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Hillary, la «game changer» che conquista una storica nomination

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l’investitura per la casa bianca

Hillary, la «game changer» che conquista una storica nomination

Hillary Clinton (Ap)
Hillary Clinton (Ap)

FILADELFIA - Qui a Filadelfia, dove i padri fondatori hanno firmato la dichiarazione per l'Indipendenza e la Costituzione, si è scritta una nuova pagina di storia con la nomina formale di un “Game Changer”, di una persona che cambia le regole del gioco, della prima donna candidata alla Casa Bianca. Per Hillary Clinton si è trattato di una pietra miliare, di una svolta, sotto molti punti di vista. Innanzitutto verso l'unità definitiva del partito quando con un grande gesto plateale Bernie Sanders, durante la procedura del roll call, ormai a conteggio quasi terminato, quando toccava al suo stato, il Vermont e quando Hillary aveva già superato la quota minima dei 2382 delegati necessari per la vittoria, Bernie ha rinunciato a chiudere la procedura e ha chiesto che ci fosse un voto per acclamazione per Hillary.

Alcuni irriducibili hanno continuato a protestare, ma lo hanno fatto a questo punto fuori dal Palasport, perchè Sanders, liberando i suoi delegati nell'arena Wells Fargo, ha firmato a sua volta la pace regalando a tutti un momento di grande emozione e di forte unità: non solo HIllary vinceva la nomination, ma la vinceva per conto di tutto il partito.

Hillary Clinton fa la storia: prima candidata alla Casa Bianca

Non è stato l'unico momento emozionante per i quasi 5000 delagati presenti in sala: l'oratore più importante, più atteso della giornata è stato l'ex presidente Bill Clinton: non si sapeva che cosa avrebbe scelto di fare. Ma alla prova dei fatti, la sua decisione è stata la migliore possibile: non ha voluto creare confusione scendendo in modo deciso nell'arena politica, come ama fare lui, non ha voluto fare ombra alla moglie o crere confusione su chi avrebbe governato davvero alla Casa Bianca, ha fatto un passo indietro su se stesso e in avanti per sua moglie: ha chiarito in effetti, con la sua parlata strascicata e accattivante, che avrebbe parlato solo di Hillary.

Bill-show a Filadelfia per Hillary

E lo ha fatto raccontando nel dettaglio la loro storia d'amore, il loro lungo cammino di coppia: «A tratti difficile, ma lo abbiamo percorso sempre guardando in avanti». Bill non ha fatto riferimenti allo scandalo Monica Lewinski o ai pettegolezzi secondo cui avrebbe avuto e continua avere relazioni extra coniungali. È partito dal loro primo incontro al college, dal suo corteggiamento timido di «questa donna speciale e determinata fin d'allora: «Le ho proposto di sposarmi dopo un po' che eravamo insieme e mi ha detto di no, solo alla terza volta anni dopo e dopo che lei aveva girato mezzo Paese, ha accettato». Insomma, nel racconto di Bill, è emersa prima di tutto la dimensione umana di questa signora che chiede di avere il mandato per gestire un complicato ordine mondiale e un multilateralismo ormai sotto accusa in quasi tutti i Paesi nazionali. Il discorso di Bill è stato volutamente da “marito”, da First Lady in pectore al maschile.

Poi un piccolo affondo politico con il tema centrale su Hillary: «È una “game changer”, cambia le cose, lo fa sempre, lo ha sempre fatto e continuerà a farlo, lo ha dimostrato in mille incarichi. Per questo i repubblicani la temono, un “game changer” può rivolgere le sue attenzioni a chi ha bisogno di aiuto invece che ai più ricchi». Bill ha detto che i repubblicani la temono al punto da aver fatto di lei una descrizione caricaturale, da fumetto, una versione non reale e bidimensionale, ma la vera Hillary è qui, è la donna che vinto la vostra nomination».

Per capire questo dovremo aspettare i sondaggi ma di certo certo sappiamo che la battaglia è centrale perchè gli americani a casa, gli indipendenti che decideranno queste elezioni, dovranno anche decidere se sono pronti ad avere per la prima volta nella storia un ex presidente alla Casa Bianca. Certo, il presidente non sarà lui, ma Hillary ha già detto che il marito sarà lo zar per lo sviluppo economico. E, conoscendolo, non possiamo immaginare che il suo ruolo di consigliere della moglie non avrà un ruolo determinante.

Il tono, di lunedi e di ieri, è sull'ottimiso di Hillary contro il pessimismo di Trump. Anche gli interventi di ieri di Meryl Streep e di Alicia Keys hanno cercato di guardare oltre le divisioni. Alicia Keys si è lanciata dopo la sua performance in un attacco di chi critica gratuitamente Hillary. E in quel momento sullo schermo dopo che apparivano in modo cronologico tutti i presidenti americani, su Obama si è visto l'effetto di un vetro che si rompeva e in diretta da Brooklyn è apparsa in uno sgargiante vestito rosso la stessa Hillary, una sorpresa dell'ultimo istante per il pubblico: «Ringrazio tutti per l'onore che mi avete fatto e a tutte le bambine che oggi guardano dico: un giorno toccherà a una di voi. Grazie».

Nonostante alcune polemiche su fratture insanabili all’interno del partito in particolare del New York Times, il movimento marcia verso una riunificazione. Da oggi, partendo dalla riunificazione con la sinistra del primo giorno e dal racial divide del secondo giorno, questa sera, con gli interventi di Mike Bloomberg, vero uomo d'affari che contesta gli “affari” di Trump, di Tim Kaine, scelto da Hillary come compagno di corsa per la vicepresidenza e infine di Barack Obama, si comincerà la virata verso il centro, dove si vincono le elezioni, con buona pace dei sanderisti.

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