
Sarà una discussione senza dubbio accesa quella sul futuro dell’unione bancaria che i ministri delle Finanze europei terranno venerdì e sabato. Al centro del dibattito, la strategia che dovrebbe portare a una assicurazione unica dei depositi. Molti paesi, tra cui la Germania, chiedono a gran voce garanzie: vogliono che alla condivisione dei rischi bancari coincida una riduzione dei rischi bancari. In questo contesto, l’esposizione al debito nazionale delle banche è uno dei temi più delicati e cruciali.
La presidenza olandese dell’Unione ha pubblicato nei giorni scorsi un breve ma incisivo rapporto in cui fa il punto della situazione su questo fronte. Verrà discusso dai ministri alla fine di questa settimana ad Amsterdam. Attualmente, i titoli di Stato a livello internazionale sono considerati senza rischio. La crisi finanziaria degli ultimi anni ha però mostrato come vi sia il pericolo di un circolo vizioso tra bilancio bancario e bilancio nazionale, quando sotto attacco è il debito sovrano.
«Presenze strutturalmente elevate di debito nazionale nelle banche – si legge nella relazione di cinque pagine – aumentano il rischio che in caso di fallimento sovrano vi sia anche una crisi bancaria». La tesi di molti paesi – tra cui la Germania, ma non solo – è che sia urgente porre limiti all’ammontare di debito pubblico nei portafogli bancari per ridurre i rischi nei bilanci degli istituti di credito, ed evitare un circolo vizioso nel caso di una nuova crisi debitoria.
Berlino fa di questo aspetto una delle condizioni per adottare una assicurazione unica dei depositi o per dotare il nuovo Fondo di risoluzione bancaria di un paracadute finanziario (si veda Il Sole 24 Ore del 16 aprile). Mentre per la Germania i titoli di Stato non possono essere considerati privi di rischio e sono un potenziale pericolo per la stabilità finanziaria di una istituzione creditizia, per altri paesi - come per esempio l’Italia, ma anche la Francia – il debito pubblico è fonte di stabilità per i bilanci delle banche.
Imporre dei vincoli ai titoli di Stato detenuti dalle banche «è sbagliato» e rappresenterebbe «un problema forte» per l’Italia, ha affermato proprio ieri a Roma il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan in una audizione parlamentare. «Il governo è fortemente contrario, è un problema forte» che «va affrontato nella sede globale del Comitato di Basilea e non all’Ecofin». Nel suo rapporto la presidenza olandese tira le fila del dibattito avuto finora in sede tecnica.
Cinque le opzioni: la prima è di lasciare le cose come stanno. Le altre quattro opzioni introducono limiti alla presenza di debito pubblico nel capitale delle banche, sulla base di diverse ponderazioni dei rischi oppure di veri e propri tetti alla detenzione di obbligazioni statali. Il ministro Padoan ha ricordato ieri che le regole sulla rischiosità o meno dei titoli di Stato sono di solito prese a livello internazionale. «È pronta l’Europa a fare cavaliere solo? Non mi sembra», ammetteva ieri un esponente comunitario.
Qui a Bruxelles c’è il desiderio di raffreddare le pressioni tedesche. «Anche piccoli cambiamenti avrebbero un impatto sul mercato molto forte», precisava lo stesso esponente comunitario. Ciò detto, l’adozione di una assicurazione in comune dei depositi bancari, nuovo indispensabile pilastro dell’unione bancaria, passa per una riduzione dei rischi nei bilanci creditizi. Un compromesso è necessario. La strada è chiara, ma impervia. Ad Amsterdam, alla fine della settimana i ministri tenteranno di imboccarla.
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