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lunedì i caucus

Tra i farmer dell’Iowa il primo «corpo a corpo» per la nomination alla Casa Bianca

NEW YORK - Sono stati liquidati come un anacronismo. Hanno cercato di ridimensionarli e rimpiazzarli. Ma ecco che, immancabile appuntamento ogni quatto anni, i caucus dell’Iowa daranno lunedì il via alla corsa verso le elezioni presidenziali americane con la centralità di sempre.

I 3 milioni di residenti del piccolo stato dalle pianure morte e gelide d’inverno e coperte di mais in estate inaugurano un’altra stagione, quella che vedrà maturare la nomination dei due candidati democratico e repubblicano che - salvo la sorpresa di un indipendente - si contenderanno la Casa Bianca a novembre.

Per gli aspiranti Commander in chief della superpotenza mondiale l’Iowa — e fra una settimana il New Hampshire con le sue primarie - offrono un banco di prova insostituibile: dimensioni e scarsa densità impongono la “retail politics”, il corpo a corpo con gli elettori che affina le campagne. All’opinione pubblica, nazionale e non solo locale, danno l’opportunità di esaminare i candidati in condizioni meno controllate, più candide e meno protette. È un clima che riduce l’impatto della disparità di risorse, di fama e di sostegno dell’establishment dei candidati.

Fu qui che, per prima, emerse nel 1976 la stella del democratico Jimmy Carter, il politico che ha dato i natali ai moderni caucus dell’Iowa: erano stati anticipati solo quattro anni prima nell’ambito di sforzi di apertura del processo elettorale in risposta al trauma di una Convention democratica nel 1968 segnata da violente proteste contro la guerra del Vietnam e accuse di scarsa rappresentatività. Ma fu Carter che ne capì le potenzialità e le sfruttò come trampolino di lancio di un improbabile successo. Fu qui che più di trent’anni dopo, nel 2008, un altro democratico, Barack Obama, dimostrò la sua stoffa presidenziale battendo Hillary Clinton. Non sempre l’Iowa sceglie come il Paese, anzi: nel 1988 tra i repubblicani preferì George Bush padre a Ronald Reagan. Ma la sua influenza resta spesso innegabile: Bush divenne vicepresidente e poi presidente otto anni più tardi.

È qui che anche oggi fra i democratici la Clinton - ricevuto l’endorsement del New York Times - cerca una riaffermazione, mentre il suo rivale odierno, il “socialista democratico” Bernie Sanders, spera in una vittoria alla Obama tra sondaggi incerti. Tra i repubblicani il frontrunner Donald Trump vuol dimostrare fuori da ogni dubbio di poter tradurre i consensi e la frustrazione dei suoi sostenitori in voti. Il suo avversario da destra Ted Cruz spera ancora di sovvertire o quasi i pronostici. I restanti candidati sono invece impegnati a emergere - uno ai danni degli altri tra Marco Rubio, Jeb Bush e Chris Christie e John Kasich - come alternativa valida ai due outsider invisi ai vertici del partito.

Gli sconfitti di lunedì avranno una ravvicinata prova d’appello il 9 febbraio in New Hampshire, test di popolarità tra un elettorato più indipendente. E il 20 febbraio in una coppia di stati diversamente rappresentativi che chiude la prima fase della battaglia: il South Carolina, il primo stato del profondo sud a pronunciarsi con le sue tensioni etniche e forti minoranze afroamericane, e il Nevada (per i democratici il 20 e per i repubblicani il 23), il primo stato dell’Ovest a esprimersi dove nei suoi caucus sono numerosi gli elettori ispanici.

Tutto, però, comincerà nella lunga serata di lunedì tra le previste bufere di neve dell’Iowa. Nelle sue 1.681 circoscrizioni elettorali i partiti apriranno le porte ad altrettante piccole assemblee, in edifici pubblici, chiese, a volte semplicemente in casa. Dentro sarà un microcosmo cruciale anche a livello nazionale: nel Nordest dello stato prevalgono elettori religioso e meno istruito, il Sud è terra di populismo, nel centro, tra Des Moines e il corridoio di Cedar Rapids/Iowa City un elettorato più urbano e giovane.

I repubblicani convenuti voteranno semplicemente per il candidato prescelto. I democratici hanno un meccanismo più complesso: si raggrupperanno in diversi angoli della sala a seconda del candidato che sostengono. Prima di contarsi discuteranno tra loro per mezz’ora, cercando di convincere gli indecisi o strappare consensi da un gruppo all’altro. Poi stabiliranno quale candidato superi una soglia minima del 15% di sostenitori. Una seconda mezz’ora di dibattito favorirà spostamenti tra gli elettori di candidati senza quorum. Solo a fine serata i partiti tireranno le somme di voti e delegati per i 99 Congressi di contea dai quali usciranno le delegazioni alle Convention nazionali della prossima estate. Un lungo, duro cammino che inizia nelle inospitali pianure di un piccolo stato del Midwest, l’Iowa.

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