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PREMIER GIAPPONESE NEGLI USA

Abe primo leader ricevuto da Trump: la posta in gioco tra Usa e Giappone

Il premier giapponese, Shinzo Abe (Afp)
Il premier giapponese, Shinzo Abe (Afp)

TOKYO - Oggi comincerà a emergere se e quanto sia diverso l'approccio di Donald Trump verso l'Asia rispetto alle intemperanze della campagna elettorale: il presidente designato incontra il primo leader straniero, il premier giapponese Shinzo Abe, che ha deciso di passare per New York prima di recarsi in Perù per il vertice dei Paesi Apec. Un Abe ansioso di iniziare a stabilire un rapporto personale con il prossimo leader americano, sul quale non aveva affatto scommesso, tanto che lo scorso settembre a New York aveva irritualmente incontrato Hillary Clinton.

Nello loro prima conversazione telefonica, i due hanno parlato, secondo le indiscrezioni, della loro comune passione per il golf. Nel messaggio iniziale di felicitazioni, Abe aveva fatto elogi sperticati a Trump come businessman, ma indicato anche che la stabilità della regione Asia-Pacifico rappresenta un chiaro interesse americano. La sorpresa di stamane è stata che il ministro delle Finanze Taro Aso ha detto in parlamento che l'incontro a due è stato richiesto dalla parte americana: un fatto insolito.

I timori giapponesi: la sicurezza. Nella sua aspra campagna elettorale, il presidente eletto ha trattato il Giappone come un alleato che approfitta dell'ingenuità e generosità americana per trarre ampi vantaggi ingiusti sul fronte della sicurezza e dell'economia. In particolare, Trump ha suggerito che, se Tokyo non dovesse pagare di più per sostenere le spese della presenza delle truppe americane (circa 50mila militari in 85 basi, per i quali Tokyo paga 1,8 miliardi di dollari l'anno, proporzionalmente più della Corea del Sud), allora sarebbe meglio lasciare che il Giappone si difendesse da solo, magari acquisendo in proprio l'arma nucleare (idem per quanto riguarda Seul).

Dichiarazioni irresponsabili, che hanno allarmato le cancellerie di mezzo mondo per i rischi di proliferazione e indotto i sindaci di Hiroshima e Nagasaki a invitare Trump a visitare le loro città.
Alla notizia dell'elezione del tycoon, gli ambienti politici di Tokyo sono stati presi quasi dal panico e c'è stata una corsa affannosa a cercare di capire chi siano o saranno i consiglieri di Trump per l'Asia e i suoi futuri ministri. E sui social network si sono scatenate le voci piu' disparate, compresa quella che la prossima ambasciatrice potrebbe essere Ivanka Trump.

Mentre il ministro degli esteri Fumio Kishida ha invitato a cena l'ambasciatrice Kennedy, l'attenzione a Tokyo si è concentrata sulla figura di Michael Flynn - ex direttore della Us Defense Intelligence Agency e candidato a un posto-chiave nella nuova Amministrazione - che nel corso di una recente visita ha avuto un incontro segreto con il capo di Gabinetto Yoshihide Suga, al quale avrebbe assicurato che gli Usa - anche con Trump - non cambieranno l'enfasi sull'alleanza militare con il Giappone come perno della loro strategia asiatica.

Gli accenni di Trump sulla necessità di avere una flotta più forte – con la costruzione di nuove navi militari – implicano che il “contenimento” del sempre piu' risoluto atteggiamento cinese nei mari orientali andrà avanti. Certo la maggior parte degli osservatori ritiene che Trump non abbia alcuna visione generale e comprensiva della complessa situazione della sicurezza in Asia. Probabilmente Trump chiederà al Giappone di “fare di più”.

Abe sottolineerà che già lo sta facendo e che concorda con l'idea che il Giappone si assuma maggiori responsabilita' per la sicurezza internazionale: ad esempio, proprio questa settimana è stata approvata la nuova legislazione che consentira' alle Forze di Autodifesa giapponesi in missione all'estero di sparare non solo per difendersi, ma anche per soccorrere alleati.

Non è detto che Trump non finisca per circondarsi di “falchi”: a quel punto i timori di Tokyo si invertirebbero. Ad esempio, il Giappone appare relativamente riluttante all'idea – promossa da vari alti esponenti della US Navy - di mandare la sua Marina a pattugliare insieme a quella americana il Mar Cinese Meridionale, per evitare di inasprire le relazioni con Pechino.

