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Chi è Angela Eagle, la scacchista che vuole la guida del Labour

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i laburisti dopo brexit

Chi è Angela Eagle, la scacchista che vuole la guida del Labour

Angela Eagle sfida  Jeremy Corbyn
Angela Eagle sfida Jeremy Corbyn

«Winston, se tu fossi mio marito, ti metterei il veleno nel caffè», diceva la signora Astor, prima donna deputato in Gran Bretagna. «Nancy, se tu fossi mia moglie, lo berrei», rispondeva Churchill. Uno dei tanti aneddoti poco gentili con le donne che hanno reso leggendario il primo ministro guida del Regno Unito durante la Seconda guerra mondiale e che oggi sono improponibili. Eppure anche Angela Eagle, deputata che l’11 luglio si candida ufficialmente a guidare il Labour dopo Brexit, ne potrebbe raccontare uno: è stato quando un giorno del 2011 in Parlamento ha infilato una domanda dopo l’altra sulla riforma del sistema sanitario e si è sentita rispondere dal premier Cameron: «Calmati, cara».

Eagle non si è scomposta più di tanto: mentre il portavoce del Labour definiva la reazione di Cameron «sessista, offensiva e paternalistica», lei commentava che era stata «trattata in quel modo da gente migliore del primo ministro», il quale casomai «doveva chiedere scusa per l’economia in agonia».

Nei giorni in cui le due conservatrici che vogliono succedere a Cameron sono impigliate in una tremenda polemica su potere e maternità - Andrea Leadsom dice di essere migliore di Theresa May perché madre di tre figli - il profilo di Angela Eagle appare perfetto per i tempi e il maggiore partito di opposizione che vuole guidare a dispetto dell’attuale leader. Di quel Jeremy Corbyn sfiduciato dall’80% dei colleghi in parlamento dopo Brexit, ma forse ancora popolare tra la base di sinistra.

Eagle ha 55 anni, una gemella di nome Maria anche lei parlamentare e una moglie, un’altra Maria, sposata nel 2007 e attivista sindacale. Ha un passato da precoce campionessa di scacchi, viene dalla middle class dello Yorkshire ma si è laureata in filosofia a Oxford, ha fatto coming out nel 1997 ma quando lo disse al vice di Tony Blair Prescott lui le rispose: «Dimmi qualcosa che non so». Si è distinta per la tutela di minoranze e dei diritti civili, quindi potrebbe andare bene a quella parte del partito incantato dalle sirene socialiste di Corbyn che da parlamentare negli anni del New Labour al potere ha votato 500 volte contro il suo governo. Allo stesso tempo fino al voto su Brexit quando assieme a molti suoi colleghi si è dimessa e ha contestato la leadership di Corbyn, Angela Eagle era ministro ombra del business, quindi ha competenze che non guastano ad una leader d’opposizione se come sembra la Gran Bretagna andrà in recessione o comunque subirà le conseguenze dell’addio all’Ue.

Eppure la partita della scacchista che vuole prendersi il Labour è complicata per vari motivi.

1) Corbyn non vuole lasciare forte del consenso popolare conquistato dieci mesi fa, il suo entourage promette che in caso di elezioni anticipate ritirerebbe il candidato dalla liste elettorali, di fatto il modo più efficace di spaccare il partito e condannarlo a sicura sconfitta.

2) In queste settimane Eagle è stata accusata di poco coraggio perché non scioglieva la riserva: in realtà non si voleva muovere se prima non era sicura di avere l’appoggio dei sindacati, appoggio tuttora non unanime né convinto.

3) È considerata un’esponente della «sinistra soft», cosa che ai tempi del New Labour poteva solo giovarle, ma proprio adesso i legami con le politiche di Tony Blair non sono affatto popolari, soprattutto dopo il rapporto Chilcot pubblicato in questi giorni. A differenza di Corbyn, Eagle ha infatti detto sì alla guerra in Iraq voluta nel 2003 da Blair e anche adesso è favorevole ai raid in Siria. Nel 2015 non ha votato neppure contro la contestata riforma Cameron del welfare a base di tagli.

4) Eagle dice che vuole guarire il partito e unirlo e lunedì 11 spiegherà «la sua visione del Labour», proprio quello che i critici dicono le manchi. Qualche giorno fa ha promesso in tv che il suo partito sarà sicuramente «anti-austerity», ma non è risultata convincente quando le è stato chiesto cosa la renda diversa da Corbyn: ha risposto solo che lei guiderebbe un’opposizione unita quindi più forte. Anche se osserva che il suo avversario guida il Labour da «dietro una porta chiusa», come promessa di cambiamento sembra poco.

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