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Difesa e investimenti, Juncker rilancia

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IL futuro dell’europa

Difesa e investimenti, Juncker rilancia

Jean-Claude Juncker  (Ansa)
Jean-Claude Juncker (Ansa)

A pochi giorni da un vertice tra i 27 dedicato al futuro dell’Europa senza il Regno Unito, sono emerse nuove e incresciose tensioni tra i partner, in particolare tra l’Est e l’Ovest dell’Unione. Arduo sarà il compito del presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker che proprio oggi terrà un discorso sullo Stato dell’Unione in cui vorrà cercare di unire i 27, proponendo tra le altre cose di rilanciare il Fondo europeo per gli investimenti strategici e la cooperazione nel settore della difesa.

Le tensioni di ieri sono giunte a sorpresa dal Lussemburgo. Il ministro degli Esteri del Granducato, Jean Asselborn, ha criticato in modo insolito la politica migratoria del governo ungherese: «I paesi come l'Ungheria, che costruiscono muri contro i profughi di guerra, che violano la libertà della stampa o l’indipendenza della giustizia, dovrebbero essere temporaneamente, o anche permanentemente, esclusi dall’Unione», ha spiegato l’uomo politico in una intervista a Die Welt.

Espellere questi paesi, secondo Asselborn, «è il solo modo per preservare la coesione e i valori dell’Unione». Da un punto di vista concreto, l’ipotesi esiste, ex articolo 7 dei Trattati, ma è molto difficile da mettere in pratica perché richiede l’unanimità dei paesi membri. Il ministro degli Esteri ungherese Peter Szijjarto ha risposto ad Asselborn, definendo il suo omologo «frustrato e arrogante». Ha poi aggiunto: «Gli ungheresi hanno il diritto di decidere con chi vivere e con chi non vivere».

Da tempo, Budapest è sotto osservazione per il modo in cui il governo applica lo stato di diritto. Tra il ministro lussemburghese e il premier ungherese Viktor Orbán non corre buon sangue. Già nel 2015 Asselborn aveva criticato la scelta di Budapest di non accogliere rifugiati dal Vicino Oriente, provocando la viva reazione di Orbán. Nel tentativo di calmare le acque, ieri sera il premier lussemburghese Xavier Bettel ha esortato al dialogo nella “famiglia” europea.

Nel frattempo, sempre ieri, il presidente del Consiglio europeo Donald Tusk ha visitato Varsavia per incontrare la premier polacca, esponente della maggioranza conservatrice. «Ho esortato il governo di Beata Szydlo a considerare l’Europa come qualcosa che valga la pena di difendere e non qualcosa da criticare e attaccare». Ha poi aggiunto: «È importante che la Polonia non si associ ai paesi che vogliono scuotere l’Unione. Abbiamo bisogno di una Unione che sia stabile, forte e unita quanto possibile».

Ex premier liberale polacco, Tusk si è riferito così al desiderio di alcuni paesi dell’Est Europa di cavalcare «una contro-rivoluzione culturale» per riformare l’Unione. I paesi del Gruppo di Visegrad – Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Slovacchia – vogliono rafforzare il ruolo dei governi nazionali rispetto a quello della Commissione (si veda Il Sole 24 Ore del 2 luglio). Sempre ieri, il portavoce della signora Szydlo ha avvertito «i funzionari europei a non bloccare queste riforme».

La decisione della Gran Bretagna di uscire dall’Unione ha scosso l’Unione, e provocato in tutti i paesi nuovi dubbi sulla costruzione europea. La Slovacchia, che ha la presidenza di turno, ospiterà venerdì prossimo a Bratislava un vertice informale per discutere del futuro dell’Unione. Oggi, intanto, il presidente della Commissione prenderà la parola a Strasburgo per tratteggiare il suo programma per il 2017 senza che questo provochi divisioni, e che al contrario si riveli un collante per i 27.

Secondo le informazioni raccolte qui a Bruxelles, Juncker vorrà concentrarsi su alcuni filoni: la sicurezza e la difesa; il mercato unico; i giovani; gli investimenti. Su quest’ultimo fronte, corre voce di un rafforzamento del Fondo europeo per gli investimenti strategici. Per quanto riguarda la difesa, l’Alto Rappresentante per la Politica estera e di Sicurezza Federica Mogherini ha già presentato un progetto per promuovere cooperazioni rafforzate in questo campo (si veda Il Sole 24 Ore del 4 settembre).

In questo frangente, l’obiettivo di Bruxelles è duplice. Da un lato, vuole rassicurare le opinioni pubbliche nazionali con proposte concrete per rispondere alle tante crisi del momento. Dall’altro vuole trovare un nuovo modus vivendi con i governi nazionali, evitare nuove divisioni tra i 27 e per quanto possibile rasserenare gli animi. Soprattutto, vuole tentare di uscire dall’isolamento in cui si trova dopo che alcune sue proposte, in particolare sull’immigrazione, sono state accolte molto negativamente da alcuni paesi.

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