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Più vicina la stretta sui tassi Usa

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IL SIMPOSIO DI JACKSON HOLE

Più vicina la stretta sui tassi Usa

La presidente Fed Janet Yellen (al centro) con il suo vice Stanley Fischer (a sinistra) e con Bill Dudley, presidente della Federal Reserve di New York
La presidente Fed Janet Yellen (al centro) con il suo vice Stanley Fischer (a sinistra) e con Bill Dudley, presidente della Federal Reserve di New York

Le ragioni per procedere con un nuovo rialzo dei tassi d’interesse «si sono rafforzate nei mesi recenti» al cospetto d’un maggior ottimismo sull’economia. Ma se questo basta a mettere sul tavolo della Federal Reserve l’opzione di interventi già al prossimo vertice del 20 e 21 settembre - o entro dicembre - non è affatto sufficiente per promettere con certezza i tempi di una stretta.
Janet Yellen, nel Simposio internazionale della Federal Reserve di Jackson Hole, ha cercato di chiarire l’amletica posizione di politica monetaria della Federal Reserve, riuscendovi però solo in parte. Il verdetto sul suo discorso è stato reso dal nervosismo del mercato: azioni e bond hanno reagito con immediati colpi di reni alle prime parole del presidente della Banca centrale americana, salendo all’unisono, per poi tornare sui loro passi al rapido riemergere dell’interrogativo di sempre, stretta o non stretta. Gli indici azionari sono scesi in negativo. A confondere ancor più gli operatori ci ha pensato un’intervista alla rete Tv Cnbc del vice di Yellen, Stanley Fischer, che nell’abitudine invisa agli operatori di una cacofonia di voci dai singoli esponenti della Banca centrale ha voluto aggiungere come le parole di Yellen non escludano neppure due rialzi dei tassi entro dicembre.

La piazza future, dove scattano le scommesse sui movimenti dei tassi, ha da parte sua alzato senza stravolgerle le chance di una stretta, considerata ancora assai improbabile, al 32%, il mese prossimo e lievitata al 57% dal 50% soltanto in dicembre. La presenza dell’appuntamento delle elezioni per la Casa Bianca e il Congresso l’8 novembre spinge più d’un trader a immaginare che, nonostante tutto, la Fed vorrà evitare di correre eccessivi rischi prima di quella data. «Alla fine non ritengo ci sia davvero molto di nuovo», è stato il lapidario commento di Mark Grant, di Hilltop Securities, all’intervento del presidente della Fed.
«Alla luce della continua solida performance del mercato del lavoro e del nostro outlook per attività economica e inflazione - ha dichiarato Yellen davanti a banchieri centrali e funzionari del Tesoro di decine di Paesi all’evento organizzato dalla sede di Kansas City della Fed in Wyoming - credo che le ragioni per un incremento dei tassi sui federal funds si siano rafforzate». In seguito è arrivata la precisazione: «Le nostre decisioni dipendono dal grado nel quale i dati in arrivo sono conformi all’outlook» della Fed. Un telegramma agli investitori, insomma, sull’importanza che avrà il prossimo appuntamento in particolare con l’occupazione, che ha marciato al ritmo di 190mila nuovi impieghi negli ultimi tre mesi ed è attesa venerdì 2 settembre a una nuova prova di forza in agosto se occorre giustificare una stretta nei prossimi mesi.

Yellen non ha lasciato dubbi di essere ragionevolmente soddisfatta degli sviluppi economici. «Se la crescita non è stata rapida, è stata sufficiente a generare ulteriori miglioramenti sul mercato del lavoro» ha sottolineato, scacciando cioè le preoccupazioni che avevano frenato la mano della Banca centrale nella prima metà dell’anno quando un Pil al passo dell’1% - l’andamento del secondo trimestre è stato rivisto ieri al ribasso all’1,1% dall’1,2% - e una frenata nella creazione di lavoro si era sommata a incognite globali quali Brexit e il rallentamento cinese. «Ci aspettiamo una moderata crescita, ulteriore solidità nell’occupazione e un’inflazione che salga al 2% nei prossimi anni», ha proseguito.

Un simile orizzonte offre forse l’unica certezza: che la Fed «anticipa sia appropriato un graduale aumento dei tassi interbancari nel tempo». Quanto però questa valga in termini di previsioni concrete e ravvicinate lo ha rivelato apertamente la stessa Yellen, che negli ultimi anni si è oltretutto sforzata di non usare il Simposio di Jackson Hole nel Wyoming, come aveva fatto il suo predecessore Ben Bernanke, per svelare mosse delle Fed riservandole alle sedi istituzionali. Se la previsione media dei vertici della Banca centrale al momento vede tassi a breve all’1,625% a fine 2017, il presidente ieri ha preferito citare altre percentuali non propriamente chiarificatrici: il 70% di probabilità che i tassi siano tra lo 0 e il 3,25% al dicembre dell’anno prossimo. «L’economia - ha spiegato - è di frequente scossa da shock e raramente evolve come pronosticato».

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