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L'Analisi|Europa

Ladro o eroe, a che punto è la storia incredibile dell’ex trader Kerviel

«Bravo à mes avocats! Le combat continue encore et toujours...jusqu'à la fin». Complimenti ai miei avvocati. La battaglia continua ora e sempre, fino alla fine. Jerome Kerviel non poteva essere più contento. L'ex trader della Société Générale condannato a cinque anni di carcere per aver provocato una perdita record di 4,9 miliardi di euro alla banca francese, ha affidato a un tweet la sua reazione alla prima vittoria giudiziaria nel lungo braccio di ferro contro la sua ex banca.

Il Conseil des Prud'hommes di Versailles, cioé il Tribunale del lavoro francese, ha infatti condannato la Société Générale a pagare 455.500 euro a Kerviel per averlo licenziato «senza causa reale o seria» e con condizioni «vessatorie». La banca dovrà versare immediatamente 80mila euro al suo ex dipendente. Una decisione «scandalosa», secondo l'avvocato della Societe Generale, Arnaud Chaulet, che ha annunciato il ricorso in appello.

Ladro o eroe, la Francia si divide

Ladro o eroe a seconda del punto di vista, non si può dire che il 39enne Kerviel non faccia parlare di sé. Nel 2008 è stato al centro di uno dei maggiori scandali della storia finanziaria, quando SocGen lo accusò di aver provocato una perdita monstre di 4,9 miliardi di euro a causa di spregiudicate operazioni di trading di cui la banca non era a conoscenza. Kerviel ha sempre negato che SocGen fosse all'oscuro delle sue manovre ma è stato giudicato colpevole e condannato a cinque anni con la condizionale di cui tre in carcere.

Kerviel ama i colpi di scena. E così quando nel maggio del 2014 la Corte di Cassazione francese aveva reso definitiva la sua condanna (annullando e rinviando al tribunale civile il processo sul risarcimento di 4,9 miliardi di euro richiesto dalla SocGen) Kerviel si era fatto trovare in Italia, dove a fine febbraio aveva incontrato Papa Francesco a Roma e aveva poi iniziato una lunga marcia di 1.400 chilometri, zaino in spalla, alla volta di Parigi. Una protesta «contro la tirannia dei mercati», aveva argomentato Kerviel. E così l'ex trader divenuto testimonial della lotta alla “finanza-casinò”, aveva deciso di deviare il suo cammino verso Ventimiglia per consegnarsi alla gendarmeria francese a Mentone.

Sportivo e amante della buona tavola, rischia di risarcire 4,9 miliardi

Quella ottenuta dal Conseil des prud'hommes è la prima vittoria giudiziaria per Kerviel nel braccio di ferro che ormai da otto anni lo oppone alla SocGen. Secondo il Conseil il licenziamento dell'ex-trader è intervenuto per «fatti prescritti». La banca, inoltre, era a conoscenza del fatto che Kerviel superava i limiti di 125 milioni di euro imposti alle operazioni di mercato ben prima di comunicargli il licenziamento nel gennaio 2008. Dunque sarebbe stata connivente, come Kerviel ha sempre affermato.

A Kerviel è stato riconosciuto il pagamento di un bonus di 300mila euro per il 2007, in quanto la banca «era perfettamente a conoscenza delle sue operazioni, ha sentenziato il Tribnale del lavoro di Versailles. Nel 2007 Kerviel aveva fatto guadagnare alla banca francese una cifra compresa tra 1,4 e 1,5 miliardi di euro.
Per Kerviel lo sportivo, amante dei viaggi e della buona tavola, però, quella di martedì è soltanto una vittoria di tappa. La settimana prossima l'ex-trader affronterà la SocGen in un altro capitolo dell'affaire: quello del risarcimento danni chiesto dalla banca, che sarà nuovamente discusso in appello secondo stabilito dalla Corte di cassazione. La banca chiede all'ex trader un risaricmento di 4,9 miliardi di euro.

Chiesta la revisione del processo

L'affaire SocGen rischia di provocare nei prossimi mesi nuovi colpi di scena. Gli avvocati di Kerviel, infatti, hanno chiesto la revisione del processo penale alla luce di alcune notivà emerse alcuni mesi fa e rivelate dal giornale online Mediapart.

L'ufficiale di polizia che ha condotto le indagini, Nathalie Le Roy, ha rivelato nel corso di un'udienza davanti al giudice istruttore che i superiori di Kerviel e i vertici della banca «non potevano ignorare» che cosa l'ex trader stesse facendo. Alla chiusura delle indagini, Le Roy era convinta della colpevolezza di Kerviel ma poi «in occasione delle diverse udienze e con i numerosi documenti che ho potuto esaminare - ha ricostruito pochi mesi fa - ho avuto la sensazione e poi la certezza che i superiori di Jerome Kerviel non potessero ignorare le posizioni prese da quest'ultimo».

Ma non basta. Perché Le Roy ha sostenuto di aver avuto l'impressione «che i vertici di Société Générale mi dessero soltanto le prove che volevano darmi, non hanno mai risposto neanche alla mia richiesta di rogatoria. Mi hanno portato i testimoni che volevano loro. Hanno stabilito da soli le condizioni della mia indagine». Le Roy ha citato anche una mail inviata da un altro dipendente della banca a un gruppo di dirigenti, in cui li avvertiva dei rischi che potevano comportare alcune scelte di Kerviel.

C'è quanto basta per far riaprire il processo? La corte di revisione ha deciso che prima di pronunciarsi sull'eventuale riapertura del caso, attenderà l'esito dei dibattimenti ancora in corso. Kerviel non aspetta altro per dimostrare che la banca sapeva e che lui non ha agito da solo. Le verità sull'affaire del secolo probabilmente non è ancora stata scritta.

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