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Londra, economia verso la recessione. Oggi la Banca d’Inghilterra…

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EFFETTO BREXIT

Londra, economia verso la recessione. Oggi la Banca d’Inghilterra decide su tassi e Qe

La Gran Bretagna passeggia sul ciglio della recessione, in marcia com’è verso un trimestre di crescita del pil di segno negativo, in bilico fra meno 0,2 e meno 0,4 per cento. Accompagnata da queste proiezioni, prevalenti fra gli economisti indipendenti, la Banca d’Inghilterra traccia oggi il primo bilancio sullo stato dell’economia del Regno, all’alba dell’era post europea. Dovrà decidere se tagliare i tassi d’interesse e rilanciare il quantitative easing.

Le conseguenze di Brexit si fanno dunque sentire dopo i primi giorni di alta volatilità della sterlina, a fronte di un’eccellente tenuta del mercato azionario e della caduta di quello immobiliare commerciale. Che mondo attende Londra fuori dall’Ue? L’Inflation report della Bank of England e le decisioni – già adottate nella riunione di ieri, ma destinate ad essere comunicate oggi - del Comitato di politica monetaria maturano accompagnate da un nuovo, scoraggiante dato. Ci riferiamo all’indice Pmi dei servizi – pilastro dell’economia britannica – crollato a quota 47,4, soglia mai vista da sette anni e già anticipato nel report flash di una settimana fa. Un numero che porta l’indicatore Markit\Cips su tutte le attività industriali del Paese- incluse, quindi, manifattura e costruzioni – a quota 47,3, rispetto al 51,9 di giugno. «A questi livelli – ha commentato il chief economist di Markit Chrsi Williamson – si deve immaginare una contrazione nel trimestre dello 0,4%». Meno pessimista è lo studio del National institute of economic and social reaserch (Niesr) che immagina nel trimestre in corso una contrazione dello 0,2% del prodotto interno loro, ma soprattuto assegna il 50% di possibilità alla caduta di Londra in recessione tecnica (due trimestri di decrescita).

Lo stato dell’economia del Regno Unito dopo Brexit è quindi l’elemento più atteso fra quelli che illustra oggi il governatore Mark Carney, chiamato a sciogliere i dubbi dopo aver ipotizzato recessione certa nei giorni di campagna referendaria e aver marginalmente corretto il tiro, subito dopo il voto, dinnanzi alla risposta non drammatica dei mercati. In realtà si è sempre saputo che l’effetto Brexit sull’economia avrebbe avuto bisogno di numerose settimane prima di mordere. Ora che emergono i primi segni, la Banca d’Inghilterra dovrà decidere se, e soprattutto quanto, tagliare i tassi. Oggi sono allo 0,5%, il consenso degli analisti indica una sforbiciata dello 0,25. Ma potrebbe non finire lì se è vero che molti credono in un secondo round a novembre. L’ipotesi è che Londra arrivi a Natale sulla scia di una nuova correzione - sempre che quella di oggi sia confermata - dello 0,15%, accompagnata magari da un nuovo round di allentamento quantitativo. «Non ci aspettiamo – ha commentato Samuel Tombs chief economist di Pantheon macroeconomics – quantitative easing ora, ma crediamo che i tassi scenderanno per la prima volta dai giorni della crisi al di sotto dello 0,5% e per la precisione allo 0,25 per cento». Venti dei 44 operatori e analisti interrogati da Bloomberg si attendono il rilancio del piano di QE fin da oggi.

Londra è dunque sulla soglia del tasso zero. Per questo un altro aspetto da valutare sono le conseguenze delle decisioni di politica monetaria della Bank of England sulla sterlina. Il pound sta già scontando la prevista sforbiciata ai tassi: ha perduto il 10% circa dal giorno di Brexit sul dollaro e ieri si è indebolito ulteriormente contro la valuta Usa. Il governatore Mark Carney dovrà dare spiegazioni soddisfacenti, strettamente correlate all’andamento del pound, sul tasso d’inflazione. Fino ad ora la BoE era lontana dal target del 2%, ma la svalutazione della sterlina sta già alzando la dinamica dei prezzi. È previsto che nel breve periodo possa arrivare al 2% per attestarsi ad almeno il 2,5% nel corso del 2017.

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