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Ultime 48 ore per evitare Brexit

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il negoziato londra-ue

Ultime 48 ore per evitare Brexit

In un contesto segnato dalle incertezze della vigilia e da un nervosismo crescente, i Ventotto si riuniranno oggi e domani nel primo vertice europeo dell'anno. Sul tavolo l'accordo con la Gran Bretagna che riformuli la relazione tra Londra e Bruxelles. La partita è ancora aperta, e i nodi più sensibili dovranno essere risolti dai capi di stato e di governo, assistiti da «un consiglio di guerra di avvocati», secondo l'espressione colorita ma realistica di un alto responsabile europeo.

Il programma del vertice prevede che i Ventotto discutano della questione inglese nella prima sessione di lavoro. Il dossier immigrazione sarà oggetto di un dibattito durante la cena. Successivamente, domani, la prima sessione della mattinata sarà dedicata nuovamente al futuro della Gran Bretagna nell'Unione. Il summit, se tutto va secondo i programmi, dovrebbe terminare a metà giornata. «Non c'è ancora garanzia di un accordo», ha scritto ieri sera ai leader il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

In una lettera inviata allo stesso Tusk in novembre, il premier David Cameron aveva illustrato con precisione le sue richieste: la possibilità di chiamarsi fuori dalla clausola dei Trattati che prevede la partecipazione a un'Unione «sempre più stretta»; il formale riconoscimento che il mercato unico è multivalutario; la rivendicazione di un maggiore ruolo dei parlamenti nazionali; la sospensione di quattro anni prima del pieno accesso ai benefici dello stato sociale per un cittadino non inglese.

«Il negoziato sull'Inghilterra - spiegava ieri un diplomatico - potrebbe terminare con una prima colazione, un brunch, o un pranzo tardivo. L'incertezza è totale, non si possono fare previsioni». Da settimane ormai, la Gran Bretagna sta negoziando con i suoi partner europei una nuova relazione del Paese con l'Unione. Due i nodi che ancora ieri erano oggetto di negoziato diplomatico: il primo è quello dei benefici previdenziali; il secondo quello di una unione sempre più stretta.

Sul fronte previdenziale, la trattativa è resa difficile da due elementi. Da un lato, c'è il timore dei Paesi dell'Est di penalizzare i loro residenti a Londra. Dall'altro, c'è la paura di creare una qualche forma di precedente, tale da inficiare il principio della libera circolazione nell'Unione. «La nostra speranza – spiegava ieri un alto responsabile europeo – è che il freno di emergenza (come viene chiamata questa clausola, ndr) venga utilizzato solo da Londra, per come verrà messo a punto».

Quanto alla richiesta inglese di rivedere o meglio di chiamarsi fuori dal principio di una unione «sempre più stretta», il tema preoccupa in particolare il Belgio e la Francia che temono di concedere alla Gran Bretagna e in generale a chi non ha la moneta unica un qualche potere di veto contro una ulteriore integrazione della zona euro. Molti Paesi vogliono poi evitare assolutamente di mettere a repentaglio l'unicità del mercato unico e dell'acquis comunitario.

Ammesso che i Ventotto trovino un accordo questa settimana, la partita sarà tutt'altro che chiusa. Il Parlamento europeo, che sarà chiamato a dire la sua sulla nuova legislazione relativa ai benefici previdenziali, ha già messo le mani avanti sull'esito finale dell'iter parlamentare (si veda Il Sole 24 Ore di ieri). C'è di più. L'accordo dovrebbe essere, a un certo punto e almeno in parte, inserito nei Trattati e quindi approvato a livello nazionale, in alcuni casi per via parlamentare. Quanti dubbi emergeranno nelle diverse capitali?
Naturalmente, c'è anche la questione dell'esito del referendum. L'intesa se raggiunta verrà messa al voto degli inglesi, secondo la promessa del premier Cameron. Cosa succederà se vinceranno i No? In teoria, la Gran Bretagna dovrebbe uscire dall'Unione d'emblée, ma qui a Bruxelles molti diplomatici non escludono che il governo inglese possa tornare alla carica e richiedere un nuovo negoziato per ritoccare l'intesa. L'ipotesi fa venire i brividi a molti negoziatori.

L'altro argomento del summit è l'emergenza rifugiati, sempre fonte di gravi tensioni nazionali. I Ventotto dovrebbero ribadire l'urgenza di ricollocare i 160mila profughi arrivati in Grecia e Italia, una decisione che va a rilento. Berlino, che vuole assicurare un calo degli arrivi di profughi dal Vicino Oriente, ha organizzato un nuovo incontro tra coloro pronti ad accettare un programma di reinsediamento dei rifugiati ancora in Paesi terzi. Sono in programma incontri anche con il premier turco Ahmet Davutoglu.

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