Abe dovrebbe indicare a Trump anche la sua volontà di un avvicinamento con Mosca: Putin arriverà in Giappone a metà dicembre per firmare accordi economici da cui Tokyo spera si possano fondare le premesse per una soluzione del contenzioso territoriale (quelle su 4 isole) che impedisce ancora ai due Paesi di avere un trattato di pace. Trump non dovrebbe obiettare, visto il suo atteggiamento piu' morbido verso la Russia rispetto a quello dell'ex rivale Clinton.

I timori giapponesi: commercio ed economia. Abe arriva da Trump con in tasca la ratifica della Trans-Pacific Partnership, che ha fatto approvare dalla Camera Bassa all'indomani dell'elezione presidenziale. Difficile che il tycoon possa fare marcia indietro completa nella sua conclamata opposizione all'accordo multilaterale di libero scambio che Obama aveva venduto come un perno del “rebalancing” Usa verso l'Asia e come il modo per non lasciare che sia la Cina a dettare le regole del commercio internazionale. Abe ha già dichiarato che, in caso di collasso della TPP, anche per il Giappone si porrebbe il problema delle opzioni alternative, tra cui in particolare la RCEP, l'accordo pan-asiatico in negoziazione che esclude gli Usa ed ha la Cina come principale economia. Un messaggio, insomma, secondo cui se Washington si tira indietro, sarà inevitabile che Pechino acquisti maggiore influenza economica (e non solo) nella regione.

Trump aveva mostrato di avere una visione datata del Giappone connessa alle tensioni commerciali degli anni '80, ripetendo le accuse sul deficit commerciale e la politica valutaria. Se alle prime notizie del vantaggio Trump lo yen si era rafforzato, ora e' pero' caduto ai minimi da 10 mesi e non si pone il problema di un eventuale intervento diretto di Tokyo sul mercato dei cambi (anatema per Trump). Semmai, qualche analista comincia a preoccuparsi per i cenni di avvio di una fase di rialzo dei tassi che potrebbe avere un impatto negativo sul Giappone, sia direttamente sia attraverso turbolenze sui mercati emergenti asiatici. Intanto a Tokyo non arrivano sgradite le indiscrezioni secondo cui il nuovo segretario al Commercio potrebbe essere Wilbur Ross, un investitore di private equity che ha effettuato varie operazioni di business in Giappone, in cui ha cominciato a investire nel 1997 rilevando la banca regionale Kofuku Bank.

I pronostici. Per molti osservatori, a parte la questione TPP, insomma, il primo summit Usa-Giappone dell'era Trump dovrebbe essere positivo e rassicurante. Del resto un membro del “transition team”, David Nunes, si è già premurato di sottolineare che il fatto stesso che Abe sia il primo leader straniero a vedere Trump evidenzi un'enfasi sui rapporti con il Giappone. “L'incontro sottolineerà una forte alleanza USA-Giappone, con probabili implicazioni positive per le relazioni finanziarie ed economiche tra i due Paesi”, afferma l'analista Jesper Koll, capo di Wisdom Tree Japan, che sottolinea due elementi. Anzitutto Abe e Trump condividono la filosofia dell'”uomo forte” e un'ideologia che antepone gli interessi dei rispettivi Paesi ad ogni altra priorità. Inoltre, entrambi hanno più o meno esplicitamente costruito, almeno in parte, il supporto popolare di cui godono cercando di opporsi all'ascesa della Cina. Koll rileva che Abe è stato il primo non americano ad essere insignito del prestigioso Herman Kahn Award dal conservatore Hudson Institute. E se l'agenda di Trump prevede un nuovo impulso alle infrastrutture: «Che si tratti della rete ferroviaria ad alta velocità “Shinkansen”, d'impianti portuali e poli logistici del XXI secolo, di aeroporti all'avanguardia e user friendly oppure di stabilimenti iper efficienti di desalinizzazione, il Team Abe potrebbe gettare una buona luce su Donald Trump proponendogli progetti per le infrastrutture 'finanziati dal Giappone' ma 'costruiti dall'America». Inoltre, il Team Abe vanta già una lunga storia di promozione degli investimenti diretti esteri da parte delle sue aziende: «A nostro avviso non è inverosimile che dall'incontro scaturisca l'impegno a costruire nuovi impianti americani e ad aumentare gli investimenti nipponici in America».

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