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Banche, Dijsselbloem: quella italiana non è crisi acuta. Padoan: salvaguarderemo i risparmiatori

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BRUXELLES – Tra oggi e domani i ministri delle Finanze europei si riuniscono qui a Bruxelles per discutere di due grandi temi: la deriva dei conti pubblici in Spagna e Portogallo, così come le conseguenze economiche e finanziarie del voto inglese con il quale il Regno Unito ha annunciato il desiderio di uscire dall'Unione. Indirettamente, sarà l'occasione anche per valutare almeno informalmente la crisi bancaria italiana, che non è però formalmente all'ordine del giorno.

Da giorni ormai, la Commissione europea e il governo italiano stanno negoziando possibili ricapitalizzazioni precauzionali. Il principale nodo riguarda il contributo da chiedere ad azionisti e obbligazionisti (il bail-in). Mentre Roma chiede la sospensione di questo principio, Bruxelles è fredda. «Il governo italiano sta lavorando per predisporre, e in parte già lo ha fatto, strumenti precauzionali che, come dice la parola, saranno usati solo se necessario», ha affermato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

Prima dell'inizio dell'Eurogruppo, il ministro si è detto anche «molto stupito» dai titoli apparsi oggi sui giornali italiani. «Le banche italiane ed europee - ha sottolineato - non sono all'ordine del giorno di Eurogruppo ed Ecofin». Alcuni quotidiani hanno creato aspettative sull'esito della riunione. Sulla stessa lunghezza d’onda è apparso il collega tedesco Wolfgang Schaeuble: «Non bisogna fare congetture - ha detto - prima del risultato dello stress test dell'Autorità bancaria europea che sarà reso noto il 29 luglio. Sappiamo quali sono le regole per gestire le difficoltà delle banche e questa è la cosa più importante».

Secondo il ministro Padoan, i contatti tra Roma e Bruxelles continuano «positivamente». Ha poi aggiunto in una rapida dichiarazione alla stampa: «Stiamo facendo progressi (…) il dialogo è aperto». Dalle sue parole si capisce che non è previsto tra oggi e domani un accordo formale sul futuro delle banche italiane (si veda Il Sole/24 Ore di domenica). In questa fase, il negoziato è bilaterale, tra Roma e Bruxelles; i partner non vogliono essere coinvolti. Ciò detto, le discussioni tra i ministri saranno utili prima di tutto per valutare l'impatto che il referendum relativo a Brexit ha avuto sui mercati finanziari. Informalmente saranno utilizzate anche per capire i margini negoziali delle due parti.

In questo senso, ha spiegato sempre oggi Jeroen Dijsselbloem, il presidente dell'Eurogruppo: «Le regole non sono vecchie e sono rigide. Prevedono tempi e modi del cosiddetto bail-in. Soluzioni possono essere trovate all'interno delle regole». A una domanda se fosse preoccupato dalla situazione bancaria italiana, ha risposto: «No (…) Le parti stanno discutendo in modo costruttivo all'interno di questo quadro. Il problema delle sofferenze non è nuovo. Va risolto gradualmente (…) Non è una crisi acuta».

Successivamemte, lo stesso Dijsselbloem ha voluto aggiungere: «Vi saranno sempre banchieri che chiederanno l'aiuto pubblico. Contrasterò questa tendenza molto fermamente. I problemi bancari devono essere risolti in primo luogo nelle banche e dalle banche (…) Considero problematica la facilità con la quale i banchieri chiedono l'aiuto pubblico».

Le nuove regole europee prevedono che aiuti pubblici agli istituti di credito siano consentiti solo se associati al contributo degli investitori.

In buona sostanza, dalle riunione di oggi e di domani qui a Bruxelles non ci si può aspettare troppo. Le discussioni saranno senz'altro l'occasione per le parti che stanno negoziando l'accordo - la Commissione europea e il governo italiano - di saggiare la posizione dei partner, e nei fatti capire quale equilibrio sia possibile trovare tra l'urgenza di evitare eccessivi rischi finanziari e la necessità di rispettare le nuove regole europee, peraltro entrate in vigore all'inizio dell'anno.

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