Mondo

Kenny rieletto premier irlandese, primo leader post austerity riconfermato

  • Abbonati
  • Accedi
DUBLINO

Kenny rieletto premier irlandese, primo leader post austerity riconfermato

Ap
Ap

Non è stata proprio la riconferma trionfale che si aspettava, ma Enda Kenny è stato designato nuovamente premier irlandese: è così il primo capo di governo di un Paese reduce da un bailout a ottenere un secondo mandato.

Il Parlamento irlandese ha votato la fiducia al primo ministro, 65 anni, leader del partito centrista Fine Gael, con 59 voti su 158 favorevoli e 49 contrari, mettendo fine a uno stallo che durava dalle elezioni politiche del 26 febbraio scorso. Quello che Kenny guiderà sarà del resto, come i numeri del voto parlamentare dicono, un governo di minoranza, reso possibile solo dal sostegno esterno su alcune questioni chiave dei rivali storici del Fianna Fail.

Sebbene infatti Kerry fosse arrivato alle urne forte di una ripresa economica sorprendente, che ha fatto dell’Irlanda il Paese dell’Eurozona a crescita più rapida nel 2015 (e nel 2016, secondo le ultime stime della Commissione Ue: +4,5%), gli elettori, più che premiare questi risultati, hanno punito la maggioranza per i duri sacrifici imposti negli anni seguiti alla crisi e al salvataggio internazionale da 67,5 miliardi. Così il Fine Gael è rimasto il primo partito, ma ha ottenuto appena 50 seggi, mentre i partner laburisti sono crollati ad appena 7 seggi. L’unica maggioranza possibile è apparsa subito una coalizione tra lo stesso Fine Gael e il Fianna Fail (44 seggi) di Micheal Martin, partiti ideologicamente vicini ma divisi da una rivalità storica con radici nella guerra di indipendenza dalla Gran Bretagna.

Una rivalità che l’appello all’interesse nazionale è riuscito solo a scalfire, ma non abbattere del tutto, fino all’accordo di venerdì scorso in cui il Fianna Fail si è impegnato a sostenere un governo guidato da Kenny fino al budget 2018, in cambio di alcune concessioni, a cominciare dalla sospensione dell’impopolare tassa sull’acqua. Il Fine Gael ha poi ottenuto il sostegno di nove deputati indipendenti, che hanno votato la fiducia, non quello degli ex alleati laburisti.

L’ipotesi di nuove elezioni è dunque per il momento scongiurata, anche se un governo di minoranza, come notano diversi analisti, non è garanzia di stabilità politica. «La ristrettezza dei numeri e la spregiudicatezza necessaria per arrivare a questo punto – ha dichiarato Gary Murphy, professore di Scienze politiche alla Dublin City University, non mi dà grande fiducia che questo governo durerà fino al 2018».

“Kenny: «Il governo che guiderò sarà un tipo di amministrazione senza precedenti»”

 

La bozza del programma politico non suggerisce svolte radicali in materia di politiche fiscali, anche se suggerisce un ruolo più attivo del governo nel settore bancario, origine della crisi irlandese e tuttora in lenta e solo parziale ripresa. Nel nuovo gabinetto entrano tre ministri indipendenti, ricompensa all’appoggio parlamentare, viene confermato il ministro delle Finanze, Michael Noonan, figura chiave del governo uscente.

© Riproduzione riservata