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Strage di Orlando, Obama frena sulla pista Isis: «Estremismo…

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NELL’ATTENTATO UCCISE 49 PERSONE

Strage di Orlando, Obama frena sulla pista Isis: «Estremismo interno»

L’assassino in Florida era un fondamentalista forse in contatto con combattenti morti in Siria, ma il presidente Obama oggi chiarisce: «Non c'è alcuna prova chiara che il killer di Orlando sia stato guidato da estremisti o che abbia fatto parte di un complotto più ampio». In sostanza mentre tutto quanto sinora emerso porta a far pensare che Omar Mateen sia stato telecomandato a distanza o comunque abbia agito agli ordini dell’Isis in Medio Oriente, il presidente Obama fa una dichiarazione che va nella direzione opposta cioè nel senso di una autoradicalizzazione: il gesto di un lupo solitario.

«Sembra che abbia annunciato fedeltà all'Isis all'ultimo minuto» ha detto Obama nella conferenza stampa alla Casa Bianca dopo un briefing con l'Fbi, precisando che il killer è stato ispirato apparentemente da diverse fonti estremiste su internet. Obama ha richiamato l'attenzione anche sul fatto che gruppi terroristici come Isis e Al-Qaeda prendono di mira gay e lesbiche per la loro «violenta e fallimentare ideologia».

«Homegrown extremism», estremismo cresciuto entro i confini nazionali: così Obama definisce la strage di Orlando, spiegando che si è trattato di «qualcosa di simile a quello che abbiamo visto a San Bernardino». Il presidente ha quindi sottolineato come il killer abbia agito dopo aver acquistato un tipo armi «non difficili da ottenere».

Sul tema delle armi è intervenuta anche Hillary Clinton. «Se l'Fbi è sulle tue tracce non dovrebbe essere possibile che tu possa acquistare delle armi senza che nessuno ti chieda nulla», ha affermato la candidata del Partito democratico commentando il fatto che Omar Mateen fosse nella lista delle persone sotto il controllo dell'agenzia federale.

Mateen era «freddo e calmo» quando ha commesso la strage, si legge oggi nei media americani. Intanto sono stati recuperati tutti i 49 corpi all’interno del Pulse, il night club frequentato dalla comunità gay della strage di sabato notte.

Si è appreso che Mateen frequentava la moschea dove si recava occasionalmente a pregare Moner Mohammad Abusalha, un kamikaze che si è fatto esplodere in Siria. Non è ancora chiaro se i due si conoscessero ma con il passare delle ore emergono sempre più elementi che portano a un chiaro quadro di radicalizzazione del ventinovenne. Mateen era stato in visita due volte in Arabia Saudita, nel 2011 e nel 2012, per partecipare al pellegrinaggio alla Mecca.

Inoltre, era iscritto al “seminario” fondamentalista online di Marcus Dwayne Robertson, 47 anni, alias Abu Taubah. Robertson è stato in carcere per 4 anni in Florida per possesso illegale di armi e fu scarcerato un anno fa. Ha sempre propagandato la sua avversione per l’omosessualità. Secondo Fox News Robertson e altri membri del gruppo sono stati interrogati dagli inquirenti ma non ci sarebbero stati fermi.

L’eccidio di Orlando potrebbe influenzare pesantemente una campagna elettorale dal clima già plumbeo. Dopo Donald Trump, che ha chiesto a Obama di dimettersi, è intervenuta Hillary Clinton: la risposta degli Stati Uniti, ha detto, non può essere «la demonizzazione dei musulmani» né «dichiarare guerra a tutte le religioni». La candidata democratica alla Casa Bianca ha sottolineato piuttosto la necessità di farla finita «con le armi da guerra in mano a chiunque». Concetti ribaditi anche dal segretario di Stato John Kerry secondo il quale sarebbe sbagliato «cercare di puntare il dito contro una religione o l’altra. Non è tra i valori del nostro paese».

I capi di Stato di tutto il mondo si sono stretti agli Stati Uniti inviando messaggi di cordoglio, incluso il presidente italiano Sergio Mattarella.

