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dopo brexit: la risposta della ue

Europarlamento: «Londra attivi prima possibile l’iter d’uscita»

  • –dal nostro corrispondente
Il  premier britannico Davd Cameron
Il premier britannico Davd Cameron

BRUXELLES – A ridosso di uno storico vertice europeo dedicato in gran parte alla scelta referendaria britannica di lasciare l’Unione, il Parlamento europeo ha approvato martedì mattina una risoluzione non vincolante con la quale chiede a Londra di notificare «appena possibile» la sua volontà di uscire dalla Ue. Almeno nella forma, la presa di posizione, particolarmente simbolica, stona con quella dei partner del Regno Unito che hanno deciso in questo momento di avere una posizione più attendista.

La risoluzione è stata approvata qui a Bruxelles con 395 voti a favore, e 200 contrari. Nel testo si legge che l’attivazione dell’articolo 50 dei Trattati, il quale regolamenta l’uscita di un Paese dall’Unione «è necessaria a ciascuno per evitare una incertezza che sarebbe dannosa, e proteggere l’integrità dell’Unione». Nel contempo, il Parlamento ha spiegato che «la volontà espressa dal popolo (britannico, ndr) deve essere interamente e scrupolosamente rispettata».

La presa di posizione giunge mentre il Regno Unito sta temporeggiando nell’attivare l’articolo 50. Ufficialmente vale quanto ha detto il premier dimissionario David Cameron che ha trasferito l’onere al suo successore tra settembre e ottobre, quando verrà eletto un nuovo leader del partito conservatore. Qui a Bruxelles c’è chi dubita che Londra voglia mai notificare la sua uscita dal’Unione, nel tentativo o di ribaltare il voto referendario o di negoziare informalmente un rapporto privilegiato con la Ue.

I partner europei della Gran Bretagna, che si riuniranno oggi e domani per discutere del Brexit, sono in ambascie. Nel breve termine, hanno deciso di lasciare a Londra il tempo necessario per risolvere la situazione in cui si trova il paese. Dopo il referendum, i due maggiori partiti sono in crisi. Il Regno Unito è sull’orlo dell’implosione: sia la Scozia che l’Irlanda del Nord vogliono rimanere nella Ue. La prima vuole l’indipendenza; la seconda l’annessione alla Repubblica di Irlanda.

Dinanzi a questa situazione, i 27 sono pronti a lasciare tempo alla Gran Bretagna. Ma quanto tempo? L’incertezza è un fattore che non piace a nessuno, tanto più che Londra potrebbe essere tentata di non notificare alcunché. Da Berlino, la cancelliera Angela Merkel ha detto stamani davanti al Bundestag di rifiutare negoziati “à la carte”. Ha poi aggiunto: “Colui che esce dalla famiglia ne può aspettarsi a che tutti i suoi doveri spariscano e che i suoi privilegi vengano mantenuti”.

Il timore della cancelliera è di diventare ostaggio del Regno Unito. Consapevole di come i Ventisette temano un Brexit, Londra potrebbe tentare di ricattare i suoi partner, tirandola per le lunghe, pur di ottenere trattamenti di favore. In un discorso davanti al Parlamento europeo, il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha precisato: «Chiedo a Londra di fare chiarezza, non immediata. Non oggi, non domani, ma non possiamo permetterci di accomodarci in una lunga incertezza».

In questo senso, la risoluzione parlamentare approvata stamani serve a tenere sotto pressione la Gran Bretagna in un difficile esercizio di equilibrismo tra la consapevolezza di dover dare tempo ai dirigenti inglesi e l’urgenza di garantire certezze all’Unione. Juncker ha poi colto l’occasione per smentire le voci che lo danno infragilito e in uscita: «L’Europa resta un progetto di pace e di futuro. Non sono né stanco, né malato. Resterò al mio posto fino all’ultimo respiro».

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