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WORLD ECONOMIC OUTLOOK

L’Fmi taglia ancora le stime di crescita per l’Italia. Sforbiciata al Pil Usa

(Afp)
(Afp)

WASHINGTON - Il Fondo monetario ha ritoccato al ribasso le previsioni di crescita per l'Italia, portandole allo 0,8% per quest'anno e allo 0,9% per l'anno prossimo, una limatura dello 0,1% in entrambi i casi rispetto allo scenario di luglio. Le cifre sono sostanzialmente in linea con le ultime stime, anch'esse riviste al ribasso, presentate dal Governo nel Def.
L'Italia è uno dei pochi Paesi ad accusare un ribasso delle previsioni. La riduzione più consistente è toccata agli Stati Uniti, che gli economisti dell'Fmi prevedono ora che possa crescere delll'1,6% nel 2016 (lo 0,6% in meno rispetto a luglio) e del 2,2% nel 2017 (lo 0,3% in meno). La crescita più lenta negli Usa e in alcuni altri Paesi avanzati, fra cui Italia e Francia, è compensata dal lieve miglioramento nei Paesi emergenti. Complessivamente, le previsioni per la crescita mondiale restano quindi invariate nel confronto con tre mesi fa, al 3,1% e al 3,4% rispettivamente.

LE STIME FMI
Previsioni di crescita per il Pil in % (Fonte: Fmi)

Ancora una volta, il Fondo sollecita le autorità di politica economica a interventi più decisi per evitare che la bassa crescita diventi cronica. “Senza un'azione determinate delle politiche per sostenere l'attività economica nel breve e nel più lungo periodo – dice il capo economista dell'Fmi, Maurice Obstfeld, nel presentare il “World Economic Outlook” – la crescita insufficiente agli attuali livelli rischia di auto-perpetuarsi, attraverso le forze economiche e politiche negative che sta scatenando”. Un riconoscimento che l'andamento deludente dell'economia è un fattore importante nell'emersione di movimenti populisti e contro la globalizzazione in diverse delle aree più importanti, compresi gli Stati Uniti e l'Europa. “La crescita è stata troppo bassa troppo a lungo – osserva Obstfeld – e in molti Paesi i suoi benefici hanno raggiunto troppo poche persone, con ripercussioni politiche che probabilmente deprimeranno la crescita globale ulteriormente”.

Fra i rischi che potrebbero far “deragliare” la ripresa nel 2017 e negli anni successivi, rischi che potrebbero interagire fra loro e aggravare ancor più la situazione, il Fondo enumera una transizione difficile in Cina, un ulteriore netta caduta dei prezzi delle materie prime, una restrizione delle condizioni finanziarie globali o un secco aumento delle barriere ai commerci. C'è poi il pericolo di un acutizzarsi delle tensioni geopolitiche, che peggiorerebbero la crisi umanitaria già in corso nel Medio oriente e in Africa.
Ancora una volta, l'Fmi nota che la politica monetaria, che deve rimanere accomodante, è stata lasciata troppo sola nel sostenere la domanda e che c'è bisogno del supporto della politica di bilancio e delle riforme strutturali, promesse dal G-20 al vertice di Brisbane del 2014, ma che si sono concretizzate in misura insoddisfacente.

Per quanto riguarda l'Italia, l'impulso alla crescita verrà quasi esclusivamente dalla domanda interna. Il rapporto mette l'accento fra l'altro sulla vulnerabilità del sistema bancario, anche se nota che c'è stata finalmente una leggera ripresa del credito. La politica fiscale sarà leggermente espansiva, nota l'Fmi, che prevede per il deficit (le stime ancora non tengono contro del Def) un 2,5% del prodotto interno lordo nel 2016 e un 2,2% nel 2017. Il debito pubblico salirà quest'anno al 133,2% del pil e l'anno prossimo al 133,4%. La disoccupazione, nelle previsioni del Fondo, è destinata a restare la più elevata nei Paesi del G-7, all'11,5% nel 2016 e all'11,2% nel 2017.

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