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le nomine di Trump

Trump, scosse nel transition team. Carson rifiuta la Sanità, Giuliani in forse a Foggy Bottom

La notte, anziché sonni tranquilli, ha portato subbuglio e battaglie interne nella squadra di transizione di Donald Trump. Dopo che ieri il team di Trump era parso in dirittura d'arrivo per la scelta di ministri chiave, quali il prossimo Segretario di Stato, in serata sono arrivati nuovi colpi di scena. Il vicepresidente Mike Pence, che oggi guida la transizione, avrebbe ordinato una ripulitura della squadra, compresa la cacciata di alcuni lobbisti. E subito sono scattate almeno due dimissioni eccellenti, tra cui quella di Mike Rogers, finora responsabile della sicurezza nazionale e ritenuto un potenziale direttore della Cia.

Le crescenti tensioni hanno però anche frenato il processo di selezione, a cominciare dalla scelta dell'ex sindaco di New York Rudy Giuliani come capo della diplomazia statunitense. Non solo: Ben Carson, ex candidato alle primarie repubblicane divenuto grande sostenitore di Trump, ha rifiutato ufficialmente la posizione di Ministro della Sanita', forse preoccupato per le difficolta' nel cancellare la riforma Obamacare a lui invisa dopo che lo stesso Trump ha fatto parziale marcia indietro su alcune delle sue misure.

La nomina di Giuliani, l'apparente favorito per Foggy Bottom, e' stata messa in seria discussione da un tardivo esame dei legami di business dell'ex sindaco di New York con clienti e paesi stranieri in anni di carriera come super-consulente, che hanno sollevato lo spetto di conflitti di interesse. Una possibile ribellione a questa scelta l'ha inoltre preannunciata il senatore repubblicano Rand Paul, che ha definito Giuliani e l'altro principale candidato a guidare la diplomazia americana, l'ex ambasciatore all'Onu John Bolton, come “la coppia piu' interventista e bellicosa di qualunque partito”. Sia Giuliani che Bolton avevano sostenuto la necessita' di bombardare l'Iran.

Tra i membri dimissionari dello staff della squadra di transizione, Rogers era considerato uno stretto alleato del governatore del New Jersey Chris Christie, rimosso dal comando del team lo scorso venerdi' e bruciato da scandali locali di abuso di potere. Crescente influenza oggi la eserciterebbero invece collaboratori del senatore dell'Alabama Jeff Session, altro sostenitore della prima ora di Trump che aspira a un ministero di alto profilo, forse la Giustizia. Trump e' anche alla ricerca di un portavoce: per la posizione di press secretary sarebbe in lizza la commentatrice radiofonica ultra-conservatrice Laura Ingram.
Aumenta nel frattempo il margine di successo nel voto popolare della sconfitta alle elezioni Hillary Clinton, testimone della spaccatura del Paese.

E' ufficialmente salito a 800.000 voti e secondo alcune previsioni potrebbe alla fine avvicinarsi al milione e mezzo o ai due milioni. Trump ha vinto sulla base del collegio elettorale, cioe' della conquista dei Grandi Elettori assegnati con meccanismo non proporzionale ad ogni stato che governa le elezioni americane.

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