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Fmi: la ripresa mondiale rischia di deragliare

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DOCUMENTO IN VISTA DEL G-20

Fmi: la ripresa mondiale rischia di deragliare

«La ripresa globale si è ulteriormente indebolita a fronte di un aumento delle turbolenze finanziarie e di un calo dei prezzi degli asset». Lo afferma il Fondo monetario internazionale, che fa notare come dopo un «inatteso» rallentamento dell'attività economica mondiale a fine 2015 ci sia stato un ulteriore indebolimento a inizio 2016. Per questo l'Fmi ritiene che un taglio delle sue stime di crescita «è probabile» nella nuova edizione del suo World Economic Outlook che diffonderà in aprile. A gennaio il Fondo aveva ridotto le previsioni globali dello 0,2% sia per il 2016 e il 2017 a, rispettivamente, un +3,4% e un 3,5 per cento.

Congiuntura globale fragile
L'avvertimento è contenuto in un documento odierno intitolato “Global Prospects and Policy Challenges” e preparato in vista del vertice dei ministri delle Finanze del G-20 che si svolgerà il 26 e 27 febbraio prossimi a Shanghai, in Cina. L'istituto di Washington spiega che «questi sviluppi puntano a rischi maggiori di un deragliamento della ripresa in un momento in cui l'economia globale è particolarmente vulnerabile a shock avversi». Questa congiuntura «fragile» aumenta, dice l'Fmi, «l'urgenza di risposte politiche di ampia portata che rafforzino la crescita e gestiscano le vulnerabilità». Per questo «politiche monetarie accomodanti restano essenziali dove l'inflazione è ancora sotto i target delle banche centrali». Allo stesso tempo però «va ridotto l'eccesso di dipendenza dalle politiche monetarie». Il Fondo dice che azioni multilaterali forti sono necessarie per spingere la crescita e contenere i rischi. A questo proposito l'istituto guidato da Christine Lagarde sostiene che il «G-20 deve agire ora per implementare con decisione le strategie di crescita esistenti» e che «potrebbero essere necessarie riforme alla reti di sicurezza finanziaria globale, inclusi nuovi meccanismi di finanziamenti».

La Germania faccia di più per la crescita europea
Nell'area euro «continua una ripresa graduale, sostenuta in parte da bassi prezzi petroliferi nonostante un rallentamento delle esportazioni nette. Tuttavia, investimenti bassi, disoccupazione alte e bilanci deboli pesano sulla crecita». Il Fondo sottolinea «la continua necessità di deleveraging nelle aziende» e il livello «ancora elevato» dei crediti deteriorati in Europa. L'Fmi ricorda come le banche Ue «abbiano subito forti ribassi in borsa, sulla scia di una redditività che si sta indebolendo, riflesso di un'eredità di debito alto, di un'esposizione alle materie prime e ai mercati emergenti e a tassi di interesse negativi», quadro questo che secondo l'Fmi vale anche per il Giappone. L'istituto guidato da Christine Lagarde - che la settimana scorsa si e' aggiudicata un secondo mandato - torna a ribadire che nell'Area euro i Paesi come la Germania che hanno spazio di manovra da un punto di vista fiscale «dovrebbero fare di più per sostenere la crescita attraverso per esempio investimenti in infrastrutture».

Incognita Cina
Un altro nodo fondamentale della crescita globale è la frenata della Cina. «La sua transizione» verso un modello economico più sostenibile e meno dipendente dalle esportazioni «è stata tra i fattori chiave dietro l'indebolimento della manifattura, del commercio e degli investimenti globali - sostiene il Fondo - La crescita cinese dovrebbe rallentare a fronte di squilibri nell'immobiliare, nel credito e negli investimenti e di un riequilibrio dell'economia verso consumi e servizi». L'Fmi dice che «un rallentamento peggiore delle stime della Cina - con forti effetti su commercio, prezzi delle materie prime, fiducia, volatilità dei mercati finanziari e valute - potrebbe portare a un rallentamento più generalizzato nelle economie emergenti e avanzate, specialmente se contagia ulteriormente gli investimenti, il potenziale di crescita e le aspettative future sui redditi». Attualmente il Fondo stima per Pechino un Pil in rialzo del 6,3% quest'anno e del 6% il prossimo dopo il +6,9% del 2015.

La Fed comunichi meglio le sue intenzioni
L’Fmi dedica un capitolo anche alla politica monetaria americana, l’altro fattore chiave che muove i mercati mondiali. Dopo la stretta monetaria dello scorso dicembre, la prima dal giugno 2006, negli Stati Uniti «ulteriori azioni dovrebbero essere ben comunicate e basate su prove chiare di pressioni sui salari o sui prezzi e una valutazione che l'inflazione si prepara a crescere verso il target della Federal Reserve del 2%», avverte il Fondo. (Il Sole 24 Ore - Radiocor Plus)

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