LONDRA – Speriamo che sia femmina? Speranza soddisfatta: sarà femmina. A varcare la soglia di Downing street il 9 settembre prossimo sarà Theresa May, 59 anni, ministro dgeli interni o Andrea Leadsom, 53 anni, sottosegretario all'energia. La prima, timida sostenitrice di Remain, s'è garantita il sostegno di 199 deputati, la seconda, combattente per Leave, si è aggiudicata i voti di 84 members of Parliament.
Mentre si sprecano improbabili paragoni con l'ultima signora che occupò Downing street - Margaret Thatcher - si chiude l'epica del tradimento consumato dal ministro della Giustizia Michael Gove ai danni di Boris Johnson. Westminster non ha apprezzato la pugnalata e il ministro della giustizia è stato eliminato dalla corsa per la leadership del partito Tory e la premiership del Paese con 46 voti a favore. «Sono naturalmente deluso – ha commentato – ma le mie avversarie sono state due formidabili concorrenti». Se ne va dopo aver scritto una delle pagine più meschine della storia del partito conservatore. Sostenendo prima Boris Johnson per poi scaricarlo, rivendicando a sé un compito che aveva sempre detto di non poter ricoprire. L'ex sindaco è caduto – e pochi se ne lagnano, anzi – ma con lui era inevitabile che cadesse anche il Bruto del caso.
“Michael Gove se ne va dopo aver scritto una delle pagine più meschine della storia del partito conservatore, sostenendo prima Boris Johnson per poi scaricarlo”
Bagatelle per il solito massacro della politica, dunque, mentre la Gran Bretagna entra in una fase nuova della sua vita di Paese ai margini d'Europa. A negoziare con i partner sarà una donna dunque, ma la differenza fra le due è spiccata. Theresa May considerata favoritissima è stata secca. «Ci vuole ora un leader con esperienza politica e capace di riunire il partito». Ovviamente ci vuole lei che, scegliendosi come co-equipier della corsa il ministro favorevole a Leave Chris Grayling, è stata capace di offrire un'immagine di sè ecumenica abbastanza da convincere i più a votarla. Se vincerà davvero il round finale della competizione fra i conservatori, i partner Ue si troveranno davanti una donna cocciuta, quasi insopportabile, «a bloody difficult woman» come l'ha definita un grande del partito come Ken Clarke. «La prossima persona con cui dovrò essere “bloody difficult” - ha risposto Theresa May - è Jean Claude Juncker». Il temperamento lo ha subito mostrato facendo sapere di non essere pronta a garantire, fin d'ora, la permanenza in Gran Bretagna a tutti i cittadini Ue oggi residenti. Posizione negoziale ? Probabilmente sì, ma oltremodo severa. Se, naturalmente, vincerà lei.
Andrea Leadsom ha il sostegno di Boris Johnson e della sua corte, ma non è riuscita a convogliare quel consenso che sembrava potesse emergere in parlamento. S'è assicurata cioè meno voti del previsto, nonostante, a differenza della May, abbia garantito una rapida attuiazione dell'articolo 50 per la separazione da Bruxelles. Ora resta da seguire l'ultima fase della Grande Corsa innescata dalla Brexit: 150mila iscritti al Tory party dovranno scegliere chi sostenere. Se vorranno dare seguito alla volontà popolare dovranno sostenere Andrea Leadsom in quanto esponente di Leave, se, invece, cercheranno di riunire i Tory, punteranno su Theresa May. Il 9 settembre si conoscerà il nome del successore di David Cameron, la donna che dovrà avviare l'articolo 50 e il divorzio anglo-europeo.
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