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Putin trionfa grazie alla sindrome della «Russia assediata»

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ELEZIONI PARLAMENTARI

Putin trionfa grazie alla sindrome della «Russia assediata»

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La protesta e le speranze di cinque anni fa trasformate in apatia, rassegnazione, astensionismo: «La classe media russa – è la conclusione amara di Dmitrij Gudkov, l'ultima voce che era rimasta all'opposizione nella vecchia Duma, anche lui sconfitto nel voto di domenica – ha avuto quello che merita». Scrive su Facebook: «Il nostro nemico è stata l'indifferenza. La sfiducia. E in ogni caso, anche da deputato mi sarei ritrovato solo».

Alle elezioni parlamentari di domenica la vittoria di Russia Unita non ha lasciato neppure le briciole al fronte liberale, cui non resta che far notare che la maggioranza degli aventi diritto – più di 60 milioni di persone, il dato finale sull'affluenza è 47,91% - è rimasta a casa, ridimensionando la portata del sostegno nazionale al partito di Vladimir Putin. Ma sul grafico del nuovo Parlamento il risultato è netto: grazie anche ai seggi conquistati nei collegi uninominali, Russia Unita aggiunge 105 deputati ai 238 che aveva, 343 su 450 con il 54,21% delle preferenze nel voto di lista e un trionfo nel 90% dei confronti maggioritari. Soltanto un seggio a un candidato indipendente, uno agli ultranazionalisti di Rodina, uno a Piattaforma Civica: il resto della Duma si divide fra i tre partiti dell'opposizione “sistemica”, fedeli al Cremlino: comunisti (13,52%, seggi dimezzati da 92 a 52), nazionalisti di Vladimir Zhirinovskij (13,25%, 39 seggi), Russia Giusta (6,17%, 23 seggi). A Yabloko, il partito di Gudkov, solo l'1,91%, e la consolazione di entrare però nei consigli comunali di Mosca e Pietroburgo, le “culle” delle proteste di cinque anni fa dove l'affluenza è crollata ai minimi storici.

A giudizio di Putin, la partecipazione è comunque alta. Commentando ieri il voto a più riprese, il presidente russo ha sottolineato la fiducia dimostrata dagli elettori e il desiderio di stabilità, ora che «per la gente la situazione non è facile». Ma Putin non ha mancato di leggere nel risultato anche «la reazione dei nostri concittadini ai tentativi esterni di fare pressioni sulla Russia, le minacce, le sanzioni, i tentativi di scuotere da fuori la situazione nel Paese». Insiste sul concetto della Russia assediata, sa che è uno dei temi che alimentano la sua popolarità, ben più alta di quella di Russia Unita (all'80%) e che di sicuro si è trasfusa andando ad aiutare il partito guidato da Dmitrij Medvedev.

Sulla conduzione del voto, che il Cremlino voleva il più corretto possibile perché non ne fosse messo in discussione il risultato, il giudizio degli osservatori internazionali è misto. Guardando il bicchiere mezzo pieno gli osservatori internazionali dell'Osce (l'Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa presente ovunque in Russia tranne che in Crimea) hanno rilevato dei miglioramenti, in particolare una maggiore trasparenza nell'organizzazione e gestione delle operazioni di voto. Ma il quadro più ampio, quanto successo prima della giornata elettorale, le restrizioni sui diritti fondamentali , ha osservato ieri pomeriggio a Mosca il deputato finlandese Ilkka Kanerva, coordinatore elettorale per l'Osce.. Secondo Ella Pamfilova, l'attivista per i diritti umani chiamata a presiedere la Commissione elettorale centrale, il voto si può considerare completamente. Anche se in alcuni casi sparsi per il Paese, ha avvertito, la verifica delle violazioni segnalate domenica potrebbe portare all'annullamento del voto.

Russia, neanche la più bassa affluenza ferma Vladimir Putin

Nelle elezioni molti osservatori hanno visto una prova generale delle presidenziali 2018, e la riconferma dell'«appoggio per il presidente da parte della stragrande maggioranza dei votant», come ha detto il portavoce Dmitrij Peskov, ora potrebbe riaprire il carosello di voci secondo cui Putin potrebbe anticiparle di un anno, prima che la crisi economica e le oscillazioni del petrolio aprano nuovi elementi di incertezza, risveglino la protesta, indichino un'alternativa. Nel frattempo, per chi si interroga sulla direzione in cui il presidente intende indirizzare una Duma in cui Russia Unita – con una maggioranza qualificata dei due terzi – può approvare emendamenti alla Costituzione, il quotidiano Kommersant ha aperto subito un nuovo fronte rivelando l'intenzione del Cremlino di attuare una riforma degli organi di sicurezza creando un superministero, che riunirebbe intelligence e forze dell'ordine in un nuovo grande organismo, come il Kgb dei tempi sovietici.

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