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Migranti, lo stato che non rispetta le quote pagherà 250mila euro a…

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LA PROPOSTA DELLA COMMISSIONE

Migranti, lo stato che non rispetta le quote pagherà 250mila euro a rifugiato

  • –dal nostro corrispondente

BRUXELLES – Dopo due anni di dibattito anche molto acceso, la Commissione europea ha presentato stamani qui a Bruxelles l'attesa proposta di riforma del diritto d'asilo nell'Unione. Il progetto legislativo, in linea con le notizie circolate alla vigilia, introduce un meccanismo di ricollocamento dei rifugiati da applicare nei casi di emergenza. La proposta è meno ambiziosa delle richieste di alcuni, come l'Italia o la Germania, ma rischia comunque di essere controversa agli occhi di molti paesi.

L'obiettivo del testo legislativo è di introdurre maggiore solidarietà, maggiore equilibrio e maggiore efficienza nell'attuale diritto d'asilo. In questo momento, vale il cosiddetto Principio di Dublino, entrato in vigore nel 1997. Prevede che sia il paese di primo sbarco ad essere responsabile della richiesta di asilo proveniente dal migrante. La regola ha messo sotto immensa pressione l'Italia e la Grecia, porto di approdo di migliaia di persone provenienti dal Vicino Oriente e dal Nord Africa.

La Commissione propone quindi una riforma. Il principio attuale continuerà a valere in condizioni normali. Nel caso in cui un paese registri un aumento dei rifugiati in arrivo superiore al 150% di uno specifico parametro di riferimento (basato su ricchezza e popolazione), entrerà in vigore un meccanismo di ricollocamento delle persone. Il paese che chiederà la sospensione temporanea della redistribuzione sarà chiamato a versare un contributo di solidarietà di 250mila euro per ogni rifugiato non accolto.

Da anni ormai l'Italia sta dando battaglia per una riforma del Principio di Dublino, con l'introduzione di maggiore solidarietà tra i paesi europei. Dinanzi al forte aumento degli arrivi tra il 2014 e il 2015, i Ventotto hanno approvato un meccanismo d'emergenza che prevede in due anni il ricollocamento di 160mila persone arrivate in Italia e in Grecia. Le operazioni stanno andando però a rilento, alla luce della contrarietà di molti paesi dell'Est.
Sia Budapest che Bratislava si sono rivolti alla Corte europea di Giustizia per denunciare l'intesa approvata a maggioranza qualificata. In Ungheria il governo del premier nazionalista Viktor Orbán ha deciso di indire entro ottobre un referendum sull'opportunità o meno di applicare un eventuale accordo europeo che imporrebbe quote di rifugiati per paese. In questo contesto, la proposta comunitaria di oggi rischia di non piacere ai molti governi restiii ad accettare nuovi immigrati sul loro territorio nazionale.

«È difficile pensare che questa proposta possa essere trattata rapidamente dai Ventotto – spiega un diplomatico nazionale –. Mi aspetto che riformare Dublino sarà veramente possibile quando l‘emergenza di oggi sarà contenuta, fino a suscitare meno panico nelle opinioni pubbliche». Diplomatici qui a Bruxelles si aspettano un negoziato lungo anche due anni, alla luce delle prossime elezioni in Francia e Germania che rischiano di rallentare le trattative.

La proposta di Bruxelles giunge dopo che in aprile, la Commissione aveva illustrato due possibili alternative alla legislazione attuale (si veda Il Sole/24 Ore del 7 aprile). La prima era l'opzione che si è poi materializzata oggi. La seconda era assai più radicale, e adottava un meccanismo permanente di ricollocamento. «Non vi è stata volontà politica per seguire questa strada – spiega un negoziatore –. Lo stesso dibattito nel collegio dei commissari, in una prima fase, è stata segnato da forti contrasti nazionali».

Sulla scia dell'emergenza rifugiati, la proposta di riforma del Principio di Dublino - che prevede anche la creazione di una nuova agenzia europea per l'asilo - si associa ad altri provvedimenti. E' oggetto di trattative politiche in queste settimane la creazione di un nuovo corpo di guardie di frontiera europee. Nel frattempo, i Ventotto hanno firmato in marzo un controverso accordo con la Turchia per meglio gestire l'arrivo di migranti provenienti dal Vicino Oriente.

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