L’attacco terroristico al centro commerciale Olympia di Monaco di Baviera ha il potenziale per provocare un terremoto nella politica tedesca. I contorni del tragico assalto erano ieri sera ancora tutti da definire, sia per quanto riguarda la dinamica dell’attentato, sia per la matrice dell’operazione, ma già nelle ore immediatamente successive agli eventi di Monaco hanno cominciato a sorgere i primi interrogativi sulle possibili ripercussioni politiche.Al centro naturalmente la leadership della cancelliera Angela Merkel la cui posizione, per la prima volta da quando è ascesa al potere undici anni fa, è stata messa seriamente in discussione negli ultimi mesi.
E, anche se i fatti di ieri sera restano da chiarire - secondo le testimonianze uno degli attentatori avrebbe gridato in tedesco «maledetti stranieri» - finiranno inevitabilmente per intrecciarsi con le polemiche che agitano la politica tedesca da un anno a questa parte, da quando cioè la cancelliera ha dichiarato la sua politica di porte aperte ai rifugiati provenienti dai Paesi del Medio oriente coinvolti in conflitti. Anche se davanti all’attentato della scorsa settimana in cui un giovane rifugiato pakistano ha accoltellato cinque persone su un treno a Wuerzburg, l’establishment ha fatto quadrato, la controversia sulla possibilità che insieme ai rifugiati la Germania stia importando terroristi o potenziali terroristi si è riaccesa.
Anche perché i partiti tradizionali più abituati a compattarsi nelle emergenze hanno ora la spina nel fianco di Alternative fuer Deutschland (AfD), che ha avuto successo, riportando un largo numero di consensi nelle elezioni regionali del marzo scorso e salendo nei sondaggi nazionali fino al 15%, proprio conducendo una campagna anti-immigrati e facendo leva sui pericoli del terrorismo islamico, oltre che sulle paure di uno stravolgimento della cultura tedesca a causa dei nuovi arrivi.
Anche se AfD e un movimento più apertamente xenofobo come Pegida hanno il loro zoccolo duro nell’ex Germania dell’Est, il loro appeal si è allargato altrove, minacciando l’ala più conservatrice dell’unione democristiana della signora Merkel. Più che in ogni altra regione, il dibattito è stato acceso in Baviera, territorio di transito della stragrande maggioranza del milione di persone arrivate lo scorso anno in Germania, dove i cristiano-sociali, partner di Governo del cancelliere ne sono diventati anche i critici più aspri, per bocca del loro leader Horst Seehofer. E ora è in Baviera che si sono verificati i due attacchi terroristici degli ultimi giorni: prima l’assalto sul treno di Wuerzburg, il cui aspetto più inquietante è che l’attentatore era una rifugiato pakistano seguito con attenzione dall’accoglienza tedesca fin dal suo ingresso nel Paese; e ora l’attacco al centro commerciale di Monaco che segna un salto di qualità ed è evidentemente stato realizzato da un’unità con un arsenale di tipo militare e con ben altro addestramento.
La polizia tedesca ieri sera stava ancora valutando tutte le possibilità: nessuna conferma era stata data sul coinvolgimento di gruppi estremisti islamici e nemmeno erano stati diffusi dettagli che potessero far pensare a un’azione di fanatici xenofobi di estrema destra. Per alcuni analisti potrebbe essersi materializzato per la prima volta l’impatto del ritorno dei cosiddetti “foreign fighters”, i combattenti di passaporto tedesco o europeo nelle guerre che incendiano il Medio oriente e che hanno acquisito sul campo le capacità di realizzare azioni militari devastanti una volta rientrati in patria. Si tratta di un fenomeno che era già all’attenzione dei servizi segreti tedeschi, che stimano in alcune centinaia il numero di questi individui in Germania. Anche in questo caso, l’attentato di Monaco potrebbe fornire nuovi argomenti a chi ha criticato la politica della cancelliera. O comunque segnare una nuova escalation dello scontro sui migranti.
I consensi della signora Merkel, segnati nei sondaggi di opinione dalla sua politica nei confronti dei rifugiati, hanno subito un primo pesante contraccolpo dopo i fatti di Capodanno a Colonia, quando centinaia di donne vennero aggredite da gruppi di immigrati, ma avevano recuperato dopo la chiusura della rotta balcanica che ha bloccato almeno per il momento il flusso dei rifugiati. La crisi turca in seguito al fallito golpe e i dubbi sull’accordo con Ankara per il rimpatrio dei rifugiati, fortemente voluto dalla signora Merkel, e ora Wuerzburg, ma soprattutto Monaco e i dubbi sulla matrice dell’attacco di ieri, accendono nuovamente un riflettore sulla cancelliera. Con esiti che è prematuro pronosticare.
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