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Dossier | N. (none) articoliReferendum su Brexit

Londra: oltre 3 milioni di firme per nuovo referendum (e la città chiede indipendenza)

LONDRA - Dopo il risultato-shock per la Gran Bretagna è il momento di guardare avanti e decidere quali sono i prossimi passi da fare. Vediamo gli sviluppi più importanti e le notizie più significative di questo week end:

Il Commissario Ue rassegna le dimissioni
Lord Hill, Commissario Ue responsabile del settore finanziario, ha annunciato stamani le sue dimissioni, spiegando che gli è impossibile continuare dopo la decisione della Gran Bretagna di lasciare la Ue. «Quello che è fatto non può essere disfatto - ha detto Hill, uno stretto alleato di David Cameron –. Me ne vado convinto che, nonostante le frustrazioni, essere membri della Ue era un bene per il nostro ruolo nel mondo e per la nostra economia. Adesso dobbiamo cercare di far funzionare il nostro nuovo rapporto con l'Europa nel modo migliore possibile».

Moody's declassa l'economia britannica
In seguito all'esito del referendum le prospettive per il credit rating britannico sono state ridotte da “stabili” a “negative”, ha annunciato Moody's.

Il Paese deve ora affrontare un “periodo di prolungata incertezza” e di crescita economica più lenta, con effetti negativi che «non saranno compensati dai risparmi dovuti al fatto di non dover più contribuire al budget Ue». Il rating resta AA+ (La Gran Bretagna aveva perso il rating AAA tre anni fa) ma le previsioni sono più pessimistiche.

La decisione di Moody's, ha spiegato oggi il chief credit officer Colin Ellis «porterà a costi più alti per i finanziamenti e il suo impatto sarà sentito non solo dal Governo ma sul lungo termine dalle imprese e dalle famiglie».
Prima del referendum anche Standard & Poor's aveva avvertito che in caso di Brexit la Gran Bretagna avrebbe potuto perdere il rating AAA. Ieri alla Borsa di Londra le società del Ftse 100 hanno perso 50 miliardi di sterline.

La Scozia conferma ipotesi di nuovo referendum
Al termine di una riunione di emergenza del Governo scozzese, la premier Nicola Sturgeon ha confermato l'avvio dell'iter legale per indire un nuovo referendum sull'indipendenza. Ogni singola circoscrizione elettorale in Scozia ha votato a favore di restare, opzione sostenuta da quasi due terzi della popolazione, e la premier aveva subito dichiarato che sarebbe stato «democraticamente inaccettabile» costringere gli scozzesi a uscire dalla Ue.

Un secondo referendum sull'indipendenza «è un'opzione che è stata formalmente approvata dal Governo», ha confermato oggi.
La Sturgeon ha anche annunciato la creazione di un gruppo di esperti per gestire i rapporti futuri con la Ue. Edimburgo avvierà immediatamente trattative con Bruxelles per «proteggere il ruolo della Scozia nella Ue», ha detto.

Petizione per un secondo referendum
La petizione online al Parlamento che chiede di indire un secondo referendum sulla Ue ha già avuto oltre 3 milioni di firme, molte più del numero necessario per essere discussa a Westminster.

Nonostante il sito fosse andato temporaneamente in tilt per eccesso di traffico, centinaia di migliaia di persone in poche ore sono riuscite a firmare la petizione, e il numero cresce di ora in ora .

Le regole prevedono che un secondo referendum possa essere concesso «se il voto del precedente è sotto il 60% e se l'affluenza è stata meno del 75%». In questo caso il voto a favore di Brexit ha raccolto il 51,9% dei voti e l'affluenza è stata del 71,8 per cento. Il Comitato Petizioni del Parlamento si riunirà martedì per decidere se la questione potrà essere discussa a Westminster.

Londra chiede l'indipendenza
Londra, dove il 60% degli elettori ha votato a favore di restare nella Ue, ha avviato un'altra petizione per chiedere l'indipendenza dal Regno Unito e aderire all'Unione Europea. La prospettiva di una città-stato indipendente è piaciuta a oltre centomila persone, che hanno firmato la petizione al sindaco della capitale, il laburista Sadiq Khan, che era schierato con Remain. La petizione spiega che «Londra è una città internazionale, e vogliamo restare nel cuore dell'Europa».

Jeremy Corbyn al contrattacco
Il leader laburista Jeremy Corbyn stamani ha tenuto un discorso sul dopo-Brexit per cercare di riprendere l'iniziativa. Ieri i risultati del referendum avevano dimostrato che un gran numero di elettori laburisti avevano ignorato le indicazioni del partito di votare Remain e si erano schierati invece per Brexit, determinando la vittoria del fronte anti-Ue. Diversi deputati laburisti hanno avviato una mozione di sfiducia contro Corbyn: martedì quando ci sarà il voto a scrutinio segreto si prevede che fino a 200 deputati su 232 potrebbero firmarla. In compenso i sostenitori di Corbyn hanno raccolto 140mila firme per una lettera di fiducia al leader.

Oggi Corbyn ha dichiarato che resterà leader del partito anche se i deputati voteranno contro di lui perché ha il sostegno della base. Corbyn ha anche criticato il tono «irresponsabile» del dibattito sull'immigrazione durante la campagna elettorale e ha chiesto al Governo di migliorare i servizi pubblici. «Il vero problema - ha detto, è l'ineguaglianza».

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