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GENTILONI: NO DISCRIMINAZIONi

Svizzera, il referendum ticinese complica i negoziati con l’Unione europea

Ansa
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La Commissione europea ha reagito stamani con freddezza al referendum che si è tenuto domenica nel cantone svizzero del Ticino, affermando che il voto non renderà più facili i negoziati in corso con la Svizzera. Da mesi ormai, Bruxelles e Berna stanno negoziando una soluzione diplomatica dopo che nel 2014 gli elettori svizzeri si sono detti favorevoli all'adozione di quote di immigrati, mettendo in dubbio il principio della libera circolazione delle persone.

«Prendiamo nota del voto di domenica – ha detto qui a Bruxelles il portavoce della Commissione europea Margaritis Schinas –. Sappiamo che il voto richiede ancora il benestare del governo federale (…) Siamo in discussione intensa con le autorità svizzere. Il voto di domenica non renderà certo più facili i negoziati in corso. Ricordiamo che l'appartenenza al mercato unico impone alla Svizzera di rispettare le quattro libertà fondamentali tra cui la libertà di circolazione».

Ieri, gli elettori del Ticino hanno approvato l'idea «di privilegiare sul mercato del lavoro a qualifiche simili i lavoratori che vivono sul territorio rispetto a coloro che vengono dall'estero». I promotori del referendum chiedono una modifica della Costituzione ticinese che deve però essere autorizzata dal governo della Confederazione svizzera. Peraltro, applicare tout court l'esito del voto referendario non è possibile perché l'immigrazione è in Svizzera una questione federale.

Secondo la radio svizzera RTS, sui 200mila posti di lavoro esistenti nel Ticino, circa 63mila sono occupati oggi da frontalieri. Il referendum ticinese giunge dopo che nel 2014, un altro voto referendario ha mostrato che una maggioranza degli elettori svizzeri è favorevole all'adozione di quote di immigrati. Da allora, Berna e Bruxelles stanno negoziando un accordo perché di per sé l'idea di quote è in contrasto palese con la libertà di movimento, un principio che i Ventotto non vogliono sacrificare.

La Svizzera, pur non essendo membro dell'Unione, gode dell'accesso al mercato unico e deve quindi sottostare alle libertà fondamentali. Il presidente della Commissione europea Jean-Claude Juncker ha incontrato qualche giorno fa a Zurigo il presidente della Confederazione svizzera Johann Schneider-Ammann. Un nuovo incontro è previsto a fine ottobre, ha detto Schinas. «Sarà l'occasione per affrontare anche il voto di ieri», ha aggiunto il portavoce comunitario.

I LAVORATORI FRONTALIERI IN SVIZZERA
La ripartizione per regioni

Mentre le due diplomazie negoziano, la Svizzera sta lavorando a possibili compromessi. Una commissione parlamentare ha messo a punto un testo legislativo che prevede di privilegiare sul mercato del lavoro le persone già presenti sul territorio piuttosto che le persone in arrivo dall'estero. E' una alternativa possibile all'imposizione di quote? Difficile da dire. Il ministro svizzero della Giustizia Simonetta Sommaruga si è detto ottimista, ma ciò detto il negoziato con Bruxelles si rivela sempre ostico.

Intanto, il testo legislativo è stato approvato dalla Camera Bassa e deve ora passare dalla Camera Alta, in dicembre. Il tentativo del governo federale è di conciliare due esigenze lontane tra loro: il rispetto del voto referendario del febbraio 2014 e i principi comunitari a cui la Svizzera deve sottostare per accedere al mercato unico. Secondo la legislazione svizzera, Berna ha tre anni di tempo da quando si è svolto il referendum per modificare la legge elvetica.
La partita tra Berna e Bruxelles è complicata dal fatto che il Regno Unito ha votato per uscire dall'Unione e sta ora cercando di difendere l'accesso al mercato unico, abbandonando però il principio della libera circolazione delle persone. La Commissione europea sa perfettamente che se dovesse allentare la sua posizione con la Svizzera creerebbe un precedente di cui la Gran Bretagna e potenzialmente altri paesi potrebbero approfittare, mettendo a soqquadro i principi stessi dell'Unione.

Il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni ha avuto oggi un colloquio telefonico con il collega elvetico Didier Burkhalter. Il ministro svizzero - informa una nota della Farnesina - ha detto che il referendum di ieri nel Canton Ticino non avrà conseguenze immediate sui lavoratori frontalieri italiani e che la normativa sui lavoratori stranieri è attualmente all'esame del Parlamento nazionale.
Da parte sua Gentiloni ha ribadito che ogni discriminazione nei confronti dei nostri frontalieri sarebbe un impedimento all'intesa tra UE e Svizzera.

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