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Putin all’attacco sui Panama Papers: «Vogliono destabilizzare la…

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lA VERSIONE DI MOSCA

Putin all’attacco sui Panama Papers: «Vogliono destabilizzare la Russia»

«Sciocchezze». I Panama Papers, versione di Vladimir Putin. Che parte al contrattacco, beffardo. «Voi tutti qui siete giornalisti, e sapete che cos’è un prodotto di informazione. Ecco, sono passati per questi posti offshore...ma il vostro umile servitore lì non c’è, non c’è niente di cui parlare», ha detto il presidente russo intervenendo a un Forum sui media a San Pietroburgo, commentando per la prima volta le rivelazioni che da quattro giorni accostano il suo nome a quello di una serie di amici della sua cerchia più ristretta - coinvolti in diversa misura nella rete di società offshore che fanno capo allo studio legale Mossack Fonseca. Uno dei capitoli più clamorosi nella mole di rivelazioni portata alla luce dagli 11,5 milioni di documenti finiti - attraverso la Süddeutsche Zeitung - in mano al Consorzio internazionale di giornalisti investigativi ICIJ.

Putin ribalta lo scandalo sui «partner occidentali», che accusa di voler destabilizzare la Russia con accuse di corruzione perché «ne temono l’unità: per questo cercano di scuoterci dall’interno, di metterci uno contro l’altro». Prevenendo la possibilità che le accuse di corruzione possano danneggiare la sua immagine e indebolire la presa sul potere, suscitando proteste all’interno del Paese che si avvicina a elezioni in autunno, ancora una volta il presidente russo attribuisce a disegni esterni quello che teme di più, il ritrovarsi in mano una Russia meno compatta dietro di sé (timore evidenziato, nei giorni scorsi, dall’annuncio della costituzione di una Guardia nazionale russa, vista come un corpo di pretoriani al diretto comando del presidente). La compattezza della Russia, ha osservato Putin, impensierisce l’Occidente più dello stato dell’economia: «Gli ultimi avvenimenti in Siria - ha detto il capo del Cremlino - hanno mostrato la nostra capacità di risolvere i problemi geopolitici. Ma questo a loro non interessa». Interessa, invece, «seminare diffidenza all’interno della società verso gli organi del potere, dello Stato».

Putin si è detto orgoglioso di persone come Serghej Roldugin, il violoncellista che tanti anni fa a Leningrado gli fece conoscere l’ex moglie Ljudmila e a cui ora vengono attribuite proprietà e transazioni attraverso cui sarebbero circolate dentro e fuori la Russia somme fino a due miliardi di dollari tenendo conto, oltre che di Roldugin, del clan di imprenditori da sempre associati al nome di Putin, e di Bank Rossija - sotto sanzioni: la banca all’origine di ogni mossa.

«Roldugin non è soltanto un musicista - ha detto Putin - è un musicista tra i migliori. E in Russia molti artisti provano a occuparsi di business. Per quanto ne so, anche lui. Qual è il suo business? (Roldugin) ha avuto partecipazioni di minoranza in una delle nostre compagnie. Ha guadagnato qualcosa, ma non miliardi. Stupidaggini! Nulla di simile». Sono orgoglioso di lui, ha detto ancora il presidente russo: «Quasi tutti i suoi soldi li ha spesi per comprare costosi strumenti musicali all’estero e portarli in Russia, per trasmetterli a istituzioni pubbliche».

Putin si è soffermato anche sui presunti registi dello scandalo. «Già Wikileaks ci ha mostrato chi ci sta dietro, funzionari e organi degli Stati Uniti. E per il fatto che questi a volte si permettono di lanciare insulti pubblicamente, per questo membri dell’Amministrazione (degli Stati Uniti, ndr) si sono scusati con noi. Non perché si vergognano, ma perché sono più intelligenti di quelli che fanno queste cose. E quando funzionari del dipartimento di Stato o dell’amministrazione Usa diffondono simili cose insolenti, si espongono come parte in causa. E ci fanno un favore, perché così noi capiamo chi è il mandante».

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