
Non c'è solo la richiesta miliardaria del dipartimento di Giustizia statunitense a far tremare Deutsche Bank. All'orizzonte si profila un'altra possibile maxi sanzione legata ad operazioni di trasferimento di denaro dalla Russia verso paesi occidentali. Un flusso di denaro transitato attraverso la filiale moscovita della prima banca tedesca che avrebbe raggiunto i 10 miliardi di dollari. Per anni la filiale moscovita della banca ha gestito operazioni di trasferimento di denaro all'estero con la formula del “mirror trade”. In pratica un cliente compra azioni di società russe pagando rubli e contemporaneamente le vende ad una sua società domiciliata all'estero che paga in dollari. Alcune delle somme movimentate sarebbero riconducibili a persone vicine al presidente Vladimir Putin, a cominciare dal cugino Igor Putin.
La pratica non è di per sé illegale ma lo diventa se è utilizzata per aggirare normative di controllo sui movimenti di capitale. Quello che le autorità statunitensi e britanniche stanno cercando di appurare. Se emergesse un tentativo di sfuggire le regole antiriciclaggio o le sanzioni per il conflitto con l'Ucraina la multa potrebbe essere ingente. Nel 2015 la francese Bnp Paribas fu ad esempio sanzionata dalla giustizia statunitense per 9 miliardi di dollari a causa della violazione delle sanzioni contro Iran, Sudan e Cuba mentre Crédit Agricole se l’è cavata con poco meno di 800 milioni.
Non gioca a favore di Deutsche Bank il clima teso delle relazioni tra Washington e Berlino con gli attriti sul trattato TTIP e le sanzioni incrociate che hanno coinvolto Volkswagen, Apple ed altri big delle industrie delle due sponde dell'Atlantico. Alcuni mesi fa l'amministratore delegato di Deutsche Bank John Cryan ha affermato che la vicenda russa verrà chiusa entro fine anno. La banca sta investigando sulla vicenda e prendendo misure disciplinari al suo interno. La Central Bank of Russia ha comminato a Deutsche Bank una multa puramente simbolica di 5 mila dollari, ritenendola in qualche modo vittima delle operazioni dei sui clienti e deplorando unicamente l'inadeguatezza dei controlli.
Fonti della banca tedesca definiscono però molto complicata una quantificazione delle possibili sanzioni relative al caso russo che potrebbero arrivare da Usa e Gb. Sinora sarebbero stati accantonati circa 1,2 miliardi di euro, parte di quei 5,5 miliardi complessivamente messi a bilancio per i costi dei contenziosi 2016. Una somma che potrebbe risultare insufficiente e quindi imporre a Deutsche Bank ulteriori sacrifici in una fase particolarmente difficile.
I precedenti dicono infatti che si raggiungerà un accordo tra i 2,5 e gli 8 miliardi di dollari, con qualche probabilità in più nella parte bassa della forchetta. Per irregolarità simili a Goldman Sachs furono chiesti 15 miliardi ma ne pagò 5,1. Jp Morgan ne ha versati 13 a fronte dei 20 pretesi inizialmente. In media la sanzione è pari al 3% dei volumi sui subprime tra il 2005-2007. Se questa proporzione venisse mantenuta Deutsche Bank dovrebbe raggiungere un accordo abbastanza vicino ai 2,5 miliardi di dollari.
Il fatto che il dipartimento di Giustizia abbia avanzato una richiesta iniziale superiore alle attese sposta però un poco più in alto la lancetta delle probabilità. Sarà importante anche la composizione della multa che potrebbe prevedere sia pagamenti “cash” che interventi a favore dei consumatori colpiti dalle pratiche scorrette. Le autorità Usa contano di chiudere la partita, che coinvolge anche Barclays e Credit Suisse, prima delle elezioni presidenziali del prossimo novembre.
Dalla crisi del 2008 ad oggi la prima banca tedesca ha sborsato circa 13 miliardi di euro per riparare alle sue azioni illegali. Oltre alle vicende dei mutui subprime che erano già costati alla banca 1,3 miliardi di dollari nel 2013 e all'incognita Russia, l'istituto di Francoforte è stato implicato nella manipolazione del tasso interbancario Libor o delle quotazioni dei metalli preziosi fino alla violazioni delle sanzioni USA contro Iran, Libia e Siria.
La vicenda dei mutui subprime era già costata alla banca tedesca una multa di 1,9 miliardi di dollari nel 2013 in forma di risarcimenti alle due società federali Usa Fannie Mae e Freddie Mac specializzate nell'erogazione di mutui immobiliari verso cui Deutsche Bank ha tenuto una condotta fraudolenta. Nel 2015 Deutsche Bank ha invece versato 2,5 miliardi di dollari alle autorità statunitensi per la manipolazione del tasso interbancario Libor che funge da parametro per il calcolo di interessi sui prestiti soprattutto in dollari e sterline. Per la stessa vicenda sono state multate anche Ubs, Barclays, Rbs, Lloyds Bank e Rabobank. Sempre nel 2015 una sanzione molto più contenuta (258 milioni di dollari) ha colpito la banca tedesca per la violazione delle sanzioni contro Iran, Libia e Siria.
Tra il 1999 e il 2006 la banca gestì infatti oltre 27 mila operazioni di movimenti valutari per un controvalore di oltre 10 miliardi di dollari. Gli spostamenti di denaro hanno coinvolto anche soggetti e istituzioni incluse nelle liste Specially Designated Nationals del dipartimento del Tesoro USA sui paesi oggetto di sanzioni. Lo scorso aprile Deutsche Bank ha invece raggiunto un accordo per i risarcimenti legati alla manipolazione dei prezzi di oro ed argenti e dei derivati legati ai due metalli preziosi. La banca si è impegnata anche a collaborare con le autorità per far luce sui comportamenti delle altre banche coinvolte ossia HSBC, Barclays, Société Générale e Bank of Nova Scotia.
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