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Banche e bond, stretta Ue rinviata

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Banche e bond, stretta Ue rinviata

I ministri delle Finanze dell'Unione, riuniti ieri qui in Lussemburgo, hanno deciso una nuova (ma ancora incerta) tabella di marcia con la quale completare l'unione bancaria. Nodo controverso è quello di una assicurazione in solido dei depositi creditizi. Tra le cose decise dai Ventotto, c'è la scelta di aspettare le regole internazionali di Basilea su eventuali limiti all'esposizione ai titoli di Stato dei bilanci bancari, facendo così propria la posizione dell'Italia.

«Abbiamo confermato l'impegno a lavorare in parallelo sulla riduzione dei rischi e sulla condivisione dei rischi» in modo da consentire in ultima analisi la nascita di una garanzia unica dei depositi bancari, ha detto il presidente dell'Ecofin Jeroen Dijsselbloem. «La tabella di marcia è il frutto di un negoziato non semplice, ma si tratta di un buon compromesso, viste le posizioni negoziali dei vari paesi», ha aggiunto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, che ha parlato di «bicchiere mezzo pieno».

In un documento di quattro pagine, i ministri dell'Ecofin hanno voluto sancire nero su bianco il tentativo di dare nuovo slancio a un negoziato diplomatico che in questi ultimi mesi è stato segnato da stallo. Le trattative si sono arenate sulla nascita di una garanzia unica dei depositi, terzo pilastro di una unione bancaria che prevede vigilanza unica e risoluzione unica. Nodo del contendere: la rapidità con la quale giungere a una responsabilità in solido dei rischi.

Tra gli aspetti interessanti, il primo riguarda l'idea stessa di garanzia unica dei depositi. Nel loro comunicato, i ministri hanno deciso che «il Consiglio continuerà un lavoro costruttivo a livello tecnico». Si legge poi: «Il negoziato a livello politico inizierà non appena sarà compiuto sufficiente progresso sulle misure per ridurre i rischi» nei bilanci bancari, così come chiesto da Berlino. La Commissione europea ha promesso nuove proposte legislative sui requisiti patrimoniali e i livelli di leva finanziaria entro breve.

Su questo fronte, la novità riguarda l'idea di mettere a punto lo schema di garanzia attraverso un accordo intergovernativo. Si può presumere che questa scelta nasconda il tentativo di alcuni governi di evitare l'iter comunitario, gestendo loro passo passo la graduale e sofferta responsabilità in solido dei depositi bancari in Europa. Questo aspetto, voluto dal governo tedesco, è compensato su altri fronti da tre richieste presentate a suo tempo da Parigi e Roma, e ieri inserite nel comunicato dell'Ecofin.

La prima riguarda l'esposizione delle banche ai titoli del loro paese. Alcuni paesi, tra cui l'Italia, si erano opposti all'idea di altri Stati, come la Germania o l'Olanda, di introdurre limiti per evitare di creare circoli viziosi tra bilancio bancario e bilancio nazionale nel caso di crisi finanziaria (si veda Il Sole/24 Ore del 24 aprile). «Sul trattamento regolamentare delle esposizioni sovrane – si legge nel comunicato -, il Consiglio è d'accordo per aspettare l'esito del Comitato di Basilea».

La questione è oggetto di discussioni presso la Banca per i regolamenti internazionali, in Svizzera. Poiché molti paesi emergenti sono contrari a introdurre limiti, per ora l'ipotesi sembra rinviata sine die: «congelata», secondo il ministro Padoan. Il secondo elemento riguarda il Fondo di risoluzione. I Ventotto sono d'accordo per iniziare in settembre un negoziato in vista della creazione di un salvagente pubblico, da utilizzare mentre il fondo - a cui contribuisce la mano privato - sale a regime.

Infine, i ministri hanno deciso che i nuovi requisiti di capacità aggiuntiva di assorbimento di eventuali perdite bancarie (l'acronimo inglese è TLAC) dovranno seguire le norme inserite nella recente direttiva sui requisiti creditizi (nota con l'acronimo BRRD). Il testo parla di un tasso massimo dell'8% delle passività di un istituto di credito. Dinanzi all'ipotesi che questo tetto potesse essere aumentato nella trattativa sulla garanzia unica dei depositi, Italia e Francia avevano chiesto rassicurazioni, ottenute ieri.

I più pessimisti noteranno che l'accordo di ieri non introduce date entro le quali completare l'unione bancaria e conferma che la riduzione dei rischi deve andare a braccetto con la condivisione dei rischi. I più ottimisti, però, possono rispondere che malgrado tutto il negoziato prosegue, e che vi è un abbozzo di tempistica. Come ha spiegato il ministro Padoan, il passaggio politico cruciale giungerà quando i governi saranno chiamati a valutare la riduzione dei rischi che permetterà l'effettiva condivisione dei rischi.

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