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G20: «Rischi da Brexit e migrazioni. E ora più riforme che …

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il vertice A shanghai

G20: «Rischi da Brexit e migrazioni. E ora più riforme che politiche monetarie»

Se l’economia globale frena e la crescita c’è ma non brilla il mondo deve guardare oltre la politica monetaria e avvalersi di tutti gli strumenti disponibili, incluse le politiche di bilancio e, ovviamente, le riforme. Perché, per cominciare, «la politica monetaria delle banche centrali da sola non può garantire una crescita equilibrata». E quindi sul versante delle riforme servono «progressi anche più rapidi». È quanto scritto dai leader finanziari delle economie del G20 nella bozza del comunicato finale della due giorni che si conclude oggi a Shanghai.

La ripresa dell'economia globale, per essere chiari, continua ma è «ancora irregolare» e lontana dall'essere «forte, sostenibile ed equilibrata». Secondo i ministri e i banchieri centrali, «la volatilità dei mercati non riflette i fondamentali dell'economia reale». E tuttavia va riconosciuto come «rischi e vulnerabilità» siano aumentati nel quadro globale. La possibile Brexit, per esempio, e anche l’impatto delle migrazioni nel mondo. E infatti«vi sono crescenti preoccupazioni su ulteriori revisioni al ribasso delle previsioni di crescita». Detto questo, dal documento non emergono misure coordinate tra i Paesi del G20, come avrebbero voluto gli investitori.

Le politiche monetarie, allora, «continueranno a sostenere l'attività economica e ad assicurare la stabilità dei prezzi, ma da sole non possono condurre a una crescita bilanciata». I leader delle economie del G20, venerdì, si erano divisi sulle politiche monetarie e di tassi negativi attuati dalla Banca Centrale Europea e dalla banca centrale giapponese, e il ministro delle Finanze tedesco, Wolfgang Schaeuble si era detto apertamente contrario alla possibilità di un pacchetto di stimoli per le economie del gruppo, che ha definito «controproducente» perché «la politica monetaria è estremamente accomodante».

I ministri delle Finanze e i banchieri centrali dei Paesi del G20 hanno poi manifestato, come si diceva, le loro preoccupazioni per la possibile uscita della Gran Bretagna dall'Unione Europea, che sarà decisa dal referendum del prossimo 23 giugno. L'ipotesi “Brexit” potrebbe rivelarsi uno «shock» per l'economia globale. E il ministro britannico delle Finanze George Osborne ha parlato di una situazione «terribilmente seria», una «minaccia per i posti di lavoro e la capacità di sostentamento delle famiglie», ha commentato ancora su Twitter.

Quanto ai padroni di casa, il governatore della Banca centrale cinese (Pboc) Zhou Xiaochuan ha insistito sui fondamentali della Cina, che «restano solidi», di fronte all'economia entrata in una «nuova normalità». Il G20, ha detto Zhou in una nota diffusa su WeChat al termine del meeting finanziario di Shanghai, deve «continuare a lavorare sulla riforma finanziaria globale» e alla «stabilizzazione dei mercati». Un lavoro di «coordinamento delle politiche» ancora più necessario con la fragile ripresa mondiale.

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