Mondo

Filadelfia, fischi per Hillary tra i delegati democratici

  • Abbonati
  • Accedi
la convention della discordia

Filadelfia, fischi per Hillary tra i delegati democratici

FILADELFIA - La città del “brotherly love”, dell'amore fraterno, per i democratici si è fermata alle porte della Wells Fargo Arena. Nè il soprannome di Filadelfia - suggerito dalla sua etimologia greca - nè gli appelli all'unità dei democratici contro Donald Trump hanno potuto nulla davanti alla frustrazione e alla rabbia di tanti delegati dissidenti che hanno accusato, nei fatti, Hillary Clinton di aver rubato la nomination. Appena aperti i lavori, per minuti lunghi, un'eternità, ogni menzione di Hillary è stata accolta da bordate di fischi e urla, in un aperto gesto di sfida da parte di intere sezioni degli spalti.

Lo stesso Sanders, prima ancora di intervenire in chiusura di serata alla Convention, è stato ricevuto dai sostenitori, ai quali si è rivolto, con un misto di irritazione e irragionevole speranza. Da “boo” quando ha chiesto di eleggere il ticket Clinton-Tim Kaine. Seguiti da invocazioni “Bernie, Bernie”, quasi non si fosse ritirato sconfitto dalla corsa alla nomination. In serata sono poi arrivati anche gli interventi di un'altra icona liberal, la senatrice del Massachusetts Elizabeth Warren, grande critica dell'alta finanza, e della popolare First Lady Michelle Obama, sulle tensioni razziali, destinati a calmare il clima e mobilitare collettivamente la platea.

Sanders apre la convention tra i fischi

Ma sarà difficile archiviare del tutto la protesta contro Hillary. È stata scatenata da un nuovo scandalo di e-mail, questa volta rese note dopo un atto di pirateria forse di hacker russi che ha penetrato i server del vertice del partito democratico. E ha rivelato uno sforzo della macchina clintoniana al comando della burocrazia del partito per screditare e marginalizzare la campagna di Sanders. Pochi e in serate volutamente a bassa audience i dibattiti organizzati nelle primarie tra i due candidati. Mentre scambi di messaggi tra funzionari teoricamente “neutrali” discutevano come meglio ostacolare l'avanzata dell'outsider, con attacchi alla sua fede, o meglio ateismo, e insinuazioni sulla confusione che avrebbe regnato nella sua organizzazione.

Il disagio è stato alimentato dalla rocambolesca gestione dello stesso capro espiatorio dello scandalo, il presidente del partito Debbie Wassermann Schultz. Il deputato della Florida, da sempre molto vicina ai Clinton, ha rassegnato le dimissioni e il partito nazionale ha presentato le sue più sentite scuse per le e-mail a Sanders. Ma nel corso delle ore la ex presidente ha indicato di voler ugualmente intervenire alla Convention, prima di essere del tutto zittita. La sua stella era in realtà già al tramonto, perchè aveva dimostrato scarsa abilità nel difendere i seggi congressuali democratici, presiedendo anzi su drammatiche perdite nelle ultime elezioni. Ma non è caduta prima di diventare protagonista dell'ultimo scandalo a sfiorare Clinton.

Abbastanza per far scattare nuovi risentimenti dentro oltre che fuori l'Arena, contro un candidato già poco amato e con una storia alle spalle di sfide etiche. I sostenitori di Sanders sono arrivati in massa a Philadelphia, delegati ma anche militanti di un movimento che rivendica la necessità di cambiamento in senso progressista dei programmi e di riforme nel senso della trasparenza del partito. Numerose manifestazioni, con la partecipazione di fino a 50.000 persone, sono in programma durante una Convention che si protrarrà fino a giovedì.

© Riproduzione riservata