

I balbettii dell’amministrazione Obama sono stati oggi messi in rilievo dal governo russo. La portavoce del ministero degli Esteri russo Maria Zakharova, nel briefing settimanale con la stampa, ha accusato la coalizione guidata dagli Stati Uniti di essere «una parodia» della lotta contro l'Isis, condotta con una linea «politicizzata». «Purtroppo le nostre valutazione rimangono le stesse e sono deludenti», ha detto Zakharova, «possiamo dire che la coalizione faccia solo una parodia della lotta all'Isis e al vero terrorismo, agendo sulla base di un proprio approccio alla situazione politicizzato e contrario al diritto internazionale». Intanto però si valutano nuove inziative diplomatiche come la visita del segretario di Stato Usa John Kerry a Mosca che, dice Zakharova,«è allo studio». Kerry incontrerebbe sia il ministro degli esteri Lavrov sia Putin.

Mentre Putin, maggior alleato del presidente siriano Assad, ieri ha evocato la bomba atomica e si muove con disinvoltura nello scenario mediorientale fra attacchi alla Turchia e felleling con l’Iran, l’Arabia saudita, che pure come altri alleati arabi degli americani è più concentrata sullo Yemen che sulla Siria e non brilla per iniziative anti-Isis - preme contro Assad. Da Riad, dove è in corso la conferenza delle forze ribelli e dell'opposizione siriana, il ministro degli Esteri dell'Arabia Saudita, Adel al-Jubeir dice che il presidente siriano Bashar al-Assad ha due possibilità: «O andarsene attraverso i negoziati» o essere costretto a lasciare il potere con la forza. al-Jubeir ha inoltre invitato i circa cento presenti alla riunione a dimostrare che sbaglia chi ritiene divisa l'opposizione siriana.

Emerge infine quello che già dimostrano i numeri dei raid, solo il 5% del totale:nonostante quello che ha dichiarato ieri il segretario del Pentagono Ash Carter, è molto improbabile che si vedranno truppe arabe sul terreno come anche quelle americane. Per i paesi arabi colpire più duramente l'Is vorrebbe dire aiutare governi che sono alleati di Teheran. Un altro fattore è legato alla situazione interna ai paesi arabi, con opposizioni che sono contrarie a un maggiore impegno militare e la costante minaccia di atti di vendetta da parte dell'Is presente - come hanno capito gli Stati Uniti - non solo in Siria e in Iraq, ma con molti sostenitori in quasi tutti i paesi arabi, compresi Arabia Saudita, Kuwait, Libano e Giordania. (an. man.)


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