Mondo

In Iran presa d’assalto l’ambasciata saudita. Khamenei:…

  • Abbonati
  • Accedi
tensioni iran-arabia saudita

In Iran presa d’assalto l’ambasciata saudita. Khamenei: Riad è come l’Isis

Dopo l’esecuzione di numerosi condannati in Arabia Saudita, tra i quali l’imam sciita Nimr al Nimr, le proteste sono rapidamente divampate in Medio Oriente. Presa d’assalto l’ambasciata saudita di Teheran, nonostante l’invito del governo iraniano di non cedere alla logica della violenza. Nessuno si trovava nell'ambasciata al momento dell'attacco e tutto il personale è indenne. Sul posto si è recato il capo della polizia, che ha preso pieno controllo della situazione, spingendo fuori tutti i manifestanti, mentre i pompieri sono intervenuti per spegnere le fiamme.

Le proteste a Teheran
Nei mesi scorsi, altre occasioni di alta tensione politica tra Iran e Arabia Saudita avevano dato luogo a manifestazioni non autorizzate di fronte alla sede diplomatica saudita, che si trova nel nord di Teheran ed è protetta più di altre da barriere, filo spinato e rafforzata presenza di agenti in divisa. La violenza di ieri sera ricorda tuttavia l'assalto all'ambasciata britannica del 29 novembre 2011, quando un gruppo di «studenti» e «basiji» (i volontari del Pasdaran) avevano invaso la sede diplomatica con lanci di pietre e molotov, vetri rotti e documenti rubati e dati a fuoco assieme alle bandiere, mentre altri invadevano il parco di Qolhak, di proprietà della stessa ambasciata, portando via altri documenti e facendo temere anche una presa di ostaggi. Dopo quell’episodio le relazioni diplomatiche tra i due Paesi sono state riaperte solo nell'agosto scorso. Diversi giornalisti iraniani hanno pubblicato su twitter foto e filmati in cui si vedono bombe incendiarie lanciate contro l'edificio, parzialmente in fiamme. Alcuni manifestanti sarebbero penetrati nella sede diplomatica saccheggiandola, secondo le immagini.

L’ira di Khamenei

«Isis bianco. Isis nero. Alcuna differenza?». È la frase che appare su un'immagine pubblicata sul sito dell'ayatollah Ali Khamenei, guida spirituale suprema dell'Iran, in cui un militante dello Stato islamico vestito di nero che sta per decapitare un prigioniero e accanto, messo a confronto, un saudita vestito di bianco che sta per giustiziare un uomo. «Condannato all'esecuzione per opporsi all'Isis», si legge accanto al prigioniero dello Stato islamico, «condannato all'esecuzione per opporsi ai sostenitori dell'Isis», si legge invece accanto all'altro uomo. L’Arabia Saudita sarà di fronte ad una «vendetta divina» per l'esecuzione del religioso sciita , che si era battuto per i diritti della minoranza a cui apparteneva, ha affermato la guida suprema iraniana che per il secondo giorno consecutivo ha attaccato Riad, avvertendo che l'esecuzione è stata un «errore politico». «Il sangue di questo martire oppresso versato ingiustamente mostrerà presto le sue conseguenze e la vendetta divina si abbatterà sui politici sauditi», ha concluso Khamenei.

Il presidente iraniano Hassan Rohani ha condannato gli assalti all'ambasciata saudita a Teheran e al consolato di Riad a Mashhad. «Le azioni di un gruppo di radicali a Teheran e a Mashhd è totalmente ingiustificabile», ha affermato il presidente, citato dall'agenzia ufficiale Irna.

Ieri l’Arabia Saudita aveva reso noto di aver eseguito 47 condanne a morte per terrorismo: tra i giustiziati l’influente imam sciita Nimr al-Nimrits. Il ministero dell’Interno di Riad ha riferito che la maggior parte delle esecuzioni riguardava militanti di Al Qaeda coinvolti in una serie di attentati compiuto tra il 2003 e il 2006. Tra i 47 sciiti giustiziati in Arabia Saudita c'è un uomo che nel 2014 uccise un cameraman e ferì un giornalista della Bbc: lo riferisce la stessa radiotelevisione pubblica britannica. L'uomo si chiamava Adel al-Dhubaiti. Nel mese di giugno del 2004 il cameraman irlandese Simon Cumbers e il giornalista Frank Gardner furono presi di mira mentre effettuavano delle riprese in un quartiere periferico di Riad, considerato una roccaforte degli integralisti islamici. Si trovavano in auto con un autista saudita e stavano filmando la casa di un terrorista ucciso qualche mese prima, quando furono raggiunti da colpi d'arma da fuoco. Cumbers morì, Gardner si salvò e restò paralizzato.

L’Iran aveva già avvertito in passato Riad di non procedere all’esecuzione di Nimr, imam della moschea sciita di Qatif a Al Awamiyya (nell’Est dell'Arabia Saudita) arrestato per una manifestazione a cui aveva partecipato nel 2012 e condannato a morte nell'ottobre del 2014. Nimr al-Nimr era considerato uno dei principali organizzatori delle proteste sciite (una minoranza che in Arabia Saudita rappresenta il 5% della popolazione) scoppiate nel 2011 e proseguite per due anni nelle regioni orientali del regno a guida sunnita, per chiedere la fine dell’emarginazione delle minoranze religiose. Una rivolta in cui molti poliziotti furono uccisi da colpi d’arma da fuoco o con il lancio di bombe molotov: per le stesse imputazioni sono già stati giustiziati numerosi militanti sciiti.

L’Iran ha successivamente convocato l’incaricato d’affari dell’Arabia Saudita a Teheran per protestare contro l’esecuzione di Nimr al Nimr. Il portavoce del ministero degli Esteri, Hossein Jaber Ansari, ha condannato l'esecuzione definendola una decisione «irrazionale e irresponsabile». «Mentre gli estremisti minacciano la sicurezza regionale e globale e la stessa esistenza di alcuni governi - ha ffermato Ansari - l’esecuzione di un uomo come lo sceicco al Nimr, che non aveva altra arma che le sue idee per promuovere i propri obiettivi politici e religiosi, prova la profonda irrazionalità e irresponsabilità delle autorità saudite».

L’Arabia Saudita ha eseguito almeno 157 condanne a morte nel 2015, primo anno di regno di Salman bin Abdelaziz: un dato in netto aumento rispetto alle 90 del 2014. Il ministero dell’Interno ha divulgato un comunicato sulle nuove esecuzioni con la citazione di alcuni versetti del Corano e la televisione di Stato ha mostrato immagini di cadaveri e locali distrutti negli attacchi qaedisti. Il Gran muftì saudita, Sheikh Abdulaziz Al al-Sheikh, è poi apparso in tv e definendo «giuste» le condanne a morte.

Proteste anche in Bahrein, dove sono ancora in corso scontri tra manifestanti sciiti e polizia nel Paese in cui un regime sunnita amico di Riad governa una popolazione a maggioranza sciita. La violenza è esplosa in diversi quartieri di Manama, capitale dello Stato, che ieri aveva mostrato sostegno a Riad nel confronto con l’Iran in relazione all’esecuzione del leader sciita Nimr al-Nimr. Nel 2011 era stato proprio al-Nimr a protestare contro i sauditi per l'intervento militare con cui aiutarono il Bahrein a reprimere le proteste sciite.

© Riproduzione riservata