David Cameron sta alla Libia come Tony Blair sta all’Iraq: questo il devastante messaggio della Commissione Affari Esteri del Parlamento britannico, che in un rapporto pubblicato oggi critica aspramente l’ex premier per l’intervento in Libia nel 2011.
«L'ex premier David Cameron è in ultima analisi responsabile per la mancanza di una strategia coerente sulla Libia», afferma il rapporto. Secondo la Commissione l’intervento di Gran Bretagna e Francia in Libia era stato deciso senza una pianificazione o un’intelligence adeguata e senza pensare alle conseguenze di lungo termine per il Paese. La motivazione di Cameron era quella di forzare un cambiamento di regime a Tripoli ed eliminare il colonnello Gheddafi, ma il risultato è stato l’ascesa di Islamic State e uno stato di guerra civile in Libia.
«La strategia britannica è stata fondata su presupposti sbagliati e una comprensione solo parziale della situazione reale», dichiara il rapporto. «Il Governo non si è reso conto che il rischio per i civili era stato esagerato e ha voluto credere in modo selettivo ad alcune parti della retorica di Gheddafi».
Cosa ancora più grave, Londra non si è resa conto che stava aiutando «gli estremisti islamici militanti tra i ribelli». Secondo la Commissione «non c’era certo bisogno del senno di poi per capire che gruppi islamici militanti avrebbero sfruttato la ribellione». Come Blair era stato convinto da Bush a intervenire in Iraq senza riflettere abbastanza, Cameron si è lasciato «trascinare dall’entusiasmo francese» e la missione è passata dal proteggere i civili a Bengasi a «un’operazione opportunista mirata al cambiamento di regime».
Nel 2011 una coalizione internazionale guidata da Gran Bretagna e Francia aveva lanciato una campagna aerea contro le forze di Gheddafi che minacciavano di attaccare Bengasi, città controllata dai ribelli. La fine del regime del colonnello però ha portato a uno stato di guerra civile in Libia, con scontri tra diverse fazioni e una forte presenza di Islamic State. «Il risultato dell'intervento è stato un crollo economico e politico, scontri tribali e tra milizie, crisi umanitarie, ondate di rifugiati, violazioni dei diritti umani, la dispersione delle armi del regime di Gheddafi in tutta la regione e l’ascesa di Islamic State nell’Africa settentrionale», conclude il rapporto della Commissione. Cameron si è rifiutato di testimoniare di fronte alla Commissione, ma in passato ha dichiarato che il popolo libico non aveva colto l’opportunità di scegliere la democrazia.
Il rapporto sembra concordare con le critiche del presidente americano Barack Obama, che aveva accusato Francia e Gran Bretagna di essersi disinteressate alla Libia senza curarsi delle conseguenze disastrose del loro intervento.
Il ministero degli Esteri britannico ha risposto al rapporto oggi sottolineando che l’intervento in Libia era stato autorizzato dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu e richiesto dalla Lega Araba per proteggere la popolazione civile.
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