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Liste di lavoratori stranieri, Londra fa marcia indietro

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dopo brexit

Liste di lavoratori stranieri, Londra fa marcia indietro

Il governo britannico ha abbandonato formalmente l'idea suggerita al congresso Tory dalla ministra dell'Interno, Amber Rudd, di chiedere alle aziende di rendere pubblici i numeri dei loro lavoratori stranieri. Lo ha detto oggi la sua collega dell'Istruzione, Justine Greening, precisando che la proposta - denunciata come discriminatoria da più parti - sarà sostituita da una richiesta di informazioni riservate da parte del governo sui vuoti occupazionali.

La notizia arriva dopo un serrato braccio di ferro tra Londra e l’Europa sulla questione della libera circolazione dei lavoratori, che ha avuto il picco proprio nei giorni scorsi quando Jean Claude Juncker aveva dichiarato, quasi come ultimatum, che “non si può stare con un piede dentro ed un piede fuori dall'Europa, che dovrà essere intransigente nella difesa del mercato unico. Per restarci dentro, il Regno Unito dovrà accettare anche la libertà di circolazione dei lavoratori». Ma il caso delle liste di proscrizione proposte dalla ministra Rudd non è lstato l’unico spunto di divergenze con Bruxelles.

Il Guardian infatti ha rivelato che il Foreign Office ha inviato alla London School of Economics una mail per informare il prestigioso istituto che nessuno dei suoi accademici stranieri, finora ordinariamente consultati per gli affari europei, sarà ammesso a fornire consulenze sulla Brexit. Il motivo srebbe stato quello di evitare fughe di notizie su “materiale sensibile”. L’iniziativa è stata definita sconcertante, e secondo un cattedratico della University of Essex “verrà percepita come ostile, miope e xenofoba”.

La notizia del Guardian è arrivata 24 ore dopo che da Berlino Angela Merkelaveva irrigidito la posizione della Germania verso il Regno Unito e che da Strasburgo il negoziatore del Parlamento, Guy Verhofstadt, aveva promesso che la Ue “difenderà i diritti fondamentali dei suoi cittadini, ovunque essi siano”.

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