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Svizzera: sì del Ticino a limiti per i frontalieri

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i risultati del referendum

Svizzera: sì del Ticino a limiti per i frontalieri

Rispettando i pronostici, in quest'ultima tornata di votazioni popolari in Canton Ticino è passata l'iniziativa “Prima i nostri”, sostenuta dalla Udc (partito della destra nazionalista) e dalla Lega dei ticinesi. L'iniziativa fissa per il mercato del lavoro il principio della “preferenza indigena”, cioè a favore della manodopera residente, allo scopo di evitare “l'effetto di sostituzione” con forza lavoro proveniente dall'estero. Una mossa quindi volta a limitare di fatto la presenza di manodopera straniera non residente, e soprattutto dei frontalieri italiani attivi nel cantone, che attualmente sono circa 62 mila.

La partita principale su questi temi resta comunque quella dei negoziati tra la Svizzera e l'Unione europea. “Prima i nostri” ha avuto un 58% di sì, un 39,7% di no, un 2,3% di senza risposta. Il controprogetto sostenuto dal governo del Canton Ticino, meno stringente dell'iniziativa, è stato respinto con il 57,4% di no. In sostanza il progetto approvato nel cantone è per molti aspetti nel solco dell'iniziativa sullo stop alla libera circolazione con i paesi dell'Unione europea, passato di misura nella votazione del febbraio 2014 a livello svizzero. Uno stop che in linea di principio portava alla reintroduzione di contigenti di manodopera estera ma che per l'applicazione pratica dava un tempo di tre anni, cioè sino al febbraio 2017.

E la partita vera si gioca in effetti di qui a febbraio nei negoziati tra Berna e Bruxelles sulla libera circolazione e sugli accordi bilaterali. Nel frattempo non è peraltro chiaro sino a che punto il Canton Ticino potrà spingersi nell'applicazione dell'ora approvata iniziativa “Prima i nostri”, visto che il punto principale è Svizzera-Ue. Il governo di Berna e la maggioranza del parlamento nazionale stanno cercando la via di un compromesso con l''Ue, che permetta di tener presente il voto popolare del 2014 senza far cadere gli accordi bilaterali con Bruxelles (se ne cadesse uno, in questo caso la libera circolazione, cadrebbero tutti per via di una clausola precisa). Il Consiglio nazionale (Camera elvetica dei deputati) ha approvato recentemente uno schema che privilegia la manodopera residente, senza però fissare contingenti per quella estera. Uno schema abbastanza vicino a quello della Conferenza dei cantoni e dello stesso governo del Canton Ticino. Bisognerà vedere cosa ne pensa l'altro ramo del parlamento (il Consiglio degli stati, cioè il Senato dei cantoni). E soprattutto cosa la Ue accetterà o meno di trattare.

Sempre in Canton Ticino, è stata bocciata l'iniziativa “Basta con il dumping salariale”, promossa da uno schieramento di sinistra e arrivata al voto sull'onda delle polemiche su un livello medio più basso dei salari dei frontalieri. I no hanno raggiunto il 52,4%, i sì si sono fermati al 45%. È passato, con il 55% di sì, il controprogetto del governo cantonale, meno stringente per quel che riguarda i meccanismi dei controlli sui salari.

A livello nazionale si è votato su tre temi. L'iniziativa su un aumento del 10% per le pensioni pubbliche è stata bocciata, con il 59% di no. L'iniziativa sull'economia verde, che chiedeva limiti più accentuati nella gestione delle risorse, è pure stata respinta, con il 63% di no. Infine la legge su rafforzamento delle attività dei servizi segreti e di sicurezza, soprattutto in funzione antiterrorismo, è stata approvata con il 65% di sì.

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