Lo Stato islamico continua a rivendicare la paternità della strage: attraverso la sua radio ufficiale in lingua inglese al-Bayan ha definito Omar Mateen come «uno dei soldati del Califfato in America». Domenica era apparsa su Amaq, l’agenzia online dell’Isis, una prima rivendicazione attribuita a una «fonte», secondo cui Omar Mateen sarebbe un «combattente» dello Stato islamico. «Dio ha permesso al fratello Omar Mateen, uno dei soldati del Califfato in America, di portare una ghazwa (termine islamico per attacco) durante il quale è riuscito a entrare in una discoteca di sodomiti nella città di Orlando (...) e uccidere e ferire più di 100 di loro», recita il bollettino di al-Bayan.

Proprio durante la strage Mateen «aveva compiuto alcune chiamate al 911 (il numero unico di emergenza negli Stati Uniti, ndr) in cui ha dichiarato la sua fedeltà al leader dello Stato islamico», ha specificato Ronald Hopper, agente speciale dell’Fbi incaricato del caso. Il locale notturno Pulse è nel cuore di Orlando, circa 15 miglia a nord-est del Walt Disney World Resort e, al momento della strage, ospitava circa 350 clienti, invitati a un evento di musica latina durante la settimana di celebrazioni per il Gay Pride.


Cinquantatrè persone sono rimaste ferite in quella che è stata la sparatoria più cruenta nella storia degli Stati Uniti, che ha eclissato il massacro di 32 persone al Virginia Tech University nel 2007.

Strage di Orlando, il dolore di Obama: vicini alla comunità lgbt

«Sappiamo abbastanza per dire che questo è stato un atto di terrore, un atto di odio», ha detto il presidente Obama in un discorso dalla Casa Bianca. «Siamo uniti nel dolore, nella rabbia e nella volontà di difendere la nostra gente».

Critiche all’Fbi
Il giorno dopo il massacro al locale gay di Orlando emergono le prime critiche all'Fbi in quanto, nonostante il killer fosse stato interrogato tre volte, due nel 2013 e una nel 2014, per sospetti legami con il terrorismo islamico, ha potuto comunque acquistare legalmente un fucile e una pistola la settimana scorsa. Secondo i media Usa, il fatto che Omar Mateen fosse nel radar dell’Fbi riaccenderà il dibattito riguardante le leggi sulle armi da fuoco nel Paese in riferimento alle persone sotto inchiesta per terrorismo. Il capo della Polizia di New York, Bill Bratton, ha duramente criticato la Nra, la potente lobby delle armi che la scorsa settimana ha fatto una campagna per evitare che alle persone incluse nella lista no-fly del governo sia vietato l’acquisto delle armi. «L’idea che abbiamo una lista nera sui terroristi e una lista no-fly e che qualcuno su quelle liste possa comunque acquistare un’arma, è il più alto livello di follia», ha detto Bratton alla Cnn.

La società dove lavorava Mateen crolla in Borsa
All'indomani della strage di Orlando, le azioni della società di sicurezza privata G4S, in cui aveva lavorato l’autore del massacro, sono crollate alla borsa di Londra. A mezzogiorno il titolo aveva lasciato sul terreno il 5,71% e l’azienda ha voluto pubblicare una nota sul sito del London Stock Exchange per far sapere che Mateen era stato «oggetto di controlli dettagliati da parte della società quando era stato assunto nel 2007». Il giovane fu «ri-controllato nel 2013 senza risultati negativi», si legge ancora nella nota; e fu anche «soggetto ai controlli da parte di un’agenzia americana senza che venisse riportato alcunché al G4S».
Come già era avvenuto a Parigi e Bruxelles, dopo la strage di Orlando Facebook ha attivato il Safety Check, uno strumento che consente a chi si trova in luoghi interessati da attentati o catastrofi naturali di far sapere ai propri contatti che sta bene. È stata la prima volta che il social network ha attivato lo strumento negli Stati Uniti.

LE VITTIME DI SPARATORIE DI MASSA NEGLI USA DAL 2013 AL 2016
* dati aggiornati al 12 giugno (Fonte: Gun Violence Archive)


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