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Rubio, il vincitore morale tra i repubblicani

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primarie Usa / Dopo l'Iowa

Rubio, il vincitore morale tra i repubblicani

NEW YORK - Marco Rubio - la vera sorpresa dell'Iowa tra i repubblicani - ringrazia la sindrome da Ronald Reagan. Donald Trump invece la paga cara. Tra i tanti successi del Grande Comunicatore e icona repubblicana c'è infatti un passo falso spesso dimenticato: alla vigilia dei caucus dell'Iowa nel 1980 aveva deciso di saltare l'ultimo dibattito, convinto di avere ormai la vittoria in tasca. Una certezza che gli costo' cara; il giorno dopo a sorpresa vinse il rivale George Bush.

Nessuno potrebbe mai scambiare Trump per Reagan. Ma, in testa nei sondaggi, ha di sicuro boicottato il dibattito finale tra gli aspiranti alla nomination. Non è dato sapere quanto la sua relativa sconfitta sia dovuta a questo “schiaffo” agli elettori oppure ai limiti della sua politica-spettacolo e alla sopravvalutazione dell'entusiasmo populista quando si tratta di tradurlo in voti concreti.

L'inattesa affermazione di Rubio, che lo ha insidiato per il secondo posto alle spalle del candidato della destra religiosa Ted Cruz - in realtà un vincitore tradizionale tra i repubblicani dell'Iowa che in passato hanno scelto altri predicatori politici quali Rick Santorum e Mike Huckabee - lascia presupporre che quella sindrome abbia giocato un ruolo. Molti dei sostenitori di Rubio hanno deciso all'ultimo momento. E la scelta era quasi dettata dalla necessità, nonostante il lungo elenco teorico di candidati: esclusi gli uomini dell'establishment, gli obsoleti e i finora falliti (Jeb Bush rientra in tutte e tre le categorie) rimaneva solo lui, Rubio, a poter dar voce ad un elettorato irrequieto e arrabbiato.

Rubio, giovane con l'aria un po' ribelle, cresciuto comunque tra i populisti conservatori dei Tea Party oltre ché preparato e rassicurante per le ali intellettuali.

Questo non vuole dire che Rubio non abbia meriti propri. Anzi, vale la pena ricordare che in partenza era considerato uno dei maggiori pretendenti alla nomination: un volto nuovo e dotato, appunto, di un appeal potenziale sia per le correnti più conservatrici che istituzionali del partito, con le quali al contrario di Cruz si era riconciliato dopo le origini nei Tea Party. Ma si era arenato con performance poco brillanti e eccessivamente negative nei primi dibattiti dominati da Trump e da Cruz.

Il fenomeno Rubio è stato così, al traguardo, non “creato” ma aiutato dagli errori degli avversari, l'insipienza di Bush e l'arroganza di Trump. Un aspetto che rende ora il banco di prova delle primarie del New Hampshire particolarmente rivelatore. Certo per Cruz e Trump. Ma agli occhi dei potenti del partito, di finanziatori e leader, soprattutto per l'imberbe senatore di belle speranze della Florida e di famiglia cubana che adesso è tornato in auge.

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