Mondo

Migranti, Angela Merkel non cambia idea

  • Abbonati
  • Accedi
la germania e l’europa

Migranti, Angela Merkel non cambia idea

Angela Merkel (Reuters)
Angela Merkel (Reuters)

Angela Merkel non demorde. Semplicemente, come suo costume, chiede più tempo. Ma il suo partito, dopo la sconfitta nelle regionali di domenica che hanno finito per essere un referendum sulla politica delle porte aperte del cancelliere verso i rifugiati, è in subbuglio.

Il giorno dopo le elezioni in tre Laender della Germania, dove è andato alle urne il 20% circa dell’elettorato tedesco, e che hanno visto la clamorosa affermazione del partito anti-immigrati Alternative fuer Deutschland, la signora Merkel ha ammesso che si è trattato di una «giornata pesante», ma non ha cambiato la sua linea che punta su una soluzione europea e l’accordo con la Turchia, entrambi da definire, fra molte incognite, al vertice dei capi di Governo di questa settimana.

«Sono fermamente convinta – ha detto – che ci voglia una soluzione europea e che questo richiede tempo». Il cancelliere ha riconosciuto che «agli occhi dell’opinione pubblica la questione non ha trovato una soluzione conclusiva e soddisfacente. Questo ha deciso il voto». La signora Merkel ha dovuto ammettere che la chiusura della rotta dei rifugiati attraverso i Balcani, chiusura cui lei si è opposta in quanto frutto di misure unilaterali, ha portato vantaggi alla Germania in termini di un minor numero di arrivi, ma che «le foto che arrivano dal confine greco-macedone mostrano che non è una soluzione sostenibile». Il capo del Governo ha anche detto di considerare il voto per AfD un voto di protesta e ispirato dal timore di altre religioni.

Il presidente degli industriali tedeschi, Ulrich Grillo, ha osservato che l’alto consenso raccolto da AfD può spaventare gli investitori stranieri in Germania e rappresenta una «sveglia». Un concetto ripreso anche dalla stampa tedesca, in particolare dalla prima pagina del quotidiano finanziario “Handelsblatt”.

La politica dell’accoglienza ha in realtà raccolto più consensi di quanto possa far pensare l’esplosione del voto al partito anti-immigrati. Secondo diversi sondaggi, in tutti e tre i Laender che sono andati alle urne domenica, la maggioranza dell’elettorato è favorevole alla linea del Governo. In Baden-Wuerttemberg e in Renania-Palatinato, i due Ministerpraesident uscenti, il verde Winfried Kretschmann e la socialdemocratica Malu Dreyer, hanno goduto della propria popolarità personale, ma si sono anche pronunciati nettamente a favore di questa linea e sono stati premiati dal voto, a scapito proprio dei due sfidanti democristiani, Guido Wolf e Julia Kloeckner, che nelle ultime battute della campagna elettorale avevano preso le distanze dal cancelliere sulla questione dei rifugiati.

La vera tempesta è dentro la Cdu, il partito della signora Merkel, che ha perso nettamente in Baden-Wuerttemberg, uno Stato conservatore che ha governato per cinquant’anni fino al 2011, crollando dal 39 al 27%, lasciando ai Verdi, per la prima volta in un Land tedesco, il primato dei voti, e ha subito un’erosione dei consensi anche in Renania-Palatinato (dal 35 al 31%) e in Sassonia-Anhalt (dal 32 al 29,8%). Pochi mesi fa, prima che esplodesse il caos sugli immigrati (nel 2015 ne sono arrivati più di un milione), la Cdu era favorita per aggiudicarsi tutti e tre gli Stati. L’irruzione sulla scena di AfD, che ha preso un eclatante 24,2% in Sassonia-Anhalt, l'unico dei tre nell'ex Germania dell'est, dove fattori economici e di disaffezione si sommano al caso rifugiati, e ha spuntato il 15% nel Baden-Wuerttemberg e il 12,6% in Renania-Palatinato, ha per la prima volta creato una forza consistente a destra dei democristiani e aperto la porta alla frammentazione della scena politica tedesca, per di più con l’introduzione di un elemento anti-sistema.

Questo ha sollevato l’allarme soprattutto di Horst Seehofer, il leader della Csu, gemello bavarese della Cdu della signora Merkel, che già nei mesi scorsi era stato il critico più severo della politica di accoglienza. «Siamo di fronte a uno spostamento tettonico del panorama politico. La risposta non può essere che si continua come prima», ha detto, contraddicendo ancora una volta il cancelliere e sostenendo che la sopravvivenza stessa dei democristiani è in pericolo. Il cancelliere, che abitualmente evita battibecchi con i colleghi di partito, gli ha ribattuto che «c’è un problema, ma non è un problema esistenziale».

Per il cancelliere, il problema può arrivare dai malumori all’interno del partito, soprattutto se nei prossimi mesi dovessero sommarsi a quelle di domenica altre sconfitte regionali (altri due Laender votano a settembre e tre a primavera 2017), anche se la sua popolarità personale (il suo 54% resta a un livello da far invidia a molti altri leader europei, sia pur in netto calo rispetto a qualche mese fa) e la sua capacità di catturare l’elettorato, oltre all’assenza di alternative, rendono per ora improbabile un tentativi di golpe interno in vista delle politiche dell’autunno 2017.

Ma anche il crollo dei socialdemocratici (eccetto per l’exploit personale di Malu Dreyer) può creare problemi di instabilità alla grande coalizione di Governo, dove la Spd sta vivendo la ripetizione della legislatura 2005-2009, quando uscì con le ossa rotte dall'alleanza con la signora Merkel.

© Riproduzione riservata