
DES MOINES (IOWA) - Una volta di più l’Iowa ha rimescolato le carte della politica americana, ha colto in anticipio il sentimento di protesta del Paese ed ha espresso un voto contro l'establishment: in campo democratico Hillary Clinton ha dovuto accontentarsi di una vittoria sul filo di lana contro il candidato della sinistra, il senatore del Vermont Bernie Sanders: Hillary Cinton ha ottenuto il 49,8% dei voti, Bernie Sanders il 49,6%. In campo repubblicano Ted Cruz si è imposto con un solido 28% contro Donald Trump che ha ricevuto solo il 24% del voto.
I tre governatori in corsa, Christie, Bush e Kasich, che tradizionalmente avrebbero rappresentato la continuità politica del partito sono stati spazzati via. Soprattutto è emerso con forza Marco Rubio, il giovane senatore della Florida, di origine cubana ha ottenuto di nuovo a sorpresa, il 23% del voto con una quasi certezza: diventerà lui il candidato su cui il partito repubblicano e i grandi donatori finiranno per convogliare risorse e appoggio politico.
Da oggi infatti, Rubio diventa l'unico candidato presentabile per una vittoria nazionale repubblicana per la Casa Bianca del 2016: Ted Cruz è un estremista religioso che difficilmente può fare breccia sulla maggioranza del Paese e Donald Trump resta l'imprevedibile, divertente e offensivo provocatore, non certo con la statura o la credibilità per prendere in mano le redini degli Stati Uniti d'America.
La corsa ora si sposta in New Hampshire dove Trump gode di un vantaggio più solido su Cruz, ma dove Rubio potrebbe fare a questo punto molto bene. Una corsa a tre, stretta, difficile dunque in campo repubblicano e una battaglia a due alquanto complessa in campo democratico: Sanders gode di un forte vantaggio in New Hampshire, la coda del successo in Iowa dovrebbe portargli nuovi fondi e alimenterà una cassa di risonanza per aumentare la sua raccolta di fondi: «Nove mesi fa avevo il 5% del voto e non avevo un soldo ero uno sconosciuto e mi confrontavo con la più potente organizzazione politica degli Stati Uniti d'America quella dei Clinton – ha detto Sanders nel suo discorso di ringraziamento – ma la gente dell'Iowa ha imparato a conoscermi, l'America ha imparato a conoscermi, ho raccolto 20 milioni grazie a tre milioni di donatori che mi hanno dato una media di 27 dollari ciascuno per aiutarmi nella mia missione: sono contro i poteri forti, contro l'avidità di Wall Street, contro l'1% che travolge con la sua ricchezza il 95% della popolazione».
Per Hillary, che pure ha una campagna molto organizzata, diventa difficile confrontarsi con un personaggio che fa presa sui giovani e sulla crescente fetta demografica degli scontenti. E tutto ciò, questo rimescolamento delle carte, è avvenuto in oltre 1600 riunioni assembleari dove in modo semplice e direi persino artigianale gli elettori si riuniscono per votare: fra i democratici il voto avviene attraverso uno spostamento dell'elettore nel gruppo che fa campo al suo candidato. Si fa poi una conta per alzata di mano. Fra i repubblicani l'elezione avviene a scrutinio segreto, ma alla circoscrione 231 di West Des Moines dove sono andato a seguire questa straordinaria manifestazione di democrazia popolare non c'erano abbastanza schede, che erano poi dei foglietti: il capo del seggio li ha tagliati a metà e sui fogli strappati si è votato.
Poi la conta che in quel caso ha dato una solida vittoria a Rubio, con 116 voti contro i 60 di Cruz e i 45 di Trump. «Ma non c'è il rischio che con questa semplicità senza controlli qualcuno bari?» abbiamo chiesto a un rappresentato di Rubio che si teneva lontano dagli scrutinatori:«Ho totale fiducia nei miei compagni di partito, sono volontari che fanno solo il loro dovere». Lo stesso si è ripetuto in oltre 1600 seggi. Anche questa è una dimostrazione di forza per la democrazia americana.
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